La moda come causa dell’anoressia
I Disturbi del Comportamento Alimentare, nelle loro varie declinazioni, costituiscono ormai un problema di salute rilevante; negli ultimi anni, infatti, essi sono diventati oggetto di attenzione crescente da parte del mondo scientifico.
In Italia secondo lo studio di Preti et al. (2009) la prevalenza di qualsiasi disturbo del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbi da alimentazione incontrollata e disturbi del comportamento alimentare sottosoglia) è pari a 3,3% in donne e uomini di età≥18 anni. Secondo gli autori inoltre in 6 Paesi Europei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna), la prevalenza di bulimia nervosa è dello 0,88% in donne di età ≥18 anni.
Una ricerca italiana[1] ha stimato che su 100 adolescenti circa 10 soffrono di un disturbo del comportamento alimentare; di questi 1-2 presentano forme più gravi di anoressia e bulimia mentre gli altri hanno manifestazioni cliniche transitorie o incomplete.
Tuttavia a causa della natura multifattoriale di queste patologie, della carenza di omogeneità nelle classificazioni diagnostiche di riferimento e negli strumenti diagnostici utilizzati e infine a causa della mancanza di studi condotti sulla popolazione generale, risulta difficile trovare “dati epidemiologici certi e uniformi sulla diffusione del fenomeno”. [2]
In generale però gli studiosi concordano con le evidenze riportate nella letteratura scientifica che hanno constatato un drammatico abbassamento dell’età di esordio[3] di tali patologie e la profonda connessione di esse con la cultura del nostro tempo.
A causa dell’incidenza così elevata dell’anoressia e della bulimia e della loro incidenza su fasce di popolazione di età sempre più inferiore, spesso pensiamo ai disturbi del comportamento alimentare come a dei sintomi “alla moda”.
Inoltre gli ideali di bellezza attuali proposti dall’industria mediatica ci inducono a pensare all’anoressia e alla bulimia come a dei problemi comuni nella nostra cultura. Effettivamente il ruolo giocato dai media e le trasformazioni politico-economiche ed antropologiche della nostra società possono in qualche modo giustificare tali affermazioni.
Ma per una comprensione più profonda di queste psicopatologie bisogna tener conto di due considerazioni: in primo luogo l’anoressia e la bulimia non rappresentano sintomi esclusivi della nostra epoca; in secondo luogo la diffusione di tali patologie ha portato ad un vero e proprio abuso del concetto.
di Federica Maria D’Autilia
[1] Dalla Ragione L., La casa delle bambine che non mangiano. Identità e nuovi disturbi del comportamento alimentare, Roma, Il Pensiero Scientifico Editore, 2005.
[2] De Virgilio G, Coclite D, Napoletano A, Barbina D, Dalla Ragione L, Spera G, Di Fiandra T (Ed.), Conferenza di consenso sui Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) negli adolescenti e nei giovani adulti, Roma: Istituto Superiore di Sanità, 2013 (Rapporti ISTISAN 13/6).
[3] Per una panoramica del contesto italiano, vedere al riguardo il progetto di ricerca a cura del Ministero della Salute e della Regione Lombardia dal titolo “Studio Multicentrico sui fattori predittivi e caratteristiche psicopatologiche dei Disturbi del Comportamento Alimentare in età adolescenziale e preadolescenziale” (2011).
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