Come liberare le emozioni represse

Articolo di Giovanna Paoletti

La Consapevolezza dell’autoascolto

Per fare questo abbiamo bisogno di aiuto, ed è utile inizialmente essere guidati da qualcuno che, attraverso l’ascolto profondo, guida le persone a trasformare la percezione del loro vissuto.

Io, ho trovato molto utile la terapia cranio-sacrale e la gestalt, possibilmente a occhi chiusi, secondo cui, la persona, attraverso alcuni respiri, entra in uno stato di rilassamento che le permette di essere giudata a visualizzare il luogo dove avvenne l’evento.

L’operatore la giuda a descrivere alcuni dettagli, poi a soffermarsi sulla persona o sulle persone presenti (la mamma di allora, il papà di allora, etc.).

La persona è invitata a descrivere quei tratti così come li vedeva da bambina. Si mette in ascolto: cosa viveva, cosa provava, cosa sentiva quel bambino o quella bambina? In quel momento la persona può toccare l’emozione o il sentimento che l’hanno ferita. Si viene invitati a descrivere con parole e, come accade molto spesso, con le lacrime, quel groppo di emozioni e sentimenti.

Il terapeuta guida la persona a visualizzare se stesso adulto, l’adulto di oggi, ad entrare nella scena. E lo invita ad andare verso quel bambino per fargli sentire il suo affetto. Standogli accanto, toccandolo, prendendolo fra le proprie braccia. Lasciando emergere le parole che lo possono far sentire capito e rassicurato.

Quando il bambino ha potuto liberare l’emozione e soprattutto il sentimento soggiacente, vi è lo spazio per avere una percezione differente, per dare un’interpretazione diversa a ciò che si è vissuto, per sentire qualcosa di diverso.

Quando qualcosa si scioglie, di solito si esprime in lacrime, in quel momento la persona può sentire al di là di ogni dolore, di ogni sofferenza, l’accettazione e l’amore. Non lo capisce con la testa, lo sente nel corpo, nell’anima. Quando questa piccola magia accade, entrambi, il terapeuta e il paziente, lo sentono.

La memoria emozionale di sofferenza si libera.

Cosa e successo? Anche se hai solo immaginato, la tua psiche e il tuo corpo hanno reagito come di fronte a una situazione reale.

La vita è semplice, lo può diventare nel momento in cui comprendiamo come noi funzioniamo.

La mia esperienza mi ha insegnato che il lavoro sulla memoria emozionale è una parte del processo di trasformazione, abbiamo bisogno di cominciare a fare qualcosa di diverso nella nostra vita, affinchè la nostra percezione continui gradualmente a modificarsi.

 

Prendo coscienza della mia capacità di creare

 

In che modo posso affinare la mia percezione emozionale?

Quando provo sofferenza, malinconia o ansia non giustificata dalle circostanze, provo a seguire il filo delle mie sensazioni. Ogni volta che reagisco in maniera eccessiva a un comportamento o a una situazione, adesso so, che dentro di me esiste, un ricordo penoso che me lo fa ricordare o meglio attivare. Pertanto, oggi sappiamo grazie alla PNEI, che ogni avvenimento stressante determina la secrezione da parte delle nostre ghiandole endocrine di ormoni che possono nuocere al nostro organismo. E’ impossibile influire sugli avvenimenti, ma è possibile espellere questi ormoni e conservare la salute, lasciando emergere completamente quello che proviamo. Ed è proprio quello che non facciamo! Accumuliamo lo stress per settimane, mesi, anni e la “pentola a pressione” finisce per esplodere.

Nessuno negherà che per mantenerci in buona salute dobbiamo svuotare quotidianamente la vescica o l’intestino. Ma milioni di persone ignorano ancora le sofferenze che ci procura la “ritenzione” delle emozioni. Queste con il tempo creano risentimento, rancore, paure, malinconia, etc..

E’ fondamentale quindi iniziare, e questo è quello che ho fatto, un percorso di purificazione fisico e psichico e realizzare che la malattia è un segnale animico, dell’anima devastata dal risentimento. Quel risentimento, quella rabbia che non mi aveva mai abbandonato condizionandomi la vita.

Naturalmente tutto questo, vuol dire prendere il timone della tua vita, assumerti la responsabilità, voler conoscere ed iniziare un viaggio al centro di te stessa, ascoltarsi, sentire i propri pensieri, le proprie emozioni, i giudizi e pregiudizi che spesso ci diamo.

Io ero sempre la prima a criticarmi, ma non me ne rendevo conto, pertanto è un’osservazione costante, quotidiana di quello che sto facendo, pensando, forse detto così sembra un lavoro faticosissimo, in realtà molti schemi mentali possono essere annullati, e nel giro di un mese, anche meno 21 giorni, nuovi circuiti neuronali si formano e possono essere memorizzati.

Naturalmente questo è stato il mio percorso, un percorso di autoconoscenza, un percorso che ciascuno di noi è tenuto a fare prima o poi nella propria vita per ricordarci della nostra scintilla divina per poterci riconnettere ad essa accendendo la luce della consapevolezza.

Ed è solo quando hai compreso mediante la conoscenza prima e consapevolezza successivamente, diventi forte, ma una forza interna, profonda che non ti fa avere più paura, che ti accorgi che tutto ha un senso e niente avviene a caso, che noi siamo essere meravigliosi sempre, non c’è niente di sbagliato, ma è soltanto la nostra incapacità di saper dare un senso alle cose. Pertanto mi rendo conto che solo con questa consapevolezza e fiducia potevo permettermi, di non farmi operare, non dovevo togliere nulla di “maligno”, dovevo soltanto affinare e fare un lavoro di rifinitura molto sofisticato.

Questa volta, pur lavorando in Ospedale, non mi sono fatta operare, non ho detto nulla, ho applicato solo conoscenze che in questi anni avevo appreso, ripeto la conoscenza delle 5 leggi biologiche con le scoperte del Dott. Hamer, sono state fondamentali per farmi superare la paura, ho compreso che superare la paura della malattia cambia notevolmente l’impostazione mentale ed emozionale e questo permette di non far scatenare nuove paure. Liberi dalla paura, si è pronti per osservarsi e darsi il tempo per verificare quanto hai appreso, ed è solo mettendo in pratica gli studi effettuati che rafforzi le tue convinzioni e ti permetti di verificare: quindi, non è credere, ma verificare e sperimentare quanto appreso e studiato.

Naturalmente devo molto a tutti quei medici, professionisti, terapeuti, pazienti, che mi hanno insegnato molto, ma sono grata anche a me stessa per aver avuto la tenacia, il coraggio, la determinazione nel fidarmi di me stessa e di quello che sentivo.

Attraverso la tecnica del Dott. Simoncini ( anche LUI fuori dal coro dei percorsi e conoscenze accademiche) ho effettuato delle applicazioni di tintura di iodio quotidiane fino a quando il nevo è caduto, ho iniziato l’8 Novembre 2010 ed il 9 Gennaio 2011, dopo 2 mesi si è completamente staccato. Oggi rimane una cicatrice, una cicatrice che non dà alcun disturbo!!!!!

 

 

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La parola tumore, o il termine incurabile, che spaventa così tanta gente, significa secondo me, che una particolare malattia non la si può guarire con dei mezzi esterni, ma che la cura può essere trovata solo dentro di noi. Se avessi subito un’operazione per liberarmi dal tumore, senza che mi fosse chiaro lo schema mentale che lo aveva prodotto, i dottori non avrebbero fatto altro che tagliare pezzi di cute, irradiare, bruciare. Non apprezzavo quest’idea.

Se il cancro o qualsiasi altra malattia si ripresenta, non è stato perchè non è “stato tolto tutto”, ma perchè la mente ripete ancora certi schemi, riproduciamo condizioni simili. Questa volta ero convinta del fatto che, se avessi individuato con chiarezza mentale e precisione lo schema che soggiage, anche l’operazione non sarebbe più stata necessaria. Mi assunsi totalmente la responsabilità della mia guarigione.

Quindi non solo una sana alimentazione, integratori, rimedi fitoterapici ed omeopatici ma sapevo anche che l’amore che provavo per me stessa, avrebbe dovuto accrescersi maggiormente. La mia infanzia, l’avevo percepita priva di affetto e nutrimento materno e nessuno mi aveva insegnato ad apprezzarmi, al contrario avevo assorbito dagli altri l’abitudine a criticare me stessa. Sapevo che dovevo abbandonare gli schemi di risentimento che trattenevo sin da bambina; dovevo dunque respingere il biasimo. Era arrivato il momento di andare la di là degli eventi oggettivi e CAPIRE quali tipi di esperienze potevano farmi sentire insudiciata. In passato con l’aiuto di un buon terapista espressi tutta la mia collera e tristezza. Questo mi fece sentire più pulita. Poi, cominciai a mettere insieme i frammenti di episodi che i miei genitori mi avevano raccontato sulla loro infanzia. Potei così ottenere una comprensione più completa delle loro vite. Con una maggiore comprensione e dal mio punto di vista di adulta, cominciai a provare compassione per il loro dolore, sofferenze, sacrifici; e il risentimento scomparve a poco a poco. A questo punto compresi, per esperienza personale, CHE LE MALATTIE POSSONO ESSERE CURATE, SE SIAMO PRONTI A CAMBIARE NON SOLO IL NOSTRO STILE DI VITA MA, SOPRATTUTTO, IL NOSTRO MODO DI PENSARE, DI CREDERE E DI AGIRE.

Talvolta ciò che sembra un’enorme tragedia, si rivela il bene maggiore che ci poteva capitare. Mia madre non era stata in grado di proteggermi quando ero bambina, tuttavia io ho potuto e voluto prendermi cura di lei. Ed è iniziato così un rapporto del tutto nuovo con i miei genitori, che ci ha permesso di vivere gli ultimi anni della vita (dei miei genitori) in un rapporto di perfetto apprezzamento, gratitudine, amore: ebbe inizio un rapporto con loro del tutto nuovo e meraviglioso.

Articolo di Giovanna Paoletti

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