Blindsight affettivo: definizione ed esempi

di Giulia Nocentini
Si definisce blindsight affettivo (o emotivo) la capacità di elaborare e di riferire su alcuni segnali emotivi, in assenza di una visione normale (de Gelder, Vroomen, Pourtois & Weiskrantz, 1999; Morris, DeGelder, Weiskrantz & Dolan, 2001).
IL BLINDSIGHT AFFETTIVO
Esiste una vasta letteratura sull’elaborazione implicita delle espressioni facciali (de Gelder et al., 2001; Eastwood & Smilek, 2005; Johnson, 2005; Vuilleumier, 2005). Questa può verificarsi sia perché l’attenzione è impegnata altrove, in modo che lo stimolo venga ignorato (Mack et al., 2002.), sia perché la visione consapevole è impedita direttamente (Macknik & Livingstone, 1998; Weiskrantz, 2009).

Per quanto riguarda le espressioni corporee sono state fornite due linee di prova separate sul fenomeno da studi su pazienti neurologici con disturbi dell’attenzione o con cecità corticale.
Forse il più chiaro esempio di elaborazione delle espressioni corporee in assenza di consapevolezza dello stimolo è fornito da pazienti con danni alla corteccia visiva, perché essi non possono letteralmente vedere le immagini presentate nella porzione cieca del loro campo visivo. È stato ormai accertato che sotto opportune condizioni di prova tali pazienti possono affidabilmente discriminare le proprietà visive e la valenza affettiva di stimoli della cui presenza non sono a conoscenza: ecco dimostrato il blindsight affettivo per i corpi. (de Gelder e Tamietto, 2007).

Lo studio che verrà qui di seguito riportato è il primo che dimostra quanto la via sottocorticale precedentemente illustrata sia importante e attiva non solo nel riconoscimento delle espressioni emotive del volto, ma anche di quelle di tutto il corpo. La possibilità che esista un riconoscimento del corpo emozionale non coscio e non laterale è importante per comprendere il contributo funzionale di questo percorso nella comunicazione sociale umana.

2.1. STUDIO CON UN PAZIENTE CON EMIANOPSIA LATERALE
Il presente studio (de Gelder & Hadjikhani, 2006) è il primo che ha avuto come obiettivo l’analisi delle basi neurali della percezione inconscia del linguaggio emotivo del corpo in un paziente con danno unilaterale alla corteccia striata. L’uomo in questione, G.Y., presentava completa emianopsia laterale sinistra dovuta ad una lesione della corteccia visiva primaria.
È noto dalla letteratura neuropsicologica che tale danno neurologico tende a colpire il riconoscimento almeno dei segnali emotivi di felicità, i quali sono i più forti, forse perché suscitano la massima eccitazione, sono associati con maggiore movimento e invitano di più all’imitazione (Dimberg & Petterson, 2000). Pertanto, per questa prima indagine sull’elaborazione non consapevole del linguaggio emotivo del corpo, sono stati utilizzati stimoli che rappresentassero corpi emotivamente neutri a confronto con stimoli di corpi che esprimessero felicità (de Gelder, Snyder, Greve, Gerard & Hadjikhani, 2004).
Dato l’obiettivo dello studio e il fatto che il partecipante presentava una lesione alla corteccia visiva sinistra, gli stimoli sono stati mostrati all’emicampo destro (quello, appunto, cieco).
Sono stati effettuati uno studio comportamentale ed uno di risonanza magnetica funzionale (fMRI): nell’esperimento comportamentale G.Y. aveva il compito di individuare, premendo su uno dei due pulsanti di risposta, lo stato emotivo dello stimolo; in quello di fMRI sono stati ricavati dati sul metabolismo cerebrale.
I risultati comportamentali mostrano in maniera convincente che G.Y. era in grado di discriminare in modo affidabile le categorie di stimoli mostrate al suo emicampo cieco (87% di identificazioni corrette nell’emicampo sinistro e 67% nell’emicampo destro, percentuale ben superiore al livello di casualità del 50%).
I risultati di brain imaging indicano che il paziente elaborava gli stimoli presentati nel suo campo cieco e che l’attività osservata nei centri cerebrali è condizione-specifica: in particolare, si è trovata un’attivazione del pulvinar destro, del lobo temporale mediale destro, del solco temporale superiore destro e della corteccia occipitale sinistra, in corrispondenza dell’area MT quando venivano presentati corpi che esprimevano felicità; attivazione della corteccia premotoria sinistra con corpi neutri. Questa sensibilità allo stimolo è coerente con i risultati comportamentali di una corretta categorizzazione sia quando la presentazione avveniva nell’emicampo intatto sia quando avveniva in quello cieco.

Combinando il successo comportamentale nel discriminare tra stimoli felici e neutri e l’attività cerebrale selettiva per queste categorie possiamo concludere che, in qualche misura, il linguaggio emotivo del corpo può essere elaborato in assenza della corteccia striata e, quindi, di consapevolezza dello stimolo visivo.
Questi dati estendono in modo significativo le evidenze disponibili sul ruolo delle strutture sottocorticali nell’elaborazione delle emozioni espresse dal volto, rendendole protagoniste anche in quella delle emozioni espresse da tutto il corpo.

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