Come capire se sei borderline

Attualmente il Disturbo Borderline di Personalità è il più studiato tra tutti i disturbi di personalità. Benché sia un disturbo spesso associato a gravi sintomi e comportamenti disfunzionali, risponde bene al trattamento psicoterapeutico. In particolare, il disturbo borderline di personalità è un pattern caratterizzato da instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e degli affetti, e da marcata impulsività. Tale disturbo è l’attuale denominazione di un’entità clinica che si colloca al limite fra l’area psicopatologica delle psiconevrosi e quella delle psicosi e che è stata variamente indicata come “sindrome marginale”, “sindrome pseudo nevrotica”, “stato limite”.

La prima definizione di borderline è quella di Hughes, secondo cui “lo stato di confine della follia comprende numerose persone che trascorrono la vita vicino a questa linea, tanto da una parte, che dal’altra”.[1]

borderline

1.4 Criteri diagnostici secondo il DSM 5

Una modalità pervasiva di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore e una marcata impulsività, comparse nella prima età adulta e presenti in vari contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

  1.  sforzi disperati di evitare un reale o immaginario abbandono.
  2. un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate dall’alternanza tra gli estremi di iperidealizzazione e svalutazione.
  3. alterazione dell’identità: immagine di sé e percezione di sé marcatamente e persistentemente instabili
  4. impulsività in almeno due aree che sono potenzialmente dannose per il soggetto, quali spendere, sesso, abuso di sostanze, guida spericolata, abbuffate).
  5. ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamento automutilante.
  6. instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore (per es., episodica intensa disforia, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, e soltanto raramente più di pochi giorni)
  7. sentimenti cronici di vuoto
  8. rabbia immotivata e intensa o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici)
  9. ideazione paranoide, o gravi sintomi dissociativi transitori, legati allo stress.

Gli individui con disturbo borderline di personalità possono avere un pattern di boicottaggio di se stessi nel momento in cui l’obiettivo è sul punto di essere realizzato (per es., ritirarsi da scuola quando sono in procinto di diplomarsi; regredire gravemente dopo una discussione su come sta andando bene la terapia; distruggere una buona relazione proprio quando è chiaro che potrebbe durare). Alcuni individui sviluppano sintomi simil-psicotici (per es., allucinazioni, distorsioni dell’immagine corporea, idee di riferimento, fenomeni ipnagogici) durante periodi di stress. Gli individui con questo disturbo possono sentirsi più sicuri con oggetti transazionali (per es., possedere un animale domestico o un oggetto inanimato) che nelle relazioni interpersonali. In individui con questo disturbo può verificarsi una morte prematura per suicidio, specialmente in quelli con concomitanti disturbi depressivi o disturbi da uso di sostanze. Dalle condotte di abuso auto inflitte o dai tentativi di suicidio mancati possono derivare menomazioni fisiche. Sono comuni perdite ricorrenti del lavoro, interruzione della scolarità e rottura di matrimoni. Nelle storie infantili di individui con disturbo borderline di personalità sono più comuni l’abuso fisico e sessuale, l’incuria, il conflitto ostile e la perdita precoce di un genitore. Il disturbo borderline di personalità è spesso concomitante con altri disturbi di personalità, tra cui: i disturbi depressivo e bipolare, i disturbi da uso di sostanze, i disturbi dell’alimentazione (particolarmente la bulimia nervosa), il disturbo da stress post-traumatico e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

Sebbene la tendenza verso le emozioni intense, l’impulsività e l’intensità nelle relazioni sia spesso presente per tutta la vita, gli individui che affrontano l’intervento terapeutico spesso mostrano un miglioramento che talvolta inizia nel primo anno. Durante la quarta e quinta decade della loro vita, la maggior parte degli individui con questo disturbo raggiunge una maggiore stabilità nelle proprie relazioni e nel funzionamento professionale.

 

1.5 Comprensione psicodinamica ed eziologia

Alcuni dei primi tentativi di chiarire le cause del DBP si sono focalizzati sul ruolo dell’ipercoinvolgimento di figure materne conflittuali che riducevano la possibilità del bambino di separarsi, generando ansie di separazione e di abbandono. Altri hanno posto maggiore enfasi su un modello di deficit o insufficienza, identificando in una funzione materna incoerente e inaffidabile la causa dell’incapacità di sviluppare un oggetto interno contenente-confortante che offre al bambino sostegno e rassicurazione quando la madre non è fisicamente presente.

Una serie di studi hanno portato a tre conclusioni principali:

  • I pazienti borderline di solito considerano la loro relazione con la madre distaccata, molto conflittuale o poco coinvolgente
  • La mancanza della presenza paterna è un aspetto ancora più discriminante della relazione con la madre
  • Relazioni disturbate sia con il padre che con la madre sono più patogene

Questi dati suggeriscono che la trascuratezza può rappresentare un fattore eziologico più significativo dell’ipercoinvolgimento.

I primi modelli psicodinamici sottovalutano il ruolo giocato dal trauma infantile nella eziologia e nella patogenesi del DBP. Esiste oggi un ampio supporto empirico nell’eziopatogenesi del disturbo. L’abuso sessuale infantile sembra essere un importante fattore eziologico in circa il 60% dei pazienti borderline.

Esperienze di abuso o trascuratezza sono solitamente legate a pattern di attaccamento problematici. L’attaccamento adulto viene classificato in quattro categorie principali:

  1. Sicuro/autonomo
  2. Insicuro/distanziante
  3. Preoccupato
  4. Non risolto/disorganizzato

Alle modalità insicure è correlata un’insufficiente capacità di mentalizzare. Molti pazienti trovano notevoli difficoltà a riconoscere che le percezioni degli stati propri e altrui non sono assolute e oggettive, ma rappresentazioni della realtà che riflettono solo una delle tante prospettive possibili.

In assenza di un attaccamento sicuro, per i bambini diventa difficile discernere gli stati della mente, sia i loro sia quelli degli altri.

Una caratteristica distintiva è un’incapacità di risoluzione dei traumi. Traumi infantili precoci portano le vittime a un ritiro difensivo dal mondo mentale. Gestiscono l’abuso evitando la riflessione sul contenuto della mente del caregiver, che proibisce una risoluzione delle esperienze di abuso.

L’acquisizione di capacità mentalizzanti è una tappa evolutiva del normale sviluppo psicologico.

Nei pazienti con DBP spesso il passaggio dalla modalità di equivalenza psichica alla modalità immaginativa è molto difficile.

Tipicamente il bambino trova se stesso nello sguardo della madre o di altri caregiver. Un caregiver spaventato o spaventatore viene interiorizzato come parte della struttura del Sé.

Su un temperamento vulnerabile ed eccessivamente reattivo agiscono esperienze precoci di trauma e/o trascuratezza che inducono una profonda sofferenza interna, che, a sua volta, finisce per generare difficoltà sia nel gestirla sia nell’esprimerla. La combinazione di queste componenti porta a grossi problemi nello sviluppo di un senso di identità stabile e genera una disfunzione interpersonale cronica.

Le difese primarie sono scissione e identificazione proiettiva, con cui il paziente separa buono e cattivo e proietta l’aspetto disconosciuto nel terapeuta o in altri significativi. La tendenza alla vergogna è correlata a rabbia, alta impulsività e bassa autostima.

[1] Bellino S., Rocca S., Marchiaro L., Patria L., Bogett F., Psicopatologia dell’impulsività e disturbo borderline di personalità, Struttura Complessa Universitaria di Psichiatria,Dipartimento di Neuroscienze, Università di Torino, 2003

di Alessandra Serio

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