Comunicazione non verbale: riconoscere le espressioni del corpo

di Giulia Nocentini
Il presente studio (Van den Stock, Righart & de Gelder, 2007) indaga il modo in cui sono percepite le posture emotive del corpo, e qual è la loro influenza sul riconoscimento delle espressioni emotive facciali e vocali.

INFLUENZE PERCETTIVE DELLE ESPRESSIONI EMOTIVE DEL CORPO

Sono stati svolti tre esperimenti diversi con obiettivi specifici:
Nell’esperimento 1 si è effettuata un’analisi dell’accuratezza con cui le emozioni vengono riconosciute dalle espressioni corporee;
Nell’esperimento 2 è stata affrontata la questione della sinergia tra le espressioni facciali e le espressioni corporee di un’emozione;
Nell‘esperimento 3 è stato esplorato l’impatto delle espressioni corporee sul riconoscimento di voci emotive.

3.1. ESPERIMENTO 1: RICONOSCIMENTO DI ESPRESSIONI CORPOREE

L’obiettivo di questo esperimento è stato quello di testare il riconoscimento delle espressioni del corpo utilizzando un set di immagini di nuova generazione del corpo emotivo. È stato chiesto ai partecipanti (17 volontari neurologicamente illesi, di età compresa tra 18 e 28 anni, età media 21,3 anni) di abbinare una serie di espressioni emotive del corpo in un compito a scelta forzata tra due alternative. Si è scelto un compito di corrispondenza, invece di un compito di denominazione o categorizzazione, perché si è voluto indagare quanto bene le diverse emozioni siano riconosciute sulla base di analogie con altri stimoli della stessa categoria piuttosto che mediate dall’uso di etichette verbali, che avrebbero potuto creare bias o incomprensioni linguistiche.
Sono state utilizzate 72 fotografie in scala di grigi che rappresentavano attori semiprofessionisti (metà maschi e metà femmine) nell’esprimere diverse emozioni (rabbia, paura, felicità e tristezza) con tutto il loro corpo, aventi però il viso offuscato. La selezione di questi materiali si è basata sui risultati di uno studio pilota in cui erano state presentate delle immagini una per una su uno schermo; sono state scelte quelle che erano state categorizzate accuratamente (ovvero associate velocemente all’unico corretto tra quattro possibili nomi di emozione rappresentata) più del 70% delle volte.

In questo esperimento lo stimolo consisteva in un’immagine bersaglio presentata in alto e di due immagini satellite sotto a questa, a destra e a sinistra. Le tre immagini presentate per ogni stimolo raffiguravano ognuna una diversa identità (per evitare un bias in questo senso), tutte e tre, però, dello stesso genere. Una delle immagini satellite rappresentava con l’intero corpo la stessa espressione emotiva dell’immagine bersaglio, mentre l’altra fungeva da distrattore (FIG. 4: l’immagine satellite in alto è quella di un corpo arrabbiato, le due immagini satellite a destra e a sinistra, rispettivamente, visualizzano un corpo arrabbiato ed uno triste).
La progettazione è stata bilanciata in modo tale che, ad esempio, quando la paura era l’espressione bersaglio, ci fossero due prove (una con attori di sesso maschile e una con attori di sesso femminile) con un distrattore arrabbiato, due prove con un distrattore felice e due prove con un distrattore triste.

fig4Gli stimoli sono stati presentati sullo schermo di un computer, ed i partecipanti sono stati invitati ad abbinare (nel modo più accurato e veloce possibile) una delle immagini in basso a quella in alto, ovvero quella bersaglio, in base alla sovapponibilità dell’emozione espressa. Non sono state date informazioni su quali emozioni i partecipanti si potessero aspettare in ogni particolare prova e questi ultimi hanno espresso la loro scelta premendo il pulsante corrispondente all’immagine satellite a sinistra o a destra. Lo stimolo veniva presentato finché non venisse data la risposta.

Per quanto riguarda i risultati (FIG. 5: in alto, proporzione di riconoscimenti corretti; in basso, tempi medi di reazione), è possibile affermare che il riconoscimento di tutte le emozioni del corpo è stato sopra il livello di casualità (50%); sono state trovate differenze significative nel livello di correttezza di individuazione tra rabbia e tristezza, tra paura e felicità, tra paura e tristezza.
È stato trovato anche un effetto significativo legato ai distrattori: tra rabbia e tristezza e tra paura e tristezza; ciò è in linea con la scoperta che le espressioni corporee arrabbiate e impaurite sono riconosciute meno accuratamente rispetto ad espressioni corporee tristi.
Per scoprire con quale emozione è stata più spesso confusa l’espressione della paura, è stato calcolato il numero di errori in funzione dell’emozione del distrattore nelle prove in cui la paura era l’emozione bersaglio: il 70% degli errori sono stati compiuti quando la rabbia era il distrattore. Questo indica quindi che la paura è stata più frequentemente confusa con la rabbia.
I tempi di reazione medi per partecipante per ogni condizione mostrano differenze significative tra rabbia e tristezza, tra paura e felicità, e tra paura e tristezza: la paura è stata l’emozione riconosciuta il minor numero di volte, con un maggior tempo di latenza; discorso opposto vale, invece, per la tristezza. (riconosciuta il maggior numero di volte e con il minor tempo di latenza).

Questi risultati indicano che gli stimoli provenienti dal set di espressioni del corpo recentemente sviluppato sono ben riconoscibili senza l’aiuto di etichette verbali.
fig5I dati, inoltre, forniscono la prova che la paura sia la più difficile espressione corporea riconoscibile in un compito a scelta obbligata; lo stesso valeva anche quando l’esperimento era incentrato sulle espressioni facciali (Milders, Crawford, Lamb & Simpson, 2003). Questa difficoltà di individuazione potrebbe essere legata al fatto che le espressioni della paura possono essere variabili, a seconda del tipo di minaccia: si può avere paura del buio, di essere colpiti, di fare un’apparizione pubblica, di essere rifiutati, e così via; ai diversi tipi di paura sono associati diversi comportamenti difensivi, espressi da diverse configurazioni corporee. Tuttavia, però, Atkinson, Dittrich, Gemmell e Young (2004) hanno presentato espressioni di tutto il corpo statiche e dinamiche, aventi il volto offuscato, a tre livelli di intensità e sia totalmente visibile, sia rappresentate da punti illuminati. Hanno chiesto ai partecipanti di etichettare verbalmente gli stimoli in un compito a scelta obbligata tra cinque alternative (rabbia, disgusto, paura, felicità e tristezza). Per i corpi statici totalmente visibili, hanno scoperto che la rabbia era più scarsamente riconosciuta della paura, della felicità e della tristezza, con poca differenza tra queste ultime. Nel presente studio, non sono state riscontrate differenze significative tra i corpi arrabbiati e quelli impauriti, ma la paura era meno accuratamente riconosciuta rispetto alla felicità e alla tristezza (come indicato sia dai dati sulla precisione che sul tempo di reazione). A parte le differenze metodologiche (come, ad esempio, il numero di emozioni presentate e il tipo di attività che doveva essere svolta dai partecipanti), le differenze tra le emozioni riportate da Atkinson et al. possono riflettere differenze nel modo in cui gli stimoli vengono riconosciuti; questo può essere uno spunto per più approfondite ricerche future (Van den Stock, Righart & de Gelder, 2007).

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