Disturbi dello spettro autistico: definizione e significato
Disturbi dello spettro autistico
La definizione dei disturbi dello spettro autistico
Gaia Baldoni
I Disturbi dello spettro autistico (ASD) comprendono un insieme di quadri psicopatologici la cui causa è riconducibile a problemi di neurosviluppo, caratterizzati da numerose e diversificate difficoltà nell’ambito delle relazioni intersoggettive, i cui effetti si ripercuotono a livello cognitivo, affettivo e comportamentale.
1 Più dettagliatamente l’Autismo può essere definito come un disturbo neurologico che si manifesta con rilevanti deficit nella cognizione, nell’interazione e nella comunicazione.
2 I problemi di comunicazione includono l’impossibilità di intraprendere o mantenere un dialogo sociale, una modalità comunicativa di tipo non verbale, un ritardo significativo nello sviluppo del linguaggio e gravi deficit nello sviluppo dell’attenzione condivisa.
Le principali difficoltà riscontrate nell’interazione sociale comprendono la tendenza, dei soggetti affetti dal disturbo autistico, all’isolamento, con effetti sulla creazione di legami interpersonali significativi, la scarsa partecipazione a giochi di tipo interattivo e la mancanza di empatia.
L’esordio è collocabile nei primi anni di vita del bambino ed è caratterizzato, oltre che da gravi compromissioni delle interazioni sociali e delle modalità comunicative, anche da un repertorio circoscritto, stereotipato e ripetitivo di interessi e attività.
I disturbi dello spettro autistico sono oggi considerati come alcuni dei più comuni disordini dello sviluppo rientranti nella denominazione “Disturbi pervasivi dello sviluppo” secondo la classificazione nosografica del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (DSM- IV-TR), mentre sono denominati come “Alterazioni globali dello sviluppo psicologico” nell’ ICD-10.4
Negli ultimi anni si è assistito alla realizzazione di vari studi aventi come oggetto l’epidemiologia dei Disturbi pervasivi dello sviluppo (PDD) con oltre sessantadue pubblicazioni, eterogenee per impostazione di ricerca e dimensione campionaria, nell’arco di tempo collocabile tra il 1960 e il 2010. Tra questi studi, i più recenti indicano che la percentuale di prevalenza per tutte le manifestazioni di PDD è del 0,7%, percentuale che sale allo 0.9% se si prende in considerazione la prevalenza dei DSA sulla popolazione infantile americana. Presa visione dell’incremento significativo delle stime del disturbo si è parlato di «epidemia di autismo». Tra le tante ragioni ipotizzate alla base del fenomeno del progressivo aumento di tale indice, la più rilevante appare legata al graduale miglioramento della potenza statistica delle tecniche utilizzate per effettuare l’indagine, seguita da una diagnosi maggiormente precoce rispetto al passato. Il passaggio dal DSM III al DSM IV e l’introduzione di tecniche attuali per la diagnosi (ADOS, ADI, CARS) e di nuovi strumenti per l’individuazione tempestiva del disturbo quali il First Year Inventory e il M- CHAT sono alla base di tale incremento. In conclusione gli studi sull’epidemiologia del disturbo oggi disponibili non ci forniscono informazioni sufficienti a valutare l’evoluzione del disturbo.
Bibliografia
1 Zennaro Alessandro, I disturbi dello spettro autistico, Lo sviluppo della psicopatologia, Bologna, Il Mulino, ottobre 2011, pp.201
2 Marohn Stephanie, The Natural Medicine Guide to autism, 1 ed, Charlottesville VA 22906, Hampton Roads Publishing Company,2012, pp.33
3 Sitografia?
4 Zennaro Op. cit; pp 204
5 Venerosi A, Chiarotti F (Ed.). Autismo: dalla ricerca al governo clinico. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2011 (Rapporti ISTISAN 11/33).
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