Il Cervello Bilingue

cervello bilingueIl problema della localizzazione cerebrale delle lingue nel cervello delle persone bilingui o poliglotte ha fondamentalmente riguardato, negli anni passati, la domanda se le due lingue siano localizzate nelle stesse aree o in differenti aree del cervello.

Sono state formulate diverse ipotesi sintetizzate nelle seguenti tre posizioni che il linguaggio di un soggetto poliglotta fosse organizzato:

  • nelle stesse aree cerebrali per ogni lingua;
  • in differenti aree;
  • in differenti circuiti all’interno della stessa area.

Questa visione spiega anche in termini funzionali, la maggior parte dei fenomeni riscontrati nei disturbi acquisiti del linguaggio dei soggetti bilingui (alcune modalità di recupero delle lingue, l’afasia differenziata, il fenomeno dell’antagonismo alternato e della traduzione paradossa).

L’area di Werniche che si trova nel lobo temporale e l’area Broca nel lobo frontale dell’emisfero sinistro rivestono importanza fondamentale per la comprensione e la produzione del linguaggio. Va però precisato che il linguaggio – una funzione cognitiva tra le più complesse – non è legato a una singola struttura, ma si basa sull’integrità di una complessa rete nervosa con importanti nodi cortico-sottocorticali.

L’emisfero di destra, per esempio, è molto importante per gli aspetti emozionali e pragmatici del linguaggio, e forse anche per alcuni aspetti squisitamente linguistici delle lingue apprese successivamente alla lingue madre.

È emerso come l’età sia un fattore critico per l’acquisizione di una seconda lingua soprattutto per quanto riguarda la fonologia e la grammatica di quest’ultima, abilità sottese dalle aree corticali frontali. Le persone esposte ad L2 dopo la pubertà infatti presentano limitazioni fonologiche e grammaticali rispetto a quelle esposte entro il termine di quest’ultima. Alcune ricerche suggeriscono che la presenza di accento straniero per la seconda lingua può ricorrere anche qualora quest’ultima sia acquisita a partire dai 3 anni di vita ed indipendentemente da quanto essa sia stata praticata.

Questo perché sembra che si attivino aree corticali diverse a seconda che la L2 sia acquisita prima o dopo tale età.  In alcune ricerche, bambini bilingui di diverse fasce di età sono stati esposti all’ascolto di una storia in L1 e L2.

I risultati hanno dimostrato che

  • nei bilingui precoci, a differenza dei tardivi, durante l’ascolto nelle due lingue si attivavano le stesse aree corticali per la comprensione del linguaggio;
  • Il tardivo padroneggia meno la traduzione, la comprensione e la produzione della L2.

 

Quando si acquisisce contemporaneamente L2 e L1 o la competenza della seconda lingua è a livello nativo, attivazioni neurali comuni sono riportate in aree cerebrali simili: le aree temporo-parietale sinistra e anteriore, che i monolingui utilizzano quando svolgono lo stesso tipo di compiti (Stein et al. 2009).

All’inizio dell’acquisizione di una seconda lingua i suoni della essa sono processati con un maggiore coinvolgimento dell’emisfero destro così come lo sono i suoni senza significato (Sugiuralet al., 2011). Perani et al. (2003) hanno dimostrato invece che, in seguito a compiti di comprensione, l’età di acquisizione di L2 come unico fattore non sembra avere un impatto nella rappresentazione cerebrale macroscopica di L2.

L’altra ricerca di Perani et al., (2003) ha messo in evidenza che la rappresentazione cerebrale della seconda lingua (L2) può dipendere in larga parte non tanto dall’età in cui quest’ultima è stata acquisita, ma dal livello di competenza raggiunto.

Nello svolgimento dei compiti di comprensione è emersa una sovrapposizione delle aree corticali coinvolte (area di Werniche) sia in L1 che in L2, indipendentemente dall’età di acquisizione della seconda lingua. Al contrario, in occasione di compiti di espressione linguistica, nei soggetti esposti dopo la pubertà alla seconda lingua ma con elevate abilità in quest’ultima, L1 ed L2 sono rappresentate in due diverse aree segregate della corteccia frontale inferiore di sinistra (area di Broca).

A questo proposito è opportuno notare che la comprensione e la produzione linguistica sono abilità cognitive per le quali è richiesta l’elaborazione di componenti diverse del linguaggio.

Soglia per attivazione di lingua.

Nel 1989 Paradis ha descritto in particolare le caratteristiche delle relazioni di attivazione, sostenendo che ogni parola e ogni lingua hanno una specifica soglia che dipende dalla frequenza d’uso e dall’intervallo di tempo trascorso dall’ultima attivazione.

Una lesione al cervello può abbassare il livello di attivazione di una lingua, che quindi non verrebbe perduta ma semplicemente resa inaccessibile con le attuali soglie di attivazione.

Generalmente,

 

la soglia di attivazione

per la comprensione

<  la soglia di attivazione per l’espressione.

 

Molto importanti sono le relazioni di inibizione, presenti anche nei monolingui. Quando viene scelta una parola, vengono contemporaneamente inibite sia le parole semanticamente vicine, sia le parole fonologicamente vicine.

Nei bilingui, durante la selezione di una lingua, le relazioni di inibizione permettono di inibire l’altra lingua non attivata. Questa inibizione è in genere automatica e consente di evitare le interferenze tra le due lingue; l’espressione verbale in una lingua inibisce quindi automaticamente l’espressione nella seconda lingua.

Ma negli interpreti simultanei che, per la loro professione, si addestrano a mantenere attivate costantemente due lingue alla volta per molte ore al giorno questi sistemi di inibizione fra le lingue saranno decisamente diversi. In particolari professioni le soglie di inibizione fra le due lingue sono quindi quantitativamente diverse rispetto a quelle di altri poliglotti.

di Valeria Aksenevich

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