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Stalking femminile: quando una ragazza diventa molesta

Articolo di Salvia Gelsomina
Lo stalking femminile è un processo lento ma degenerante che varia a seconda del tipo di rapporto instaurato con la vittima e soprattutto in base al genere di quest’ultima: come sappiamo le donne sono più propense, rispetto alla controparte maschile, a molestare sia uomini che donne.

 

Nel caso delle molestie dirette ad una donna, l’approccio è orientato all’umiliazione della stessa mediante chiamate anonime continue, messaggi interminabili, offese pubbliche (soprattutto sul web), diffamazione e aggressione fisica e/o verbale. È difficile immaginare che una donna possa perseguitarne un’altra mediante tali atteggiamenti, ma il fenomeno esiste e si diffonde velocemente; le motivazioni sono svariate:

  • vendetta per un offesa o un torto subito dalla vittima (che ha provocato nella stalker una profonda ferita narcisistica), la rottura di un’amicizia, odio generato dall’invidia per qualcosa che non si è potuto ottenere;
  • vendetta per la fine di una storia sentimentale (in questo caso la vittima è l’attuale compagna dell’ex partner della stalker);
  • mobbing lavorativo (offese, esclusione sociale etc.);
  • mobbing domestico.

Nel caso in cui la vittima designata sia un uomo le conseguenze sono peggiori in quanto la molestia ha origini complesse:

  • vendetta emotiva (il partner ha offeso in passato la stalker con un tradimento ad esempio);
  • vendetta per la violenza subita (in questo caso da ex vittima, la stalker diventa molestatrice);
  • vendetta per motivi economici;
  • vendetta per gelosia (avviene anche quando tra lei e la vittima non c’è stata alcuna relazione precedente, ma solo per un processo di idealizzazione avvenuto nella mente della molestatrice);
  • vendetta per dipendenza patologica (in questo caso la stalker molesta il proprio psicologo, o medico, perché ha subito un forte transfert emotivo, tale da non riuscire a distaccarsi);
  • vendetta per rifiuto o abbandono (avviene quando la donna è stata rifiutata in pubblico o offesa, oppure abbandonata senza un motivo apparente dal proprio ex partner).

A prescindere dal genere della vittima designata, la relazione tra questa e la stalker generalmente nasce per caso e diventa in poco tempo un rapporto stretto ed intimo: la persecutrice tende a idealizzare la relazione con la sua vittima,  tende ad essere considerata come più importante e significativa di quanto in realtà sia.

La stalker telefona 15 volte o più al giorno e negli orari più impensabili, anche nel cuore della notte, oppure piomba in casa senza preavviso e nei momenti meno opportuni.

Non accetta il limite e pretende che l’altro sia costantemente a sua disposizione e se ciò non accade si arrabbia e diventa aggressiva.
Ogni tentativo della vittima di allentare un po’ la relazione, declinando un invito o non rispondendo al telefono all’ennesima telefonata, viene visto dalla molestatrice come una minaccia d’abbandono, la quale provoca crisi d’ansia e attacchi di rabbia.

Ma lo stalking vero e proprio inizia solo dopo la decisione, da parte della vittima ormai esasperata, di mettere fine alla relazione: tale decisione provoca una ferita narcisistica profonda dentro di lei che, non riuscendo a fronteggiare la perdita, attua la sua vendetta percependosi come l’unica vittima della situazione.

Inizia così la vera campagna di molestie: le telefonate si intensificano ulteriormente, come anche i messaggi e le e-mail, compaiono comportamenti di controllo e sorveglianza etc.; tutti comportamenti che hanno il solo e unico fine di mantenere un legame con la vittima. Per lo stalker (uomo o donna che sia) è fondamentale ricevere una qualsiasi risposta emotiva dalla vittima, positiva o negativa che sia; il silenzio (quindi la non risposta) non viene accettato in quanto genera un’ angoscia per lui insopportabile.

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