Stalking femminile: quando la stalker è donna

Articolo di Salvia Gelsomina

Quando si parla di stalking, o di violenza e abuso in senso generale, automaticamente si vedono come protagonisti attivi gli uomini, che perpetuano violenze ai danni delle donne che vengono sempre categorizzate come vittime. Questo è dovuto sia alla concezione che da sempre la società ha avuto della donna, considerata l’elemento debole, poco pericolosa e incapace di commettere violenze; le si associa l’istinto della maternità e tutto ciò che questa comporta, siaperché nella maggior parte dei casi le vittime di molestie e atti persecutori sono donne.

Ma la donna non è sempre la vittima: anch’essa è capace di agiti abusanti e persecutori, ai quali non viene data la giusta importanza, anzi si tende a minimizzarli e quasi a giustificarli.

Inoltre le pene per le molestatrici sono meno severe rispetto a quelle della controparte maschile principalmente perché lo stalking “in rosa” raramente sfocia nella violenza, cosa che invece accade spesso quando si parla di stalking al maschile.

Normalizzare la violenza femminile ha però degli effetti negativi, in quanto così facendo si abbassa l’allarme sociale e aumenta la resistenza dell’uomo vittima a denunciare gli abusi che subisce per mano di una donna. Secondo le casistiche le donne che si macchiano del reato di stalking si aggirano intorno al 30%.

 

 

Non sempre la vittima delle molestie è un ex partner, a volte può trattarsi di qualcuno con la quale la stalker ha o ha avuto in passato un rapporto professionale o di amicizia, una vicina di casa, un collega, il proprio medico. Non solo gli uomini, ma anche le donne (spesso l’attuale compagna del suo ex, oppure la moglie dell’uomo di cui si è innamorata etc.) possono essere vittime della campagna di molestie assillanti attuata da una donna, la quale non cercherà di colpire la vittima designata fisicamente (come invece fanno i molestatori
maschi), ma attuerà strategie più sottili e indirette, colpendo l’altro in quello che ha di più caro: infangando la reputazione, diffamandola, minando il suo rapporto di coppia o la sua carriera professionale.

Nella letteratura scientifica esistono pochissimi studi sulla donna autrice di molestie assillanti.
Il fenomeno è stato poco studiato, soprattutto a livello empirico in quanto lo stalking è un fenomeno marcatamente connotato al maschile da parte degli aggressori e al femminile per quanto riguarda le vittime.

Prendiamo in esame i tre studi effettuati in merito.

  1. Il primo studio è stato condotto da Purcell, Pathé e Mullen (dal 1993 al 2000). In base a questo le stalkers appaiono simili agli uomini in termini demografici ed occupazionali. Ad essere equivalenti tra i due gruppi erano anche l’invadenza e la durata della campagna di stalking, così come il tasso di minacce e il tasso di violenze. La differenza tra uno stalker donna e uno stalker uomo risiede
    principalmente nella scelta della vittima: nel 95% dei casi le donne si rivolgono a individui precedentemente conosciuti; inoltre, rispetto agli uomini che sono orientati generalmente verso vittime del sesso opposto, le donne hanno la stessa probabilità di molestare sia uomini che donne. Una ulteriore differenza consiste nella probabilità di passare dalla minaccia alla violenza: le donne non hanno meno probabilità di minacciare le loro vittime o di attaccarle rispetto agli uomini, ma questi ultimi hanno più probabilità di passare più velocemente dalle minacce esplicite alle aggressioni fisiche.
  2. Meloy e Boyd (2003) hanno studiato un campione di 82 stalker donna degli Stati Uniti, Canada e dell’Australia, con lo scopo di studiare il fenomeno dello stalker perpetuato dalla donna, le sue caratteristiche demografiche, cliniche e forensi.
    Il campione era composto prevalentemente da donne single, eterosessuali, istruite e con un’età media di 30 anni, che avevano molestato per più di un anno le loro vittime, le quali erano molto spesso delle vecchie conoscenze maschili.
    Dallo studio sono emersi i seguenti risultati:
  • Le vittime delle stalker erano per lo più maschi (52%), sposati (46%), divorziati (17%) e single (27%).
  • Le stalker sono più intelligenti e colte delle donne che hanno comportamenti criminali diversi dalla molestia assillante;
  • Gran parte del campione presentava un disturbo borderline di personalità;
  • Il rapporto più comune presente nel passato tra la stalker e la vittime era la semplice conoscenza (27%), o ex partenr sessuali (21%);
  • Le donne si impegnano molto meno nel commettere quel tipo di azioni vietate più frequentemente dalla legge anti- stalking, come ad esempio seguire la vittima,rispetto gli stalker uomini;
  • Le donne mostrano un’aggressività più segreta, intromettendosi nella vita lavorativa della vittima, vandalizzando le sue cose,
    rubando i suoi beni. Sono tutte azioni che non necessitano di un contatto diretto con la vittima;
  • Le donne minacciano le loro vittime nella stessa percentuale dei maschi (50-75%);
  • La percentuale delle minacce messe in atto dalla donna è uguale a quella dell’uomo, ovvero 30-35%;
  • Quando le vittime sono ex partner sessuali la frequenza di violenza delle donne sale sostanzialmente fino 50%. La buona notizia è che la violenza perpetuata non è grave e nella maggior parte dei casi non richiede cure mediche per le ferite riportate.

3. Meloy, Mohandie e Green (2011) hanno condotto uno studio su 143 stalkers donne selezionate dagli archivi delle forze dell’ordine e dalle aziende di sicurezza pubblica. È stato condotto al fine di verificare la veridicità dei risultati degli studi precedenti sullo stalking femminile e per confrontare le donne stalker con gli uomini della stessa categoria.

È emerso che:

  • il profilo tipico della molestatrice è quello di donna single, separata, divorziata con un’età media di 30 anni con una diagnosi psichiatrica (76%): disturbo dell’umore nella maggioranza dei casi;
  • In genere la vittima designata è un conoscente, straniero o una celebrità, piuttosto che un uomo con il quale ha avuto in passato una relazione sessuale o sentimentale;
  • Il comportamento di stalking rilevato riguardava maggiormente la prossimità, e le comunicazioni sono più innocue rispetto a quelle maschili. Le donne si sono mostrate più propense a inviare lettere o fax rispetto agli uomini (31% contro 15%);
  • Le donne avevano meno probabilità di entrare in contatto diretto con la vittima rispetto agli uomini (45% contro 52%);
  • La durata media dello stalking era di 17 mesi;
  • Il sottogruppo più pericoloso è risultato essere quello nei confronti degli ex partner: la maggior parte delle stalkers ha minacciato ed è stata fisicamente violenta.
  • Il 13% delle donne violente ha usato un’arma, e tendenzialmente le donne non tendono a colpire animali domestici né a commettere violenza sessuale o omicidi, a differenza degli stalker uomini che hanno più probabilità di fare ciò (26% contro 15%);
  • Le meno pericolose si sono rivelate le stalker delle celebrità.
  • Il 37% delle donne ha minacciato la vittima.

Questo studio convalida le scoperte effettuate nei precedenti studi secondo i quali le stalker sono generalmente donne eterosessuali con un’età di circa 30/35 anni, single e con una compromissione psichiatrica nella maggior parte dei casi. Inoltre emerge (come negli altri studi) che le stalker hanno meno probabilità di perseguitare un ex partner sessuale rispetto agli stalker uomini, e che sono più tendenti a comunicazioni benevole inviate tramite molteplici mezzi che non comportano la vicinanza con l’oggetto d’attenzione, rispetto agli uomini.
Chiaramente il sottogruppo più pericoloso tra gli stalker in generale è quello formato da coloro che hanno avuto un precedente rapporto intimo con la vittima.

Corsi Gratis in Psicologia

 

Scrivi a Igor Vitale