linguaggio del corpo igor vitale

Come intepretare il linguaggio del corpo come un esperto

Articolo di Cecilia Marchese

Durante un’intervista Alessandro Meluzzi (2014) criminologo italiano, ha dichiarato: «L’attenzione nel decodificare comportamenti impliciti, gesti mancati, comunicazioni specifiche del corpo rispetto ad una sfasatura con il linguaggio verbale può essere utile per capire se un individuo sta mentendo o dicendo la verità [..] Quindi, un’attenzione selettiva attenta al linguaggio implicito del corpo arricchisce molto l’osservazione psichiatrico forense criminologica non soltanto sull’ipotetico profilo criminale, che è evidentemente una forzatura, ma su quella contestualizzazione dell’evento che è indispensabile per capire qual è la vera verità delle cose».

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Secondo gli psicologi, la possibilità di controllare movimenti facciali è minima: solo una piccola percentuale delle persone sarebbe in grado di tenere a bada le contrazioni facciali. Talvolta sono scatti repentini, tanto veloci che alcuni organi di polizia giudiziaria, per gli interrogatori, sono organizzati con videocamere nascoste, puntate sul volto del sospettato e che al termine dell’incontro consentono ad uno psicologo di scrutare al rallentatore tutte le espressioni che hanno accompagnato le conversazioni, per individuare i picchi di
tensione e le possibili menzogne (Martinelli, 2015).

Da qualche anno in Italia, anche gli avvocati penalisti hanno cominciato ad interessarsi a questa tecnica di interrogatorio da utilizzare nel corso delle indagini difensive. I pionieri sono quelli dell’Associazione Nazionale Forense di Roma, presieduti dall’avvocato Stefano
Rubeo il quale intento è quello di diffondere i principi cardine di questa disciplina: «Credo che queste tecniche investigative debbano entrare a far parte sempre di più della nostra cultura» (citato in Martinelli, 2015), spiega il legale, perché anche in questo modo si attua il principio della parità tra accusa e difesa previsto nella Costituzione.

Questa tecnica è importante per conoscere la persona, testimone o imputato che sia, prima che deponga in tribunale. Essere 15 attenti alla conoscenza del linguaggio del corpo vuol dire quindi muoversi nella realtà con un livello di competenza più alto ma cogliere queste microespressioni facciali, come il comportamento non verbale, durante una conversazione o un colloquio è un compito tutt’altro che facile.

Che livello di affidabilità possiamo quindi attribuire ad una tecniche del genere? Gli psicologi hanno valutato che solo il 15% delle
persone è in grado di controllare i muscoli del viso. Significa che fatte le dovute proporzioni, ci sono l’85% di possibilità di capire se un testimone sta dicendo la verità, solo guardando attentamente se ad una determinata domanda contrae o meno un certo muscolo facciale. Tuttavia, un testimone o un imputato possono essere in difficoltà sia perché stanno mentendo, sia perché semplicemente si trovano in un ambiente poco gradevole, come può essere un’aula giudiziaria o un commissariato.

L’analisi della congruenza di questi indicatori con il comportamento visibile ci può far capire lo stato d’animo della persona e quindi
valutare il suo livello di affidabilità (significa che una persona può dire, a parole, di essere dispostissimo a collaborare, e allo stesso tempo adottare un atteggiamento di chiusura, dal punto di vista posturale, che indica una volontà, invece, contraria).

Inoltre, questa indagine è utilissima per individuare, ad esempio, una risposta dubbia in mezzo ad altre sincere; perché in questo caso
l’improvvisa contrazione del viso può essere messa in relazione solo alla domanda specifica e non all’ambiente circostante. Questa indagine consente, infine, di aumentare la credibilità di chi si professa innocente ed ha un comportamento analogico assolutamente rassicurante (Martinelli, 2015).

Come abbiamo visto, molti sono gli indicatori linguistici, paralinguistici o corporei che sono stati analizzati per cercare di capire se, quando e come una persona stia mentendo ma è bene ricordare che tutte queste informazioni, anche se rilevate contemporaneamente, ci possono offrire al massimo un sospetto o un “ragionevole dubbio” circa la qualità della comunicazione dell’indagato.

Tanti sono i fattori cognitivi ed emotivi che possono fare in modo che una persona innocente o colpevole venga giudicata in maniera errata; tecniche di indagine simili in un colloquio investigativo dovrebbero quindi essere integrate da altre informazioni
ma soprattutto tale colloquio deve essere scevro da qualsiasi pregiudizio iniziale da parte di chi lo conduce. E’ bene tener conto come tali distorsioni mentali possano indirizzare il colloquio in un senso oppure in un altro e come sia difficile riconoscerle ed evitarle.

Corso Comunicazione Non Verbale

 

 

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