Gli Studi di Ebbinghaus sulla Memoria

EbbinghausIl primo a essersi interessato allo studio della memoria e al quale dobbiamo un grande contributo alla psicologia sperimentale è Hermann Ebbinghaus (Ebbinghaus, 1885). Per la prima volta nella storia della ricerca, Ebbinghaus si preoccupò di studiare e spiegare quali fossero i meccanismi alla base grazie ai quali la memoria e i suoi magazzini si riempivano e si svuotavano. Utilizzando materiale il più possibile neutro cioè delle sillabe senza senso, in cui la memorizzazione non fosse influenzata da fattori esterni, egli dimostrò due fenomeni identificabili come: curva di oblio e curva della ritenzione.

Con il primo termine spieghiamo come la prestazione stessa del ricordare tende a calare con l’aumentare del tempo di ritenzione, dunque il soggetto tenderà a perdere l’informazione e ciò dimostra come la memoria sia strettamente legata al fenomeno oblio. Con il termine oblio indichiamo quel processo di rimozione o meglio di eliminazione d’informazioni e materiale memorizzato, che può essere esercitato consapevolmente o no. Tale meccanismo va inteso, non in termini di disturbo o disfunzione, ma come strategia che il nostro organismo attua in termini fisiologici e di economia. Mentre con il termine ritenzione indichiamo che con l’aumentare delle ripetizioni del materiale da memorizzare, aumenta la ritenzione e la prestazione stessa, fino ad arrivare ad un punto in cui tale processo non produce più miglioramenti.

Ovviamente se pur dotati di inventiva, questi primi studi presentano dei limiti. Il materiale stesso essendo neutro non rispecchia quei contenuti o informazioni che siamo soliti memorizzare nella vita di tutti i giorni, connotati di valenza affettiva o comunque simbolica dunque la rappresentazione data da Ebbinghaus è di una memoria di tipo passivo e senza validità ecologica.

Grazie ai suoi studi ricordiamo anche altri due fenomeni registrati e componenti al tempo stesso della Curva di posizione seriale: l’effetto di recenza (recency effect) e l’effetto di priorità (primacy effect). Entrambi sono fenomeni che si registrano quando chiediamo al soggetto di ripetere o rievocare, in maniera libera, immediatamente del materiale presentatogli; nel primo caso l’effetto recenza spiega come gli ultimi elementi di una lista o sequenza di target viene ricordato in maniera corretta e migliore, mentre l’effetto priorità permette ugualmente di dimostrare come i primi elementi di una lista vengono ricordati più facilmente dal soggetto rispetto a quelli intermedi ma con minor accuratezza rispetto agli ultimi elementi presentati. Tale curva permise per la prima volta di dare fondatezza sulle ipotesi iniziali dell’esistenza di due magazzini di memoria distinti e separati, quali il magazzino a breve termine e a lungo termine.

Una critica severa nei confronti di questi primi studi arriva da Bartlett (Bartlett, 1932) il quale introduce una nuova visione della memoria. Eliminandone l’artificiosità fin ora pervenuta dalle indagini in laboratorio, egli tende a valorizzarla in termini ecologici e naturalistici, come se la memoria fosse un processo attivo e prodotto di un’organizzazione attiva delle nostre esperienze passate. Dunque ricordare non è un fenomeno passivo e di semplice rievocazione ma un processo di costruzione in cui si implementano fenomeni come la rielaborazione e l’integrazione connotati pur sempre da un valore e un significato affettivo. Per riassumere queste attività e strategie messe in atto dall’uomo nel ricordare, egli elabora il concetto di “schema” o chiamato anche modello concettuale (Bartlett, 1932) con il quale si vogliono evidenziare le differenze individuali.

di Chiara Spinaci

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