Le fasi della perdita di un genitore: lutto e psicologia

La morte del genitore amato rappresenta un’assenza definitiva, e non più una temporanea separazione. Secondo Bowlby, i legami d’attaccamento tendono a persistere anche oltre la morte ed è sano che non avvenga mai un completo distacco: l’attaccamento per le persone tramuta in una forma diversa di legame, sorretto dal ricordo. Bowlby ritrova nel lutto una serie di fasi, quali:

  1. lo stordimento: le persone non riescono ancora a realizzare quanto è successo, soprattutto se si tratta di un lutto improvviso. È una reazione che consente alla persona di fare i conti con il dolore gradualmente, abituandosi ad esso a poco a poco;
  1. la ricerca e lo struggimento: le persone cominciano a considerare, anche se in modo conflittuale, la realtà della perdita. Ciò avviene attraverso l’alternarsi di due stati d’animo contraddittori: l’impossibilità di credere che la morte sia avvenuta e il tentativo di realizzare la realtà della perdita. Quando le persone cominciano a diventare consapevoli della perdita sperimentano stati d’animo quali il dolore, l’irrequietezza e il pianto;
  1. la disorganizzazione: la realtà della perdita è inevitabile. Si verifica il crollo di tutte le abitudini, i sentimenti e i progetti che riguardavano il defunto. Si presenta uno stato di sofferenza acuta, rispetto al quale i problemi e gli aspetti della quotidianità passano in secondo piano;
  1. la riorganizzazione: vi è una nuova definizione di se stessi e della situazione. Si rinuncia alla speranza illogica di potersi ricongiungere al defunto e diviene possibile riformulare piani per il futuro.

 

Realizzare che una persona è deceduta comporta l’affrontare il dolore della perdita.

Un decorso patologico nell’elaborazione del lutto può essere caratterizzato dall’assenza della percezione di dolore o dal permanere cronico di rabbia.

Un’altra condizione psicologica di non elaborazione del lutto è realizzare la realtà di quanto accaduto, non riuscendo però ad accettare l’evento. In tal caso la persona continua a muovere accuse dolorose a se stessa e/o agli altri rimanendo in uno stato di dolore cronico.

Nel caso specifico del lutto nei bambini, la condizione essenziale che può evitare il vissuto traumatico dell’evento luttuoso è che il bambino non sia lasciato solo ad affrontarlo.

Importante è il ruolo giocato dal genitore superstite, il quale deve offrire al bambino presenza, attenzione e consolazione. Inoltre, il bambino deve essere reso partecipe di quanto è successo, spiegando per esempio il decorso della malattia e le ragioni per cui la morte era inevitabile, facendo in modo che il bambino non si dia minimamente delle responsabilità per l’accaduto.

In generale, l’atteggiamento fondamentale è quello di aiutare i propri bambini a fare i conti con l’idea della morte come parte della vita.

Articolo di Sharon Invigorito

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