Come Riconoscere ed Evitare il Trauma Psicologico

In accordo al DSM-IV-TR (Revisione della quarta edizione del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”) gli eventi stressor traumatici includono violenze (abuso, maltrattamento), combattimenti militari, rapimenti, disastri naturali o provocati, incidenti automobilistici e l’essere testimoni di traumi vissuti da altri.

Ma non tutti coloro che sono esposti a tali eventi sviluppano una sindrome post-traumatica.

Analizziamo nel dettaglio per quale motivo e cosa si intende per sindrome post-traumatica.
Il DSM-IV-TR definisce il trauma come evento drammatico con carattere di insopportabilità. Il trauma (dal greco “rottura”, “ferita”) è la conseguenza di un evento di stress estremo che minaccia l’integrità psicofisica del soggetto che lo vive.
Freud afferma che il trauma provoca nell’individuo «una scossa tale da perdere ogni interesse per il presente ed il futuro e da rimanere assorbito dal passato in modo durevole»1.
Esso minaccia di frammentare la coesione mentale e può scaturirne una dissociazione.
La dissociazione è una reazione che, attivandosi come tentativo di controllo su situazioni di stress, permette il recupero psicofisico attraverso un rifugio mentale (Steiner, 1996) che, se temporaneo, non ostacola lo sviluppo di sé.
Chi ha subìto traumi che hanno provocato una dissociazione della personalità, ha maggiori possibilità di sviluppare una sindrome post-traumatica2.
Nei soggetti traumatizzati è presente una dissociazione patologica, descrivibile come un alternarsi di una parte apparentemente normale (apparently normal personality, ANP) ed una parte emozionale (emotional personality, EP) della personalità.

È l’EP, la parte emozionale della personalità, a custodire le memorie traumatiche e le emozioni ad esse associate.
L’ANP evita di confrontarsi con queste memorie, mentre l’EP è concentrato sui sistemi di difesa, ipervigilanza, attacco e fuga che si sono attivati durante l’evento traumatico3.

Lo stress (dal latino “compresso”) è caratterizzato da tre fasi:

  1. fase di allarme, durante la quale il soggetto riceve un’eccessiva quantità di compiti cognitivi, emotivi e sociali;
  2. fase di resistenza, in questa fase il soggetto si adatta a tali richieste;
  3. fase di esaurimento, durante questa fase si ha un esaurimento del soggetto con comparsa di sintomi fisici, emotivi e fisiologici.

Può essere provocato da:

  • eventi quali matrimonio, nascita di un figlio, lutti;
  • freddo o caldo intenso, ambienti rumorosi;
  • malattie.

A seguito di un trauma generalmente vengono attivati due sistemi:

  • il sistema di attaccamento (richiesta di aiuto, conforto, protezione; Bowlby, 1968);
  • il sistema neurobiologico di difesa che regola il comportamento di attaccofugaattivato di fronte a minacce (Panksepp, 1998).

L’assenza di figure che possano offrire conforto in seguito all’evento traumatico può generare una reazione post-traumatica.
L’insieme delle esperienze di trascuratezza emotiva, cui il soggetto è sottoposto durante l’infanzia, incide sulla capacità di gestire e tollerare lo stress.

Questa capacità di gestione e tolleranza è legata alle relazioni di attaccamento che il soggetto ha intrattenuto con i caregivers, le figure di riferimento, durante la crescita. Caregivers in grado di fronteggiare alle richieste fisiche ed emotive del bambino, accrescono la capacità di gestione e tolleranza allo stress ed insegnano al bambino a
modulare ed a contenere le emozioni, positive e negative.

Come Riconoscere i Traumi Relazionali

I traumi relazionali (abusi sessuali, trascuratezza emotiva, maltrattamenti fisici) vissuti dal soggetto già dall’infanzia, diminuiscono la capacità di gestire lo stress.
Il processo con il quale la madre dona al figlio un significato alle emozioni provate, è definito “rêverie materna”. Nel caso in cui la madre non fosse in grado di aiutare il figlio a comprendere le sue emozioni di modo che così si possano regolare, le sue emozioni e le sue paure resteranno senza un significato e ne mineranno la stabilità
mentale.

Masud Khan (1979), allievo di Winnicott, definisce il “trauma cumulativo” come l’insieme di esperienze relazionali negative e, secondo lui, un ambiente incapace di sintonizzazione affettiva nei confronti del bambino, ha un effetto patogeno sulla strutturazione dell’Io.

Winnicott descrive la deprivazione materna nel periodo in cui il bambino ha una completa dipendenza nei confronti della figura:
Per il bambino la sensazione dell’esistenza della madre dura x minuti. Se la madre rimane via per più di x minuti […] il bambino è turbato, ma questo turbamento è risanato perché la madre in x+y minuti ritornerà […]. In x+y+z minuti il bambino rimane traumatizzato […].
Il bambino ha vissuto una frattura nella continuità della vita. Il secondo sistema che viene attivato è il sistema neurobiologico di difesa, con il quale si possono verificare ricordi intrusivi, alessitimia e difficoltà di
mentalizzazione.

Il blocco dei processi di simbolizzazione e mentalizzazione provoca le cosiddette emozioni traumatiche.

La mentalizzazione, infatti, permette al soggetto di trasformare le emozioni in simboli.
Traumi precoci producono un indebolimento della mentalizzazione, che può generare una fragilità della capacità di resilienza, ossia di gestione positiva ed attiva delle situazioni traumatiche, a traumi successivi.

Una scarsa e/o nulla capacità di verbalizzazione e simbolizzazione delle emozioni, può causare l’insorgenza di una condizione alessitimica nel soggetto.
L’Alessitimia è una condizione caratterizzata dall’incapacità di percepire, riconoscere e descrivere verbalmente gli stati emotivi.

I soggetti, con disturbo post-traumatico da stress, possono avere una condizione
“alessitimica” caratterizzata da8:

  • difficoltà ad identificare le emozioni;
  • difficoltà a modularle in relazione al contesto;
  • vulnerabilità al dolore.

Il test più affidabile, al momento attuale, per la diagnosi di alessitimia è la TAS-20 (Toronto Alexithymia Scale), un test di autovalutazione composto da 20 item.

di Marika Pepe

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