Cos’è lo Stereotipo di Genere

Lo stereotipo è una generalizzazione condotta su un gruppo di persone, in cui caratteristiche identiche vedono attribuite a tutti i membri del gruppo, senza tenere conto delle variazioni tra i membri. Una volta formati, gli stereotipi sono resistenti al cambiamento, anche quando sopraggiungono nuove informazioni. Naturalmente possono essere rivolti a vari gruppi, come le etnie e le religioni, ma anche il genere. Il più delle volte il ricorso allo stereotipo non è intenzionale ma conduce spesso a un grossolano errore cognitivo.

È una scorciatoia cognitiva di cui la nostra mente non riesce a fare a meno, in quanto disponiamo comunque di risorse cognitive limitate ed essa ci offre maggiore e più rapida accessibilità a informazioni. Come sostenne Allport, quando descrisse la stereotipizzazione come la “legge del minimo sforzo”( E. Aronson, T.D. Wilson, R.M. Akert, P. Villano, 2010).

Nel genere si ha una manifestazione onnipresente di stereotipo, tanto da essersi guadagnata il nome di stereotipo di genere; un esempio è lo stereotipo che vede le donne più empatiche o loquaci, o meno “portate” al ragionamento logico-matematico, mentre gli uomini più freddi, taciturni e razionali. Probabilmente chiunque ha esperito personalmente almeno un caso che non fosse conforme a queste descrizioni.

“Gli stereotipi sono prescrizioni del contesto sociale e vengono interiorizzati tramite la socializzazione” E. Camussi

Quando si è immersi in categorie e stereotipi si può cominciare ad agire e pensare conformemente allo stereotipo associato alla nostra categoria; questo fenomeno è chiamato assimilazione comportamentale. Un esempio viene fatto da Bargh, studioso di questo fenomeno, che dimostra in un suo esperimento come bastasse attivare stereotipi connessi a “persone anziane” per indurre i partecipanti a camminare più lentamente (Steele,1997), (R.J. Crisp, R.N. Turner).

Questo effetto di assimilazione può avere implicazioni negative sulle prestazioni, quando il gruppo di appartenenza è descritto da stereotipi di prestazione negativa. Viene chiamata minaccia dello stereotipo il disagio percepito dalle persone in situazioni in cui potrebbero conformarsi agli stereotipi negativi associati all’appartenenza al proprio gruppo (Steele,1997), (R.J. Crisp, R.N. Turner ).

Gli stereotipi sono prescrizioni sociali

Poichè gli stereotipi, essendo delle prescrizioni sociali, hanno un meccanismo di funzionamento molto semplice: non solo dicono come è qualcosa ma come deve essere. Per questo sono impossibili da eliminare cognitivamante; nel panorama dei comportamenti, appare difficile definire l’invisibile confine tra ciò che è dettato dallo stereotipo e ciò che non lo è.

L’esperimento “Stereotype Threat Decostructed” del 2010 di Toni Schmaderi in cui si presuppone, come dimostrato da decenni di ricerche, che le persone conseguano risultati più bassi rispetto al loro reale potenziale in situazioni in cui lo stereotipo della categoria cui appartengono suppone che facciano peggio, esplora i processi psicologici sottostanti agli effetti di minaccia dello stereotipo. Nello specifico, sottolinea gli indizi dello stereotipo negativo e cerca la prova che uno di essi possa confermarlo. Questo processo di monitoraggio dei fallimenti e della soppressione dei pensieri ed emozioni negativi, dirotta il vero meccanismo cognitivo —working memory— che è necessario per il successo in complesse attività cognitive, nelle quali le differenze di gruppo sono rilevanti al fine della performance. Per fortuna i risultati suggeriscono che, quando stigmatizzati, gli individui rivalutino la loro esperienza, e che le differenze di gruppo nelle performance possano essere ridotte, anche se non eliminate (T. Scimaderi, 2010).

Le attività sesso tipizzate (L. Lipperini, 2007) sono tutte quelle che lo stereotipo di genere attribuisce a un genere o all’altro. Le ben note attività considerate dal pensiero comune “da maschi” o “da femmine”. Vanno dalla pratica di uno sport o un hobby allo studio di una disciplina o alla pratica di una certa professione. Riferendoci al concetto di genere come entità dinamica, viene facile comprendere come siano anche sessotipizzanti.

Una implicita definizione di attività sessotipizzate ci viene da Vivien Burr, psicologa sociale: “Tutti noi, anche senza volerlo, categorizziamo continuamente artefatti, abbigliamenti, modi di scrivere, espressioni verbali come maschili o femminili” (V. Burr, 1998).

di Erica Boiano

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