Come fare la diagnosi del paziente in psicologia
Nell’incontrare un nuovo paziente il primo problema con cui confrontarci è quello della diagnosi, che offre una guida utile a inquadrare le problematiche presentate. Esistono diversi tipi di diagnosi; il più classico consiste in un’operazione puramente descrittiva e tassonomica: si tratta di identificare i sintomi, la categoria nosografica che li comprenda in maniera esaustiva e utilizzare un’etichetta diagnostica. Questa diagnosi è fissa e statica nel tempo fino a quando, receduti i sintomi, l’individuo sia di nuovo ritenuto sano. Un’operazione di questo tipo ha scarsa utilità, poiché ciò che interessa al terapeuta è comprendere e spiegare, non semplicemente descrivere.
Comprendere significa entrare in contatto con, cogliere i significati semantici e affettivi che il paziente attribuisce ai propri comportamenti, alle proprie esperienze e alla propria narrazione di sé, tentando di porsi dal punto di vista dell’altro. Ogni comprensione è sempre comprensione con e implica una dimensione dialogica, una fusione di orizzonti, in cui l’orizzonte del paziente e l’orizzonte del terapeuta si incontrano.
Spiegare significa costruire professionalmente il paziente e di problemi che presenta. La spiegazione deve utilizzare come punto di partenza i significati del paziente, così come il terapeuta è riuscito costruirli, per questo il processo di spiegazione è sempre successivo a quello di comprensione.
Parlando di assessment ci riferiamo a un’operazione di valutazione che ha inizio al momento del primo contatto con il paziente e prosegue durante tutta la terapia. È opportuno distinguere due momenti del processo: la fase iniziale delle prime sedute, dedicata alla raccolta dei dati necessari per costruire una prima ipotesi, e una seconda fase in cui il terapeuta effettua una continua verifica della propria comprensione e delle proprie costruzioni professionali.
Le ipotesi costruite dal terapeuta sono esclusivamente a suo uso e consumo; ammettendo che siano buone rappresentazione del sistema conoscitivo del paziente comunicargliele non ha alcuna utilità. Oltre a essere informazioni difficilmente integrabili negli schemi conoscitivi che il paziente sì è costruito, rischierebbero di inibire una sua autonoma ricerca di nuovi significati rispetto alle proprie problematiche. Nel corso della terapia il paziente dovrà riuscire a comprendere autonomamente le proprie modalità di funzionamento, cogliere quelle che possono essere le regole del proprio sistema di conoscenza e la sua logica interna.
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