sesso e sessualità in carcere

Sesso e sessualità in carcere: ricerca in psicologia e pratiche in Europa

Le esigenze sessuali dei detenuti

La convenzione internazionale sui diritti civili e politici (International Covenant of Civil and Political Rights of 1966) delle Nazioni Unite impone che tra i diritti assoluti dell’essere umano, incluso il detenuto, ci siano i diritti biologici. L’espressione della sessualità è essenziale per la vita sia a livello fisiologico che biologico. Dunque, i detenuti come esseri umani dovrebbero poter esprimere i propri diritti essenziali. Inoltre, i diritti sessuali e riproduttivi (The Sexual and reproductive health and rights – SRHR) sono diventati un punto chiave degli Obiettivi di Sostenibilità Ambientale delle Nazioni Unite (United Nations, 2015).

Tuttavia, la gestione dei comportamenti sessuali in carcere è tutt’altro che semplice. Alcuni studi rivelano, che l’incidenza della violenza sessuale in carcere è 7.5 volte maggiore rispetto a contesti esterni. 

Dover assicurare i diritti sessuali dei detenuti ha portato alcuni stati a favorire visite coniugali senza osservazione, con osservazione parziale o mediante videosorveglianza, tali pratiche, in alcuni stati non sono state un ostacolo alla consumazione di un rapporto sessuale. In alcuni stati si utilizza la pratica della camera intima come modalità ufficiale per consumare rapporti sessuali in caso di buona condotta. 

Una revisione sistematica della letteratura di Vladu et al., (2021) ha riscontrato alcuni effetti positivi delle visite coniugali in carcere, anche in termini di riduzione della violenza e dell’abuso sessuale. 

In questa revisione della letteratura emergono pochi studi sul tema dell’esperienza sessuale in carcere.
In Spagna (Carcedo et al., 2015), si è condotta una ricerca basata su intervista finalizzata ad identificare la relazione tra self-reported sexual satisfaction and psychological health. Da questa ricerca è emerso che circa due terzi dei 91 partecipanti maschi ed 81 femmine avessero una relazione sentimentale ma solo la metà avesse consumato un rapporto sessuale negli ultimi 6 mesi. Circa i tre quarti dei rapporti sessuali era avvenuto dentro le la camera del carcere dedicata alle attività sessuali, un quarto invece era avvenuto tra detenuti di esso maschile e femminile nelle attività organizzate dal carcere di natura educativa, lavorativa o sociale. 

La ricerca aveva somministrato una scala sulla qualità della vita chiamata World Health Organisation Quality of Life Scale. I partecipanti che avevano avuto un rapporto sessuale negli ultimi 6 mesi avevano anche punteggi più alti in qualità della vita sulla stessa scala. In altre parole, lo studio sostiene che l’attività sessuale dei detenuti favorisce una migliore qualità della vita. 

Una serie di ricerche ha invece comparato il benessere dei detenuti in carceri che consentono le visite coniugali rispetto a quelle che non le consentono. 

Diversi studi dimostrano che le visite coniugali sono in grado di favorire la stabilità familiare self-rated (Carlson & Cervera, Hensley, 2000, 2002). Uno studio di D’Alessio et al (2013) ha dimostrato inoltre che le carceri che consentono le visite coniugali hanno un tasso di violenza sessuale minore di quelle che non le consentono. 

Uno studio in Israele condotto in 8 donne con una condanna superiore a 15 anni e con relazioni sentimentali di lunga durata ha analizzato le loro percezioni ed atteggiamenti riguardo la possibilità di condurre delle visite coniugali in carcere, sebbene la struttura abbia dei luoghi insufficienti per un’efficace conduzione di tali visite (Einat & Rabinowitz). 

Uno studio di Comfort (2002) sulle detenute ha invece riscontrato che le attività di visita coniugale in carcere possa portare gli uomini a desensibilizzarli, in altre parole ad abituarli all’esistenza e le modalità offerte dal carcere. Le partecipanti si preoccupavano che i loro partner potessero perdere l’abilità di funzionare anche fuori dal carcere. 

Educazione sessuale in carcere

Il tema della educazione sessuale in carcere gioca un ruolo cruciale nel processo di riabilitazione. In particolare, i giovani detenuti che provengono da condizioni di svantaggio hanno una vulnerabilità particolare ai processi educativi. In maniera particolare è importante lavorare sull’insegnamento dell’educazione sessuale e genitoriale e combattere la mascolinità tossica. In particolare, questa popolazione ha un maggiore tasso di deprivazione socio-economica, traumi infantili, violenza subita, maggiore probabilità di aver contratto malattie sessualmente trasmissibili e maggiori possibilità di diventare genitori in età adolescenziale (Lennox, 2014; Naravage et al., 2022, Nascimento et al., 2018, Kelly et al., 2020, Buston, et al., 2012)

Fattori psicosociali e sessualità in carcere

Uno studio condotto in Grecia (Bismpas et al., 2020) su 127 detenuti che hanno commesso reati sessuali ha analizzato il comportamento sessuale in carcere e rilevato stati d’ansia e depressivi. Il comportamento sessuale ha determinato alcune variazioni significative dovute all’incarcerazione. Secondo gli autori, l’incarcerazione ha rafforzato quasi tutti i problemi sessuali sia in termini di desiderio sessuale che problemi di erezione. Tendenzialmente i comportamenti sessuali in prigione e le pratiche sono diminuite significativamente. In generale la ricerca mostra che le disfunzioni sessuali in carcere sono superiori del 20% rispetto alla popolazione generali, così come sono più comuni i disturbi erettili e le disfunzioni sessuali. Ulteriore ricerca mostra che i detenuti che hanno commessi reati sessuali a carattere sadico-violento mostrano disfunzioni erettili o problemi nell’eiaculazione (assenza o ritardo). 

La masturbazione in carcere

Storicamente, l’imprigionamento è connesso alla perdita dell’opportunità di avere relazioni sessuali fuori dal carcere. Questo ha determinato dunque la risposta dell’utilizzo della masturbazione come modalità per affrontare le proprie necessità sessuali (Hensley, Tewksbury & Wright, 2001). 

Eppure, storicamente una considerazione della masturbazione come strategia di coping non è stata considerata. Se pensiamo alle prime concettualizzazioni dell’Ottocento, si parlava di masturbazione come onanismo. La masturbazione era considerata un precursore dei disturbi mentali. Vi fu in quei tempi persino la proposta di adottare delle strutture per impedire meccanicamente la masturbazione infliggendo dei blister sul pene. La proposta era vista come “rimedio” alla masturbazione secondo Rubin (2015).

Solo di recente, a partire dagli anni 80, il divieto della masturbazione in carcere è diventato più flessibile. Negli Stati Uniti, la regolazione della masturbazione è diventata più flessibile.

Una ricerca di Hughes (2020) ha analizzato il tema del divieto della masturbazione nelle carceri statunitensi, analizzando come questo possa determinare effetti negativi. Le linee guida delle carceri statunitensi sono differenti nel modo in cui trattano il tema della masturbazione in carcere. In 14 stati, la masturbazione è vietata in assoluto. In 7 stati, la masturbazione intenzionale alla vista degli altri è vietata, in altri stati si parla di “manifestazioni indecenti” ma senza specificare se queste debbano essere intenzionali o no. In altre, non c’è una linea guida ufficiale. 

Le motivazione che ci sono dietro il divieto della masturbazione in carcere sono diversi:

  • la masturbazione è considerata una pratica più sicura rispetto al sesso ordinario per prevenire le infezioni a sessualmente come l’HIV. Eppure, per motivi analoghi è stata vietata in carcere, in quanto il seme maschile può essere portatore di determinate infezioni, incluse l’HIV e dunque potrebbe favorirne la diffusione
  • Tipicamente le prigioni quasi non hanno aree private. Dunque, il divieto della masturbazione ha la funzione del mantenimento dell’ordine 
  • Sempre più spesso, le carceri includono anche guardie donne. Il divieto della masturbazione è dunque finalizzato anche ad evitare che le guardie donne possano testimoniare un atto di masturbazione ed a prevenire processi a carico dei detenuti.
  • Cusack (2014) ha proposto che il divieto della masturbazione possa avere anche una funzione riabilitativa, sebbene non ci siano evidenze scientifiche dell’impatto negativo della masturbazione sulla salute mentale. 
  • Un’altra motivante data al divieto della masturbazione è legata al fatto che l’emissione di seme possa essere considerata un’evidenza biologica collegata alla violenza sessuale nelle carceri e questa potrebbe dover portare i detenuti a giustificare le polluzioni notturne agli ufficiali. Tuttavia, questa pratica non è mai stata messa in pratica in quanto deumanizzante. 

Tuttavia, il divieto della masturbazione non ha dimostrato avere una grande efficacia sui problemi indicati. La diffusione di infezioni sessualmente trasmesse continua ad esistere ed è dovuta ad attività sessuale tra detenuti, le guardie donne continuano ad assistere ad atti di masturbazione. Anche l’idea che il divieto della masturbazione possa ridurre fantasie sessuali devianti non è supportata dalla scienza sociale. Uno studio di Rudin-Brown et al. (1996) ha dimostrato che la deprivazione della masturbazione non riduce in alcun modo le fantasie sessuali connesse a crimini negli offender condannati per reati sessuali. 

L’astinenza dalla masturbazione può in alternativa spiegare una maggiore aggressività. La ricerca di Exton e collaboratori (2001) ha riscontrato che l’astinenza dalla masturbazione per oltre 3 settimane può portare a livelli significativamente più alti di testosterone nell’uomo. I livelli più alti di testosterone possono essere correlati a una maggiore impulsività ed aggressività. Inoltre, la masturbazione determina il rilascio di serotonina. La serotonina supporta la riduzione degli stati depressivi e del rischio di suicidio. Per alcuni, la masturbazione che ha la funzione di ridurre lo stress soggettivo. Inoltre, la masturbazione induce il rilascio della prolattina, un ormone che supporta il senso di sonnolenza. La masturbazione è appresa da alcuni in fase adolescenziale come rituale notturno per favorire il sonno. Il divieto assoluto della masturbazione come imposizione in carcere può interferire con questo rituale e favorire lo sviluppo di disturbi del sonno come l’insonnia, con tutti i problemi conseguenti. 

Buston, K., O’Brien, R. and Maxwell, K. (2020), “The case for targeted parenting interventions with reference to intergenerational transmission of parenting: qualitative evidence from three studies of marginalised mothers’ and fathers’ participation in parenting programmes”, Child Care in Practice, Vol. 1, pp. 1-16.

Bismpas, L., Athanasiadis, L., Papathanasiou, N., Papadoupoulos, D., Konsta, A., Diakogiannis, I. (2020). Psychopathology, psychosocial factors and sexuality of incarcerated sexual offenders in Greek prison, Jounal of forensic and legal medicine, vol. 74.

Carcedo, R.J., Perlman, D., López, F., Orgaz, M. B., & Fernández-Rouco, N. (2015). The relationship between sexual satisfaction and psychological health of prison inmates: The moderating effects of sexual abstinence and gender. The Prison Journal, 95(1), 43-65. https://doi.org/10.1177/0032885514563271

Carlson, B. E., & Cervera, N. (1991a). Inmates and their Families: Conjugal Visits, Family Contact, and Family Functioning. Criminal Justice and Behavior, 18(3), 318-331. https://doi.org/10.1177/0093854891018003005

Comfort, M. L. (2002). ‘Papa’s House’: The Prison as Domestic and Social Satellite. Ethnography, 3(4), 467-499. https://doi.org/10.1177/1466138102003004017 

Cusack, C.M. (2014). No stroking in the pokey: promulgating penological policies prohibiting masturbation among inmate populations. Journal of Law & Social Deviance, 7, 80. 

D’Alessio, S. J., Flexon, J., & Stolzenberg, L. (2013). The effect of conjugal visitation on sexual violence in prison. American Journal of Criminal Justice, 38(1), 13-26. https://doi.org/10.1007/s12103-012-9155-5

Einat, T., & Rabinovitz, S. (2012). A warm touch in a cold cell: Inmates’ views on conjugal visits in a maximum-security women’s prison in Israel. International Journal of Offender Therapy and Comparative Criminology, 57(12), 1522-1545.

Exton, M. S., Krüger, T. H. C., Bursch, N., Haake, P., Knapp, W., Schedlowski, M., & Hartmann, U. (2001). Endocrine response to masturbation- induced orgasm in healthy men following a 3-week sexual abstinence. World Journal of Urology, 19(5), 377–382.

Hughes, S.D. (2020). Release within confinement: an alternative proposal for managing the masturbation of incarcerated men in U.S. Prisons. Journal of positive sexuality, vol. 6, n.1. April 2020. 

Kelly, C., Templeton, M., Allen, K. and Lohan, M. (2020), “Improving sexual healthcare delivery for men in prison: a nurse-led initiative”, Journal of Clinical Nursing, Vol. 29 No. 13-14, pp. 2285-2292.

Lennox, C. (2014), “The health needs of young people in prison”, British Medical Bulletin, Vol. 112 No. 1, pp. 17-25.

Naravage, W., van der Putten, M., Krumeich, A., Falqui, L. and Doran, R. (2022), “Leave no one behind: including the health of prisoners in international development frameworks is essential for achieving sustainable development goals”, Journal of Health Research, Vol. 36 No. 1, pp. 123-126.

Nascimento, M., Uziel, A.P. and Hernandez, J.G. (2018), “Young men in juvenile detention centers in Rio de Janeiro, Brazil: gender, sexuality, masculinity and health implications”, Cad Saude Publica, Vol. 34 No. 2, pp. e00177916.

Rubin, A.T., (2015). Resistance or friction: understanding the significance of prisoners’ secondary adjustments. Theoretical Criminology, 19(1), 23-42. 

Rudin-Brown, C.M., Traverso, G., & Federoff, P. (1996). Masturbation prohibition in sex offenders: a crossover study. Archives of Sexual behavior, 25(4), 397-408. 

Vladu, Alexandra, Kalebic, Natasha, Audley, Jody, Stevens, Alisa and Taylor, Pamela J. 2021. Benefits and risks of conjugal visits in prison: A systematic literature review. Criminal Behaviour and Mental Health 31 (5) , pp. 343-361. 10.1002/cbm.2215

United Nations Population Fund (2015), “The evaluation of comprehensive sexuality education programmes: a focus on the gender and empowerment outcomes”, available at: www.unfpa.org (accessed 20 January 2022).

 

Questo contenuto è parte del progetto Erasmus+ Psychological Strategies for the Sexual and Affective Re-education of prisoners – 2023-1-DE02-KA210-ADU-000151082

 

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