Cosa succede al cervello quando si invecchia

Per Invecchiamento o Senescenza si intende quel meccanismo attraverso il quale col trascorrere degli anni avviene la modificazione di alcune caratteristiche personali e funzioni dell’organismo; per quanto riguarda queste ultime nel processo di senescenza tendono a decadere quelle scarsamente esercitate, a persistere e anche a perfezionarsi quelle maggiormente utilizzate.

Modificazioni Sistema Nervoso:

  • Diminuzione irreversibile del numero dei neuroni
  • Rallentamento progressivo nella produzione di certi neurotrasmettitori
  • Funzionamento sempre meno efficace dei meccanismi di regolazione
  • Aumento progressivo delle cellule gliali che si sostituiscono ai neuroni
  • Comparsa di “placche “ dette senili perché ritenute esclusive dell’età avanzata
  • Progressivo irrigidimento delle pareti dei vasi sanguigni

Teoria del declino intellettuale globale

Sostiene che a partire già dai 30 anni di età inizierebbe a manifestarsi un progressivo peggioramento delle capacità di pensiero astratto(dimostrare nessi logici,trovare analogie,completare una serie di numeri), mentre le prestazioni risulterebbero più stabili nelle prove in cui viene valorizzata l’esperienza.

Teoria dell’intelligenza fluida e cristallizzata (Horn e Cattel)

L’intelligenza fluida riguarda i processi-base del trattamento dell’informazione e della soluzione dei problemi (velocità di organizzazione,agilità mentale, ragionamento induttivo, formazione di concetti, memoria associativa). L’intelligenza cristallizzata riguarda invece la dimensione socio-culturale ed educativa (cultura generale,comprensione linguistica, vocabolario).

Secondo tale teoria l’esercizio e lo sviluppo dell’intelligenza fluida danno luogo alla crescita dell’intelligenza cristallizzata, inoltre sostiene che la senescenza è caratterizzata da un deterioramento delle abilità fluide e da una sostanziale stabilità di quelle cristallizzate.

 

Critica alla teoria del declino intellettuale globale

Da  alcuni studi condotti negli USA e in Europa emerse l’importanza per lo sviluppo delle abilità cognitive della dotazione intellettuale di partenza, che influisce sia sul livello intellettuale rilevato al termine delle ricerche(chi ha una dotazione intellettuale di partenza più elevata conserva abilità intellettive più elevate), sia sul ritmo con cui si manifesta il declino delle singole abilità(nei soggetti più intelligenti si osserva un minore declino con il passare degli anni).

 

LA PERCEZIONE

Per quanto riguarda le abilità acustiche e visive, che vanno ad incidere sull’efficienza del sistema sensoriale, si può notare, a partire dai 50 anni di età, una graduale e progressiva diminuzione di tali capacità.

Le funzioni che per prime e con più probabilità  perdono gradualmente l’efficienza sono:

  • lettura veloce
  • sensibilità alla luce
  • visione di immagini in movimento
  • visione da vicino
  • analisi di ricerca delle strategie visive.

L’acuità visiva invece si riduce progressivamente a partire dai 45 anni in poi, per diventare effettivamente significativa dopo i 70 anni.

Con l’invecchiamento si verifica una selezione sempre più rigida delle informazioni provenienti dagli organi sensoriali destinate al cervello che può ricondurre alla “teoria del filtro” elaborata da Broadbent. Essa sostiene che tra le migliaia di stimoli che arrivano ai nostri organi di senso solo alcuni giungono al cervello, quelli che riescono  a passare il”filtro” che separa le strutture periferiche da quelle centrali. Nell’anziano peggiora la percezione analitica dei particolari, ma non la percezione globale di un oggetto, ma grazie alla “costanza percettiva”all’organismo è permesso di cogliere il significato di un oggetto.

Anche l’acuità uditiva si riduce con gli anni e conduce a sordità o ipoacusia; tale tipo di deficit influisce sulle relazioni sociali molto più di quella visiva, in quanto l’udito risulta fondamentale per mantenere un rapporto valido con gli altri.

L’ ATTENZIONE

L’attenzione, una delle abilità fondamentali del nostro sistema cognitivo è contraddistinto da tre caratteristiche:

  • Arousal (livello di soglia)
  • Capacità dei sistemi attentivi (quantità di informazione che può essere elaborata in parallelo)
  • Capacità di selezione (possibilità di ignorare alcune informazioni per prenderne in considerazione altre)

Il decadimento di tale capacità nell’invecchiamento sembra implicare la capacità di distribuire le proprie risorse attentive piuttosto che un deficit complessivo di tale abilità.

Per attenzione fluttuante si intende invece il processo con il quale un individuo può essere in grado di focalizzare l’attenzione, alternativamente, su due stimoli. Le maggiori difficoltà riscontrate negli anziani in compiti che indaghino tale processo, sono stati interpretati come un’incapacità nel mantenere uno stimolo in stand-by quando ci occupa di un altro.

Per concludere si può affermare che nelle persone anziane si riscontra una  riduzione nella velocità e nella plasticità dell’attenzione, ma tale capacità non viene intaccata nella sua globale efficienza

IL LINGUAGGIO

Il linguaggio è sicuramente una delle funzioni che risentono meno dei processi di invecchiamento, di solito infatti difficoltà in questo ambito sono riconducibili a problemi di memoria e apprendimento.

Con l’avanzare degli anni si ha una riduzione del lessico attivo(quello usato spontaneamente) e una stabilizzazione e arricchimento di quello passivo (cioè di quello che si possiede ma normalmente non si utilizza), con espressione spontanea più fluente e struttura sintattica più complessa.

Si mantiene pressoché costante la comprensione lessicale e la scrittura a parte quella di parole straniere e di non- parole (cioè un insieme di lettere prive di significato).

Non compaiono particolari cambiamenti in capacità come la ripetizione,la lettura ad alta voce e la scrittura sotto dettato.

AFFETTIVITA’ E ADATTAMENTO

Per quanto riguarda l’aspetto affettivo durante il processo di invecchiamento appare evidente una riduzione della sua intensità soggettiva e della sua espressività dovuta a una sensibilizzazione degli stimoli che suscitano emozioni.

L’emotività sembra concentrarsi prevalentemente su contenuti riguardanti il proprio presente e passato, inoltre è caratterizzata da una maggiore frequenza di emozioni negative tra cui sembra farsi largo la depressione, maggiormente presente in soggetti istituzionalizzati.

Sia le emozioni negative che quelle positive nel soggetto anziano sembrano essere correlate al il rapporto con l’ambiente: autorealizzazione, paura di non riuscire, tristezza e solitudine per la mancanza di aiuto.

Il disadattamento che compare più frequentemente in soggetti che abbiano avuto problemi e frustrazioni precedentemente, può comparire in seguito a eventi considerati scatenanti, nell’uomo per esempio il pensionamento forzato e nella donna l’inserimento in una casa di riposo.

Il disadattamento di solito compare fra i 60 e i 70 anni e può evolvere in un riadattamento in cui i soggetti ritrovano nuovi interessi e nuove motivazioni riallacciando relazioni sociali.

SESSUALITA’

La diffusa convinzione che vede la sessualità strettamente connessa alla capacità di procreare  porta a considerare l’anziano come un asessuato. Bisogna considerare, parlando di questo argomento, i condizionamenti culturali e sociali: il pregiudizio sull’anziano che è considerato fisiologicamente incapace di avere una vita sessuale, il senso di colpa e la vergogna  che certe società inducono per il fatto di provare ancora pulsioni sessuali.

L’invecchiamento di per sé non produce  un impoverimento globale e irreversibile della sessualità: le variazioni individuali sono molteplici.

L’invecchiamento non determina asessualità: a 50 anni il 97% degli uomini e il 93% delle donne ha rapporti soddisfacenti, dopo i 60 anni queste percentuali scendono rispettivamente al 94% e 84%.

MEMORIA

 

 

Welford: sostenne che il declino mestico che si manifesta con l’invecchiamento potesse essere riconducibile alla mancanza d’esercizio e al disuso delle funzioni mnestiche. Inoltre postulò l’ipotesi dell’interferenza, in cui il declino delle capacità d’apprendimento è imputabile a un deficit nella memoria a breve termine dovuto a una maggiore sensibilità dell’anziano al fenomeno dell’interferenza proattiva (con l’avanzare dell’età il materiale appreso in precedenza in interferirebbe sempre di più con quello da apprendere che, pertanto non verrebbe memorizzato).

Rallentamento Cognitivo nell’anziano: i processi mnestici non differirebbero qualitativamente da quelli di un soggetto adulto, ma solo meno veloci.

Memoria a Breve Termine: la riduzione delle capacità mnestiche sono strettamente legate al compito proposto

Memoria a Lungo Termine, diverse ipotesi di declino:

 

  • l’ipotesi del deficit di ricerca: gli anziani riuscirebbero meno bene dei giovani nei compiti di apprendimento e di memoria perché si troverebbero in difficoltà nella formulazione spontanea di strategie efficaci, sia durante l’esame degli stimoli da memorizzare sia nella fase di recupero degli item in memoria.

 

  • L’ipotesi della profondità dell’elaborazione: gli anziani non raggiungerebbero spontaneamente la codifica più profonda , quella semantica, e si troverebbero in difficoltà già nel momento della codifica dell’informazione

 

[ L’elaborazione di uno stimolo deve essere preceduta necessariamente dalla sua percezione; è stato visto come negli anziani si abbia una difficoltà percettiva dovuta sì a un mutamento e deterioramento degli organi di senso, ma anche a cambiamenti dei meccanismi cerebrali centrali.

Nell’anziano si riscontrano problemi nell’identificazione di oggetti, una ridotta velocità nell’esaminare gli stimoli che determina una riduzione del materiale acquisito, inoltre un declino dell’attenzione selettiva la quale permette di cogliere alcuni elementi all’interno di un contesto ].

Nella fase di codifica dell’informazione gli anziani risultano meno efficaci degli adulti in quanto si ipotizza che:

  • Si abbia una riduzione della Working memory
  • Difficoltà strategiche (lentezza nel trovare strategie adeguate al contesto)
  • Problemi metamnestici (scarsa conoscenza del funzionamento della memoria)

CREATIVITA’

La creatività e la sua espressione può essere considerata come perfettamente compatibile con il processo di invecchiamento anzi esso può contribuire nella facilitazione dell’andamento regolare di tale processo.

La longevità creativa caratterizza soprattutto pittori , scultori e architetti piuttosto che scrittori.

Nel musicista il processo di invecchiamento può portare verso una liberazione creativa distaccandosi dalle rigide regole imparate e rispettate durante la formazione.

Gli attori invecchiando conferiscono a ogni parola una risonanza interiore e una ricchezza di sfumature grazie alla loro intensità.

I ballerini invece tendono di solito a valorizzare maggiormente gli arti superiori e successivamente possono alleviare il dolore psicologico per la decadenza fisica diventando coreografi.

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