Cosa succede nel cervello di uno psicopatico
Poche ricerche hanno chiarito la relazione tra sadismo sessuale e psicopatia e il ruolo che entrambi hanno nei comportamenti violenti. In questa tesi verranno discussi e approfonditi alcuni aspetti confermati o confutati empiricamente dalla letteratura scientifica.
Lo studio di Meloy[1] dimostra una certa relazione positiva e significativa tra sadismo e psicopatia come misurato dalle interviste cliniche, test psicologici, e storia comportamentale. Replica i risultati di Hart[2] e sottolinea il concetto teorico che gli psicopatici si relazionino con gli altri sulla base del potere e della dominazione, piuttosto che sull’affetto[3], evidenziato da comportamenti che possono variare dalle parole crudeli e umilianti alla tortura e all’omicidio. Meloy[4] afferma che né lo studio di Dietz[5] né quello di Gratzer[6] ha misurato la psicopatia, ma la convergenza con il sadismo sessuale è fortemente suggestiva e prevedibile: sia gli psicopatici che i sadici sessuali condividono il desiderio di controllare, dominare e disumanizzare i propri oggetti a causa di un distacco emotivo cronico, un narcisismo aggressivo che li fa sentire autorizzati a fare quello che vogliono degli oggetti, e una falsità che li delizia e facilita il rapimento delle vittime.
Questi studi hanno aperto la strada ad ulteriori ricerche per poter comprendere meglio la natura della loro relazione che dimostra di avere una certa rilevanza nei comportamenti violenti.
Nello studio di Porter[7] si sostiene che un potente fattore di rischio di comportamenti violenti è l’eccitazione legata alla violenza sessuale e non sessuale. È probabile che solo una minoranza di psicopatici sono veri sadici, sebbene un numero più grande ha interessi sadici. C’è un’evidenza per alcuni gradi di relazione tra psicopatia e sadismo; è stimato che il 58-96% di omicida sessuali sono psicopatici, e il sadismo sessuale è più comune tra omicida sessuali piuttosto che tra gli altri criminali sessuali[8]. Ancora, Porter et al.[9], hanno scoperto che gli psicopatici che perpetrano omicidi sessuali fanno uso di una violenza più gratuita e sadica rispetto ai non psicopatici. È noto che i criminali sessuali psicopatici molto probabilmente esibiscono comportamenti sadici e che la combinazione della psicopatia e degli interessi sessuali devianti aumenta di gran lunga il rischio di recidività per la violenza sessuale[10].
Nello studio di Woodworth[11] si dimostra che mentre la psicopatia non è collegata al numero di parafilie, è fortemente collegata al tipo di parafilia.
In particolare, in accordo con la letteratura precedente[12], i criminali categorizzati come fortemente psicopatici hanno significativamente più probabilità di avere una parafilia sadica rispetto ai criminali categorizzati come o di bassa o moderata psicopatia. Di tutti i criminali con una parafilia sadica, il 67% ha un alto punteggio di PCL-R. In accordo, con le formulazioni teoriche della psicopatia sessuale[13], gli individui con alta psicopatia di questo campione hanno più probabilità di commettere una violenza sessuale per scopi sadici auto-gratificanti. Porter et al.[14], suggeriscono che la combinazione di psicopatia e interessi sessuali sadici portano ad un criminale sessuale particolarmente pericoloso.
Nello studio della Robertson[15] si dimostra che psicopatia e sadismo, sebbene collegati, non sono co-estensivi e catturano differenti aspetti dell’aggressività. La psicopatia predice l’aggressività generale antisociale (USAG), ma il sadismo no; mentre, entrambi i costrutti sono collegati alle prime manifestazioni più estreme di violenza (rispettivamente aggressione adolescenziale e adulta). All’interno della psicopatia, gli aspetti individuali covariano con differenti aspetti dell’aggressività. Mentre l’aggressività generale è collegata primariamente con l’antisocialità e secondariamente con l’impulsività, l’aggressione sessuale correla con le componenti affettive e antisociali, non con l’impulsività. La correlazione predominante tra antisocialità e le variabili di aggressione non sessuale, la covarianza discordante degli aspetti interpersonali e affettivi con questa violenza, e la bassa incidenza delle interazioni tra gli aspetti che predicono la violenza non sessuale supportano le asserzioni di Kennealy[16] che il Fattore 2 è più coinvolto nella violenza non sessuale rispetto al Fattore 1, e che le interazioni tra Fattori 1 e 2 non sembrano essenziali[17]. Analogamente, le interazioni tra sadismo e psicopatia non sono determinanti nel predire l’aggressione. Questi risultati evidenziano la necessità di differenziare tra tipi di violenza nel determinare il ruolo che gli aspetti della psicopatia e del sadismo giocano nella previsione. Anche questo studio ha confermato che i due costrutti sono significativamente e positivamente correlati[18]. Il sadismo è correlato con il PCL-R, l’Aspetto 1 (Interpersonale) e l’Aspetto 2 (Affettivo). Gli psicopatici e i sadici condividono il desiderio di controllare e dominare gli altri, spesso come mezzo per raggiungere a uno scopo[19], ciò può spiegare la relazione tra il sadismo e l’Aspetto 1 (Interpersonale). Si è dimostrato che entrambi sadismo e psicopatia covariano con i primi problemi comportamentali – ad esempio aggressione fisica e verbale – che continuano ad essere presenti nella loro vite adulte[20], questo si riscontra nella relazione fra il sadismo e l’Aspetto 4 (Antisociale). Sebbene la correlazione tra la dimensione del sadismo e della psicopatia sia significativa, essi rappresentano un effetto di piccole dimensioni, indicando una sostanziale divergenza nei due costrutti. Non sorprendentemente, ciascuno di loro porta a differenti pattern di covarianza con differenti tipi di violenza[21].
Figura 1. La PCL-R (scala di misurazione della psicopatia) è composta da due fattori distinti, ma moderatamente correlati. Il Fattore 1 comprende l’Aspetto 1 (Interpersonale) e l’Aspetto 2 (Affettivo), mentre il Fattore 2 comprende l’Aspetto 3 (Impulsività) e l’Aspetto 4 (Antisociale).
Oltre ai vari tipi di violenza, al sadismo e alla psicopatia è stata collegata l’aggressione non provocata. Similmente a ricerche precedenti[22], Nello studio di Reidy[23] il Fattore 1 predice un incremento della probabilità di un’aggressione non provocata, e aggressori non provocati sono significativamente più aggressivi rispetto agli aggressori di rappresaglia. In accordo con l’ipotesi di questa ricerca, i risultati indicano che il sadismo (ad esempio, il più veloce tempo di reazione alle parole di felicità in seguito a immagini violente) è associato ad un alto rischio di aggressione non provocata.
Comunque, contrariamente all’aspettativa degli autori di questo studio, la psicopatia non è associata al sadismo. Quindi, il sadismo non sembra mediare la relazione tra il Fattore 1 e la probabilità di impegnarsi in un’aggressione non provocata nella popolazione non forense. Piuttosto, il Fattore 1 e il sadismo indipendentemente e significativamente predicono un’aggressione non provocata. La mancata associazione tra tratti psicopatici e sadismo nel campione è inconsistente con la scoperta di due studi esistenti che collegano il sadismo e la psicopatia nei campioni forensi[24]. Questo può suggerire una relazione non lineare che fa in modo che due variabili dimostrino differenti relazioni in popolazioni differenti. Di conseguenza, il sadismo, come la psicopatia possono avere una natura dimensionale ma causano violenza soltanto nelle popolazioni degli psicopatici clinici non presenti nel campione di questo studio. Però, Porter et al.[25] hanno trovato che in aggiunta all’83% di psicopatici che commettono atti sadici, il 53% di non psicopatici hanno mostrato violenza sadica in assassini che loro hanno perpetrato. Mentre questi rapporti sono significativamente differenti suggeriscono che il sadismo non è ristretto alla popolazione psicopatica, e d’altra parte, può essere meglio concettualizzato come indipendente dalla psicopatia. Infatti, molti individui che traggono il loro piacere dalle attività aggressive (ad esempio, boxing, football, caccia e film horror) possono avere preferenze sadiche. Ma questi individui non dovrebbero essere considerati psicopatici (o sadici) in base a questi interessi comuni. Piuttosto, queste attività possono essere un modo di sublimazione che ha precluso lo sviluppo di violenti e gravi atti e desideri.
Secondo Baumeister e Campbell[26] la teoria dei processi concorrenti[27] (opponent process theory) spiega come qualunque persona può avere tratti sadici. Gli individui “normali” che aborriscono fare male avranno una risposta negativa – processo (A) – nel commettere un atto violento. Il corpo ha bisogno di un processo (B) per terminare la risposta evitante di pericolo, e avrebbe molto probabilmente una qualità positiva. Inizialmente, la prima risposta positiva può essere abbastanza scarso e debole, ma il processo (B) acquisterebbe forza, facendo assumere alla qualità totale dell’atto violento una natura piacevole. Allora perché soltanto poche persone diventano sadiche? Questi autori suggeriscono che lo sviluppo di una spinta sadica può essere moderato dalla colpa. Negli individui normalmente socializzati (ad esempio bassa psicopatia), la presenza di colpa, che è collegata con l’empatia, farebbe sperimentare a loro stessi emozioni negative. D’altra parte, solo una minoranza di gente a cui manca l’esperienza della colpa e dell’empatia potrebbe sperimentare il processo opposto che gradualmente produce piacere in risposta all’infliggere sofferenza. Gli autori discutono che questo è il perché la gente cerca attività socialmente accettate che minimizzano la colpa (ad esempio film horror, football e caccia). In accordo con ciò, un individuo nella posizione bassa dello spettro della psicopatia può aver visto le immagini violenti del nostro studio e aver avuto una risposta di piacere molto simile a qualcuno che prova piacere guardando film horror o praticando la boxe. Questo non indica necessariamente che questi individui sono a rischio di diventare sadici. I dati di questo studio sono in accordo con le osservazioni che individui altamente psicopatici sono portati più facilmente a commettere violenza di alta gravità e di farlo più di dieci volte. Inoltre, essi suggeriscono che il tipo di violenza inflitta può essere informativa del rischio di perpetrazione di atti futuri. Infatti, il criminale che perpetra atti di violenza non provocata molto probabilmente è più recidivo del criminale che ha commesso un atto di aggressione ostile/reattiva[28].
Infine, uno degli studi più recenti di Robertson e Knight[29] ha confermato che sadismo sessuale e psicopatia sono teoricamente, clinicamente e empiricamente collegati alla violenza sessuale[30] oltre alla violenza non sessuale[31]. Mentre i sadici hanno mostrato di trarre gratificazione sessuale dalla sofferenza fisica e emotiva degli altri[32], gli psicopatici appaiono violenti per una varietà di ragioni: incapacità di occuparsi dei segnali di sofferenza dell’altro[33] reagendo in maniera eccessiva all’aggressione percepita o come mezzo per raggiungere un obiettivo[34]. L’alto rischio di violenza[35] associata ad ogni costrutto dovrebbe giustificare l’aumentata attenzione alla ricerca su entrambi i costrutti e sulla loro potenziale covarianza[36].
Il Sadismo è fortemente in relazione con i punteggi complessivi del PCL-R, l’Aspetto Interpersonale e l’Aspetto Antisociale. Il sadismo e gli aspetti (facets del PCL-R) predicono analogamente tutte le misure di violenza non sessuale e il fattore di violenza sessuale, ma solo gli aspetti predicono fortemente tutti gli altri fattori di comportamento criminale sessuale (Parafilico). Gli aspetti del PCL-R covariano con differenti aspetti della violenza. Mentre le misure di violenza non sessuale sono correlate primariamente all’aspetto Antisociale e secondariamente all’Aspetto Interpersonale e dell’Impulsività, la violenza sessuale è correlata soltanto con l’Aspetto Affettivo. Nonostante le connessioni teoriche con il controllo, né il sadismo né la psicopatia predicono fortemente il fattore di Controllo Fisico nell’analisi dei comportamenti durante i crimini sessuali. Lo studio corrente, quindi, ha confermato che i due sono significativamente e positivamente correlati. Questi però, non sono coestensivi e rappresentano un effetto di piccole dimensioni, indicando una sostanziale divergenza. Sia il sadismo che la psicopatia predicono fortemente la violenza sessuale e non sessuale, indicando la loro associazione sia con un maggiore rischio di casi di violenza sia un’elevata gravità di violenza[37].
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[35] La violenza è un costrutto eterogeneo con eziologie, motivazioni e manifestazioni multiple che richiede una specificazione in termini di definizioni e misurazioni. In questo studio vengono considerati quattro fattori per la violenza sessuale: Violenza sessuale, Controllo Fisico, Comportamento Sessuale e fattore Parafilico, e due per la violenza non sessuale: problemi comportamentali adolescenziali/infantili e comportamenti aggressivi adulti.
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di Ilaria Ulgharaita
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