La PNL è scientifica?
La Programmazione Neurolinguistica (PNL) oggi è diventata anche un marchio oltre ad essere teoria vera e propria. Spopolano corsi che promettono risultati strabilianti con la semplice applicazione di tecniche comunicative, tuttavia, qual è l’attendibilità scientifica delle tecniche di comunicazione PNL?
La PNL è scientifica o è una bufala?
I pareri in questo settore sono a volte contrastanti.
Alcune delle tecniche utilizzate in PNL hanno riscontrato, indirettamente, un sostegno scientifico, certo non col nome PNL, ma con nomi di teorie diverse (ai fini pratici il nome della teoria non ci interessa, ci interessa il suo uso pratico 🙂 ). Ad esempio hanno un solido sostegno scientifico:
1. la comunicazione ipnotica: l’ipnoterapia è considerata una delle psicoterapie più efficaci per i disturbi d’ansia, i disturbi somatoformi, i disturbi dell’alimentazione, la riduzione di abitudini sconvenienti (ad es. fumo), le ossessioni, gli attacchi di panico, ma anche semplicemente per il miglioramento delle performance sportive, aziendali, scolastiche.
2. la ristrutturazione: la ristrutturazione è una tecnica di comunicazione, usata in diversi campi, tra i quali anche la psicoterapia (cognitivo comportamentale, strategica, ipnotica), il suo principale ruolo è quello di riorganizzare il contenuto espresso dal nostro interlocutore in modo tale da fornire un altro punto di vista. In PNL diversi autori (Bandler, Grinder, ma anche Dilts con i suoi Sleight of Mouth), hanno approfondito questa tecnica, usata in d’altronde anche in psicoterapie che hanno un sostegno scientifico. Altro sostegno scientifico a questa tecnica è costituita dalla teoria del framing del premio nobel Daniel Kahneman, il quale ha dimostrato che le persone più che agire razionalmente di fronte al problema sono molto più suscettibili al modo in cui i problemi vengono presentati.
3. ancoraggio: l’ancoraggio non è nient’altro che l’applicazione di un’ancora ad un certo fenomeno ovvero di uno stimolo condizionato. Tutta la ricerca sugli stimoli condizionati (ad es. Pavlov e il cane, nobel per la medicina nel 1904), è un sostegno a questa teoria.
4. Metaprogramma devo/voglio: non esiste molta ricerca ufficiale su questi metaprogrammi, tuttavia esistono ricerche che si basano su un concetto molto simile. In psicologia del lavoro esistono due costrutti molto simili che si chiamano impegno affettivo (lo faccio perché desidero farlo), ed impegno normativo (lo faccio perché devo farlo). E anche qui c’è una coincidenza: in PNL si afferma che il metaprogramma voglio facilita la performance e il raggiungimento degli obiettivi… Indovinate cosa accade quando è molto presente il suo fratello scientifico (ovvero l’impegno affettivo, lo faccio perché desidero farlo?)… Ebbene si, aumentano performance lavorativa, performance con punteggio auto-attribuito, performance con punteggio attribuito da altri, comportamenti di cittadinanza organizzativa, altruismo, diminuiscono in azienda le assenze, il turnover e il conflitto casa-lavoro (mica poco 🙂 ) (Meyer, Herscovitch, 2001).
Se quindi vogliamo dare una risposta sommaria (o come direbbero in PNL chunk up), la PNL non ha prodotto ricerche standardizzate e validate secondo la scienza classica, o se sono stati raggiunti risultati non sono stati pubblicati dalle riviste scientifiche mainstream, tuttavia parte delle tecniche utilizzate (o come direbbero in PNL se andiamo in chunk down) hanno un senso anche dal punto di vista scientifico.
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