Tutti mentono (ma pochi lo sanno)
Articolo di Cecilia Marchese
Inganniamo una persona più di una volta al giorno e spesso tentiamo di scoprire se gli altri ci stiano mentendo. Si crede infatti che se si dicesse sempre la verità, le interazioni tra individui potrebbero diventare fastidiose e conflittuali in virtù delle numerose convenzioni e regole sociali di una società, come la nostra, governata da formalismi e norme implicite che assicurano buona convivenza. A riguardo si definiscono menzogne convenzionali il complesso di convenzioni, cortesie esteriori e piccole ipocrisie così frequenti nelle relazioni umane e a cui in genere si dà molta importanza (“Menzogna”, n.d).
Siamo profondamente ambivalenti riguardo la verità, la dispensiamo solo per necessità (Mayer, 2011). Da un’indagine condotta da Rony Halevy, Shaul Shalvy e Bruno Verschuere (2014) dell’Università di Amsterdam e pubblicata sulla rivista Human Communication Research è emerso che le bugie sono un comportamento comune e usato da oltre una persona su due nel quotidiano (il 59% le dice ogni giorno), coloro che non mentono mai sono il 41% degli intervistati.
Ciò accade poiché in alcuni casi, come nella dissonanza cognitiva, questa rappresenta un meccanismo di difesa al
quale ricorriamo o in altri è indotta dai nostri limiti naturali, come quando crediamo di ricordare ciò che di fatto non ricordiamo più in virtù della naturale evanescenza del ricordo; molto spesso però con la menzogna cerchiamo
verosimilmente di colmare il divario tra i nostri desideri, le nostre fantasie su chi vorremmo essere o diventare e quello che siamo in realtà: siamo pronti a riempire questo vuoto con le bugie (Mayer, 2011).
In una giornata tipo si è studiato che gli altri possono mentirci dalle 10 alle 200 volte mentre tra sconosciuti ci si mente addirittura 3 volte solo durante i primi 10 minuti della prima conversazione; in una comune coppia sposata, invece, si mente in media al partner una volta su 10 interazioni: mentire fa parte del tessuto della nostra vita pubblica e privata a tutti i livelli.
Secondo David Livingstone Smith (2004) la capacità di mentire sembra dunque essere ancora oggi un vantaggio evolutivo: ingannare spesso e bene continua ad essere un pass-partout per il successo sociale, professionale ed economico. In considerazione di questa frequente presenza e del suo impatto sulla vita degli individui la menzogna può essere definita come un fenomeno primariamente sociale.
E’ ovvio tuttavia che non tutte le bugie sono uguali ma spinte da motivazioni differenti: chi per salvaguardare la propria immagine, chi per difendere qualcuno, chi preferisce tacere per non apparire maleducato. Queste categorie di bugie, rintracciabile nei discorsi della vita quotidiana, sono definite a basso rischio; esse sono forme ingannevoli abbastanza frequenti e comportano uno sforzo cognitivo limitato nella pianificazione e nella comunicazione: per
mentire il mentitore deve possedere delle credenze sui sentimenti, sulle idee del destinatario ed implicano processi standard e abitudinari di pensiero per cui la preoccupazione di essere scoperti è quasi nulla.
Fanno parte delle menzogne a basso rischio: le bugie innocenti, quelle pedagogiche, le menzogne altruistiche
(pronunciate per non urtare i sentimenti dell’interlocutore), le menzogne cortesi (dette per camuffare e mascherare i propri sentimenti al fine di difendere la propria immagine e quella altrui).
Inoltre, qualora il bugiardo dovesse essere scoperto non va incontro a gravi conseguenze (Anolli, 2003). Tipiche dei contesti forensi, sono invece le menzogne ad alto rischio. Sono quelle menzogne che comportano serie conseguenze tanto per il mentitore che per il destinatario ed hanno dei costi elevati rispetto ad eventuali benefici.
Per fare ricorso a tali menzogne ci devono essere valide ragioni poiché la posta in gioco è alta: spesso i rischi che ne conseguono si estendono anche a terzi. Ci riferiamo a deposizioni giudiziarie, colloqui investigativi, controlli di sicurezza aeroportuale etc. dove le conseguenze si misurano in vite, libertà, giustizia.
Per questo negli anni si è sviluppato un maggior interesse per lo studio della menzogna e le strategie da utilizzare per scoprirla: questa presenza indubbia ed ingente della menzogna nel comportamento giustifica le numerose ricerche che sono state condotte sulla capacità delle persone di percepire la differenza fra messaggi veritieri e menzogneri.
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