Tecniche di audizione del minore in caso di abuso sessuale: Memorandum of good practices

Memorandum of Good Practice

Questo documento, pubblicato nel 1992, nasce dalla consapevolezza che il minore ha bisogno di domande che stimolino il ricordo senza però creare interferenze; così, queste linee guida forniscono indicazioni utili affinchè vengano rispettate le modalità accettabili in un processo per quanto riguarda la strutturazione dell’intervista, i parametri e le norme legali da rispettare per ammettere una videoregistrazione come prova. Inoltre, è specificato quanto sia fondamentale essere tempestivi nella somministrazione dell’intervista, al fine di evitare l’inferenza di informazioni o la perdita di dettagli del ricordo. Anche l’aspetto dell’ambiente dove avviene l’intervista va curato, al fine di renderlo un luogo tranquillo e confortevole. A seguire, si distinguono quattro fasi che comporranno l’intervista.

 

Nella  prima fase, l’intervistatore deve impegnarsi a stabilire un rapporto adeguato con il testimone, rassicurandolo e aiutandolo a rilassarsi. È importante, in questa fase, comprendere le capacità linguistiche e cognitive del bambino facendo vertere la discussione su argomenti neutri. Al termine di questa fase, è opportuno che l’intervistatore spieghi al bambino i motivi per cui è sottoposto all’intervista, anche mostrandogli i dispositivi elettronici in uso.

La seconda fase prevede la rievocazione libera dei fatti avvenuti sotto la guida dell’intervistatore, il quale pone domande aperte che non siano suggestive o forzanti. Anche i tempi e i modi di esposizione non devono essere forzati, è necessario rispettare qualsiasi tentativo di comunicazione, anche se non rilevante per le indagini, e vanno tollerati anche i silenzi o le pause.

Le terza fase sottopone il minore ad una serie di domande basate su quanto affermato nella fase precedente, cercando di formularle in modo più possibile aperto e facendo capire che l’eventualità di una non risposta è contemplata ed è perfettamente accettabile. Il linguaggio utilizzato deve adeguarsi al registro del bambino, evitando ambiguità, doppie negazioni, o costrutti confusi. Per esempio, iniziare una domanda con “perché” fa intendere al bambino che c’è l’intenzione di attribuire una colpa, quindi andrebbero  evitate, insieme alle ripetizioni delle domande, che può essere visto come un invito a fornire una risposta diversa. Se è necessario porla, è preferibile spiegarlo al minore, così da tranquillizzarlo. Affinchè il bambino riporti dettagli che possono essere considerati rilevanti dagli adulti, ma non dal bambino, è necessario porre domande specifiche seppur non suggestive. Quando le domande aperte sono terminate, possono essere somministrate delle domande chiuse con poca libertà di risposta, o anche, se è indispensabile, domande inducenti, con lo scopo di verificare il grado di suggestionabilità.

La quarta e ultima fase conclude l’intervista; l’esperto deve assicurarsi che il bambino abbia compreso tutti i passaggi e che venga riportato ad uno stato di tranquillità emotiva, ritornando su argomenti neutri.

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