Come migliorare l’autostima nei bambini
La famiglia e la scuola: i pilastri dell’autostima
Migliorare l’autostima nei bambini è fondamentale, dall’autostima dipenderà infatti buona parte della personalità del bambino e limiterà la possibilità di vivere del malessere psicologico.
La famiglia, insieme alla scuola, è l’organo principale di formazione e di socializzazione dell’individuo, una delle basi fondamentali su cui intraprendere un percorso di crescita e di benessere per l’individuo ( fisico, psicologico, relazionale).
La famiglia è il “luogo” più importante per la sua sicurezza, serenità, il fondamento su cui va a costruirsi la sua personalità. I genitori sono un fondamentale fattore di riferimento che permette al bambino di imparare a creare le soluzioni ai problemi che si presentano; di ascoltare ed esprimere le proprie emozioni, nel rispetto di quelle altrui. La famiglia è l’equilibrio in cui si fondono temperamento, apprendimento, comportamenti, emozioni, pensieri, azioni.
E i genitori costituiscono l’esempio a cui i bambini si riferiscono e con cui dovranno in ogni modo confrontarsi, per confermarsi nel modello famigliare,o per discostarsene. Purtroppo, delle volte i genitori non rappresentano un simile modello per i figli in modo consapevole, ed instaurano un sistema educativo rigido, autoritario, o al contrario permissivo e tollerante, sulla base dei propri bisogni e non sulle reali necessità, affettive prim’ancora che materiali e sociali, dei bambini. Possono così instaurarsi fin dalla prima infanzia insicurezze e sentimenti di inadeguatezza, le basi delle successive carenze nel senso di autostima.
Quindi l’educazione all’autostima di sè trova le proprie basi nei primi anni dell’età evolutiva, grazie a genitori che si prendono cura del bambino insegnandogli come apprezzarsi anche in presenza di frustrazioni; ad avere persistenza nelle difficoltà perché si troverà una soluzione; a credere in se stesso perché si è confermato il piacere di essere degno e amato in ogni circostanza.
Quando poi il bambino entrerà nel sistema scolastico, dovrà stabilire equivalenti rapporti di fiducia reciproca e di sostegno da parte degli insegnanti che con il tempo incontrerà. In queste circostanze la personalità e l’attitudine di maestri potranno sostenere il bambino a continuare i suoi processi di crescita e di autostima, oppure, nel caso contrario e più avverso, potranno metterlo in crisi e demotivarlo, soprattutto se in famiglia questi processi sono stati a suo tempo deboli e poco efficaci. Come si vede, le responsabilità degli educatori (genitori e insegnanti) sono grandi e importanti proprio perché basate su un’acquisizione diretta; i bambini, tramite processi empatici e imitativi, imparano direttamente da ciò che vedono, dai comportamenti, quotidiani, di cui sono primi spettatori, e non tanto dalla teoria delle parole con si propone loro insegnamenti di vita, che molto spesso vengono contraddetti e negati dai comportamenti reali. Il bambino è una vera e propria spugna che non può non assimilare le emozioni della società in cui è immerso, quindi il suo cervello apprende, forma collegamenti, associazioni e memorie in ogni situazione. Mentre noi educatori tentenniamo circa il da farsi in una certa situazione, o ci dimostriamo fintamente sicuri, i cervelli dei bambini e dei ragazzi a noi affidati percepiscono e si immedesimano: al termine di una simile elaborazione, che in definitiva nasce da una relazione interpersonale, essi avranno più o meno fiducia in noi, e in definitiva anche in se stessi.
di Ilaria Capozucca
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