abuso emozionale psicologia

Quando l’abuso diventa emozionale: i 4 tipi più pericolosi di abuso

Tra le varie forme di abuso troviamo anche l’abuso emozionale. In questo articolo scopri l’abuso emozionale nella sua definizione ed impari come distinguerlo da altre forme di maltrattamento.

Il maltrattamento fisico

Il maltrattamento fisico è caratterizzato da tutte le aggressioni violente e dalle azioni fisicamente lesive che l’adulto commette ai danni del bambino; quindi, è la causa o la conseguenza di una ferita fisica causata in modo non accidentale. [1]

Esso, nello specifico, è il risultato di un danno fisico che si è verificato sotto la supervisione di un genitore o di una figura adulta responsabile e con potere decisionale nei confronti del minore.

Alcune di queste azioni dannose sono:

  • colpire;
  • scuotere;
  • percuotere;
  • prendere a calci;
  • strangolare;
  • bruciare;
  • [2]

Esse, possono portare alla comparsa di segni fisici vari sul corpo del bambino:

  • ecchimosi;
  • contusioni;
  • cicatrici;
  • traumi cranici;
  • lesioni scheletriche;
  • lesioni addominali;

e, nei casi peggiori, possono portare anche alla morte[3].

 

Abuso emozionale e psicologico

Secondo l’International Conference on Psychological Abuse of Children and Youth del 1983: << Il maltrattamento psicologico di bambini o minori consiste in atti di omissione e attività, giudicate secondo gli stardards della comunità sociale e il giudizio degli operatori esperti, essere dannosi a livello psicologico. Tali atti sono commessi da individui, singolarmente o collettivamente, che per le loro caratteristiche (età, status, conoscenza, funzione) siano in una posizione di potere tale da rendere il bambino vulnerabile.

Tali atti danneggiano immediatamente o a lungo termine le funzioni comportamentali, affettive, cognitive, o fisiche del bambino. Esempi di abuso emozionale includono il rifiutare, terrorizzare, isolare, sfruttare e non fornire una socializzazione adeguata>>[4].

Questo tipo di maltrattamento è forse il più difficile da rilevare, perché non lascia segni fisici visibili, ma è deducibile solo tramite l’osservazione del comportamento manifesto del minore abuso.

Quindi, esso include tutte quelle tipologie di comportamenti messi in atto da parte dell’adulto e con il fine di esercitare un controllo sul bambino tramite la vergogna, la paura, l’umiliazione e le continue critiche.

Alcune forme di abuso psicologico sono:

  • punizioni corporali;
  • insulti;
  • minacce;
  • critiche costanti;
  • umiliazioni di fronte a terze persone;
  • disinteresse;
  • mancanza di affetto;
  • richieste inverosimili rispetto all’età del bambino;
  • coinvolgimento eccessivo nelle problematiche adulte;
  • minacce di morte.[5]

Abuso sessuale

Con il termine abuso sessuale infantile ci rivolgiamo agli atti che hanno come fine la gratificazione sessuale di un adulto e che vengono eseguiti su di un minore approfittandosi della sua inferiorità fisica e psichica. Molto frequentemente, questi abusi avvengono senza l’uso della violenza fisica, ma lo sfruttamento del legame emotivo che unisce il bambino all’adulto, da parte di quest’ultimo, per la soddisfazione dei suoi bisogni, costituisce comunque una violenza psicologica.

Questi abusi sono resi possibili grazie a dei piccoli stratagemmi e grazie alla fiducia che il bambino ripone, a punto, nel suo legame con l’adulto e, successivamente, questi verranno mantenuti tramite dei tentativi di corruzione, delle intimidazioni e delle pressioni compiute dalla figura adulta.[6]

L’abuso sessuale può essere classificato in:

  • intrafamiliare: messo in atto dai componenti della famiglia;
  • extrafamiliare: attuato da conoscenti del bambino;
  • istituzionale: realizzato da coloro ai quali i minori vengono affidati per cura, custodia, educazione, etc.
  • abuso di strada: ovvero quello attuato da sconosciuti;
  • sfruttamento sessuale a fini di lucro: da parte di singoli o gruppi criminali organizzati;
  • violenza da parte di gruppi organizzati.[7]

Alcune attività considerate abusi sessuali sono:

  • penetrazione vaginale
  • penetrazione orale
  • masturbazione
  • penetrazione anale
  • uso di minori in materiale video pornografico.

Trascuratezza

Essa è definita, dalla maggior parte degli studiosi, come una forma grave di negligenza nei confronti del minore, che comprende anche l’inadeguatezza dell’adulto di proteggere il bambino dai pericoli per la sua incolumità e l’incapacità nell’allevarlo adeguatamente, che gli causerà dei danni di un certo spessore per la sua salute ed il suo sviluppo.[8]

Alcune espressioni di questa forma di maltrattamento sono:

  • gravi carenze nel procurare il vestiario al bambino;
  • scarsa cura nella sua pulizia;
  • alimentazione scarsa o non adeguata;
  • assistenza medico-sanitaria carente o del tutto assente;

Essa viene definita anche Patologia della fornitura di cure, e viene identificata non sono nella carenze di queste ultime, ma anche nel non saper offrire sufficienti cure fisiche o psicologiche. Vengono distinte tre diverse forme:

  • incuria: ovvero la carenza delle cure fornite;
  • discuria: quando le cure vengono fornite ma non sono adeguate per il livello evolutivo del bambino;
  • ipercura: quando sono offerte, in maniera patologica, cure eccessive.[9]

Bibliografia e ricerche sull’abuso emozionale

[1] H. Mitchell, M.G. Aamodt, The Incidence of Child Abuse in Serial Killers, Journal of Police and Criminal Psychology, Volume 20, Nr. 1, p. 2

[2] C. J. Hobbs, ABC of child abuse. Burns and scald. BMJ, 1989

[3] www.asl1liguria.it

[4] www.alienazionepar.altervista.org

[5] B. Lowenthal, Riconoscere e aiutare i bambini vittime di maltrattamento e abuso, vol.4, 2008

[6] www.bambiniintrappola.it

[7] R. Luberti, Abuso sessuale intrafamiliare su minori, in R. Luberti, D. Bianchi, … e poi disse che avevo sognato, Cultura della pace, San Domenica di Fiesole (Firenze), 1997, pp.17-18

[8] www.synergiacentrotrauma.it

[9] R. Luberti, Il maltrattamento e l’abuso sessuale in danno dei minori e gli effetti a lungo termine, Corso di formazione per volontarie, Associazione Artemisia, Firenze, 2001.

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