Una definizione di counseling

Ancorché le definizioni dei dizionari tendono a porre l’accento sul significato di consiglio, la finalità del counseling in organizzazione è esattamente l’opposto: aiutare le persone ad aiutarsi (Di Fabio, 1999, p.160). In questo senso il counseling a fini formativi rappresenta un setting di lavoro duale vincolato all’obiettivo di promuovere una riflessione in profondità sul contenuto oggetto di analisi (per esempio la leadership, la delega, la gestione di una riunione) a partire dall’esperienza personale del soggetto coinvolto: una vera e propria autoriflessione guidata il cui intento è quello di esplorare ciò che il soggetto pensa, crede, fa in riferimento a uno specifico aspetto del suo agire professionale. In letteratura gli interventi di counseling vengono descritti individuando tre principali passaggi (Reddy, 1987):

  • la prima fase è finalizzata al riconoscimento e alla definizione del problema attraverso l’intervento facilitante del formatore (counselor);
  • la seconda fase è volta alla ridefinizione del problema mediante una focalizzazione e una chiarificazione per tentativi;
  • la terza fase ha come obiettivo principale la gestione del problema, che viene perseguita mediante la facilitazione del processo decisionale operata dal formatore.

Alla luce di questa descrizione, risulta chiaro come un intervento di counseling abbia una durata significativa, giungendo a occupare un arco di tempo che va dai sei mesi a un anno, scandito da incontri quindicinali (talvolta mensili) nel corso dei quali principalmente si lavora dialogando. Tuttavia, per incrementare la qualità del suo feedback, il counselor può anche osservare direttamente alcune attività di lavoro in cui il discente è impegnato (per esempio una presentazione in pubblico o una riunione).

 

Di Giovanni Montesano

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