La teoria del Bambino, Adulto e Genitore: le tre personalità in psicologia

Bambino, Adulto, Genitore

In breve, possiamo sintetizzare le caratteristiche delle tre personalità in questa maniera:

  • Il bambino è caratterizzato dalla non autosufficienza, da dipendenza, da necessità di protezione ( e quindi spesso sottoposto ad ansia e paura); questo stato soggettivo  conduce la personalità a ricercare continuamente affetto e protezione da parte di figure genitoriali (reali o surrogate). Il bambino è sereno soltanto quando ha la certezza di avere la vicinanza e la protezione (materiale ed affettiva) dei genitori. Se questi mancano, egli va in ansia ed emergono le paure tipicamente infantili (paura di non farcela, di rimanere soli, di essere abbandonati, che qualcuno gli faccia del male). Il tentativo del bambino è quello di evitare di affrontare le sue paure e le sue responsabilità. Egli pretende che lo faccia qualcun altro. La personalità del bambino può presentare aspetti di pretese irrealistiche (ad esempio venire mantenuto, essere continuamente perdonato), ha una comunicazione basata sulla lamentela (il mondo è difficile, gli altri non fanno quello che devono), sulla giustificazione (io non ce la faccio, e voi dovete capirmi), sulla pretesa (fate voi!), sul senso di colpa (è colpa vostra, quindi non contate su di me), sulle accuse, sul possesso. Il bambino non ha autostima e non è in grado di dare (soprattutto è incapace di dare amore): infatti la sua specialità è chiedere. Il suo sistema percettivo reattivo principale è basato sulla paura (di rimanere solo, di essere abbandonato, di non farcela) e sul piacere. Rispetto al piacere, può diventare un abusante, incorrendo in patologie da dipendenza; rispetto alla paura, il bambino tende ad essere dominato da paure immaginarie e sviluppa quelle che in Terapia Breve Strategica vengono chiamate le Tentate Soluzioni Fallimentari, che differenziano la personalità bambina nei vari gruppi patologici (ansioso, fobico, ossessivo, ipocondriaco, depressivo, dipendente etc…). Il bambino che si sviluppa serenamente (le cui cure parentali hanno assolto alla loro funzione) ed evolve ad adulto, conserva anche le qualità positive di questo stadio, che sono la capacità di gioco, la capacità di godere serenamente della vita, l’umorismo, la creatività (capacità tipicamente infantile, che rischia di essere persa col passaggio all’adulto), la capacità di chiedere scusa (umiltà). Il bambino dominato dalla paura, svilupperà invece caratteristiche di sofferenza, poiché pretenderà amore, cure, attenzioni, soddisfazioni, deresponsabilizzazioni anche quando sarà biologicamente adulto.
  • L’adulto è caratterizzato da indipendenza, autostima, autoefficacia. Ha sviluppato la capacità di difendersi (territorialmente ed affettivamente) e di esplorare e cacciare (che nella nostra società corrisponde al trovarsi un lavoro per potersi mantenere, vicino o lontano rispetto alle sue origini). Dotato di una buona dose di certezza e sicurezza in sé stesso, egli può quindi liberamente dedicarsi all’autorealizzazione. Anche lui ha paure, ma sono paure strettamente connesse a situazioni reali e non virtuali, come quelle del bambino. Il rapporto dell’adulto con le sue paure è quello di affrontarle per superarle, oppure schivarle, quando serve. L’adulto sviluppa comportamenti di autostima (ha imparato ad amare sé stesso), autosufficienza, autoefficacia, protezione del territorio, competitività per la sopravvivenza, sopportazione della fatica e delle frustrazioni, sopportazione della rinuncia. E’ un individuo che ha conquistato l’indipendenza e non ha paura di rimanere solo e questo, paradossalmente, gli permette di costruire buone amicizie (magari poche, ma salde), perché non basate sulla pretesa. Al contrario del bambino (che chiede agli altri quello che vuole), l’adulto ha imparato a prendere quello che desidera: è proattivo. Si tratta della personalità più adatta alla realizzazione professionale e personale. Ma l’adulto può diventare coatto, e generare la nevrosi adulta, con tutti i suoi lati negativi. L’adulto nevrotico (cioè dominante nei suoi schemi e non ammorbidito dalla presenza del bambino e del genitore) ha perso la capacità di divertirsi, non sa ridere, non sa giocare, non sa vivere con leggerezza, non sa chiedere scusa, non sa chiedere perdono, non sa proteggere, manca di tenerezza, non sa essere affettuoso, non sa amare. Utilizza in maniera coatta gli schemi della caccia e della sopraffazione dell’Altro. E’ una personalità che funzionerebbe benissimo nell’esercito o in tempi di guerra, ma si trasforma in un disastro nelle relazioni interpersonali.
  • Il genitore si sviluppa dall’adulto nel momento in cui compare qualcuno da accudire. In natura è la prole, ma il comportamento genitoriale può comparire anche quando vi sia la presenza di qualsiasi persona a cui dedicarsi. Di fatto, il gioco delle bambole che spontaneamente è agito dalle bambine (ma anche da alcuni bambini), non è altro che la manifestazione embrionale dello schema genitoriale, che verrà poi utilizzato gradualmente (per esempio prendendosi cura di altri soggetti) fino a svilupparsi completamente nell’accudimento dei propri figli.

Lo stato genitoriale è caratterizzato dalla capacità di darsi e di dare (cure, protezione ed amore, ed è l’unica personalità in grado di farlo), ma anche dedizione e sacrificio, che si manifestano nella capacità assistenziale. Nella razza umana è un comportamento particolarmente sviluppato nel genere femminile, ma l’evoluzione ha progressivamente dotato anche il maschio di questa qualità. La personalità genitoriale  può evolvere solo da quella adulta, poiché solo avendo imparato ad amare sé stessi, si può insegnare ad un altro essere umano ad amarsi; e solo avendo imparato a sopravvivere nel mondo è possibile insegnarlo ai propri figli. Tutto ciò che l’adulto ha imparato in termini di autostima, indipendenza, capacità di sopravvivenza, lo trasmette da genitore ai figli. Esistono numerose situazioni problematiche, tipiche della nostra società assistenziale,  in cui genitori biologici non hanno completato lo sviluppo psicologico/affettivo e sono psicologicamente bambini. Potremmo chiamarli genitori camuffati, poiché tentano di recitare i comportamenti di una personalità (quella genitoriale)  che non ha le basi per essere completa e che non hanno assorbito pienamente. Sinteticamente, i genitori camuffati si riconoscono dall’incapacità di dare amore incondizionato ai loro figli, ma piuttosto considerare i figli come fonte di stima per sé stessi; spesso i figli di questi genitori vengono caricati di aspettative, poichè secondo mamma e papà i figli devono fare contenti i genitori: devono gratificarli. Il genitore camuffato si lamenta continuamente dei propri figli, avanza pretese narcisistiche (es. devi farci fare bella figura), li utilizza per soddisfare bisogni personali e quando la sofferenza personale e l’insoddisfazione superano livelli critici, il genitore camuffato può arrivare ad uccidere i propri figli[1].

La personalità genitoriale salda, al contrario, non ha pretese affettive dai propri figli. Le accetta, se ci sono, ma non le reclama come moneta di scambio per l’accudimento e della fatica sostenute. Questo perché il genitore trova la sua autorealizzazione nel prendersi cura dei propri figli. Egli è già appagato così. Il genitore rispetta l’individualità dei propri figli e la loro libertà individuale. Li educa, preservando la loro originalità, ma soprattutto, non li ricatta. Se incontrate un genitore che sta dicendo al proprio figlio “E’ così che mi ripaghi? Dopo tutto quello che ho fatto per te?”, è sicuro che avete di fronte un bambino camuffato da genitore.

Ogni personalità ha dei bisogni da soddisfare attraverso la propria attività, ed ha reazioni tipiche nel rapporto con sé stessi e con l’ambiente. La normalità psicologica (intesa come qualità del benessere psicologico generale) è data dallo sviluppo integrato e flessibile con cui un individuo biologicamente cresciuto può disporre di queste tre personalità. Le personalità si intercambiano spontaneamente, come se danzassero dentro di noi, a seconda del momento e dell’ambiente. Il disagio e la patologia nascono quando una di queste personalità (ferita, traumatizzata o insoddisfatta) prende il sopravvento sulle altre e domina con i suoi comportamenti, bisogni, modalità di rapporto, la vita della persona in ogni istante. Possiamo quindi avere adulti biologici di quaranta o cinquant’anni, che a livello affettivo ed emotivo mostrano però esigenze, bisogni e comportamenti tipici di un’età psicologica precedente.

Questa è la nevrosi infantile, secondo l’approccio evolutivo.

Bambino, Adulto e Genitore possono essere visti come i tre colori di base dello spettro cromatico: possiamo descriverne staticamente le caratteristiche, come abbiamo fatto sopra, ma saranno poi le loro combinazioni a darci l’unicità, l’originalità e la dinamicità dell’individuo.

Secondo l’approccio evolutivo buona parte, se non tutte le patologie psicologiche e le sofferenze umane croniche, sono dovute  alla persistenza della personalità infantile.

Il paziente è ancora identificato, a livello inconscio, all’autoimmagine di un bambino, incapace di affrontare la vita in uno o più aspetti, e quindi vittima sistematica della paura.

La terapia deve occuparsi quindi dell’evoluzione della personalità allo stadio di adulto nel caso delle nevrosi infantili (la maggioranza dei casi), e da adulto a genitore nel caso delle nevrosi adulte. Le nevrosi genitoriali oggi sono più rare, poiché difficilmente si arriva a strutturare una personalità completa ed equilibrata.

L’evoluzione da bambino ad adulto a genitore costituisce un’evoluzione naturale. Negli animali è un’evoluzione biologica. Negli esseri umani è anche un’evoluzione psicologica. Non si tratta solo di crescere nel corpo, ma anche di fare evolvere la più complessa struttura psicologica attualmente presente nel regno animale: la nostra psiche.

Nel modello evolutivo sosteniamo che effettivamente la personalità multipla possa essere considerata un progresso (e non da poco) dell’evoluzione psicologica umana, che a questo punto non è più solo uno sviluppo biologico o cognitivo, ma di tutta la sua struttura, compresa la dimensione affettivo-relazionale.

La personalità multipla è il risultato dell’evoluzione di un’integrazione fra funzioni superiori della mente e mondo affettivo relazionale.

Nella psicologia evolutiva la compresenza delle tre personalità sufficientemente sviluppate e ben integrate è strettamente legato al benessere della persona, poiché le tre personalità garantiscono il maggior adattamento possibile all’ambiente fisico e relazionale. La dominanza di una personalità sulle altre, di solito quella infantile, impedisce l’esecuzione delle funzioni adattive delle altre personalità, facendo agire un comportamento coatto, frutto del blocco evolutivo, e quindi il manifestarsi di manifestazioni di disagio, disadattamento, fino ad arrivare alla psicopatologia.

Sosteniamo che Bambino, l’Adulto e  Genitore costituiscano delle vere e proprie personalità poiché durante la ricerca abbiamo potuto appurare che esse presentano sistemi cognitivi, affettivi e comportamentali nettamente distinti, bisogni e desideri, modalità di rapportarsi al mondo completamente differenti,  a volte contraddittori, fatto che andrebbe a spiegare la costante contraddittorietà dell’essere umano. Ciascuno di noi è in grado di sentirne la presenza e l’influenza.

Come ben spiega una mia paziente in questa situazione, avvenuta dopo lo sblocco alla personalità adulta: “Mi trovavo al centro commerciale, era tempo dei saldi. Volevo comprarmi un pigiama. Quando entrai nel negozio, mi capitò una cosa incredibile. Alla mia sinistra c’era una bella montagna di pigiami con disegnati dei pinguini. Alla mia destra avevano sistemato pigiami  e camicie da notte più sexy. Normalmente, avrei scelto i pinguini, senza pensarci. Ma questa volta non fu così. Improvvisamente sentii dentro di me una forza che mi tirava verso il lato opposto del negozio, verso l’abbigliamento più femminile! Fu allora che per la prima volta sentii la forza della mia donna, sentivo che esprimeva un suo desiderio. Fu insieme bellissimo e spaventoso, perché la mia bambina, invece, non voleva rinunciare al suo pigiama coi pinguini. Ero contenta, perché avevo scoperto che un’altra parte dentro di me era viva. Alla fine, decisi di accontentarle entrambe.”.

Come è noto, già Eric Berne aveva colto la presenza di queste tre tipologie comportamentali nell’ambito dei rapporti interpersonali. Ma con la psicologia evolutiva noi riconosciamo la presenza sistematica in noi di queste tre diverse personalità, la cui attuazione fa capo all’evoluzione psicologica, indipendentemente dai rapporti interpersonali.[2]

La presenza naturale di diverse personalità in uno stesso individuo umano fu già posta in rilievo da William James nel 1890 [3] e poi ripresa nel secolo successivo da Ro­berto Assagioli [4].

Anche Bandler e Grinder hanno affermato che la personalità multipla è «un nuovo passo nell’evoluzione della specie umana» [5].

La presenza di un’unica personalità costituisce, dal nostro punto di vista, una patologia, in quanto non adattabile ai cambiamenti ambientali.

La psicopatologia non sarebbe altro che la manifestazione della personalità coatta (frequentemente infantile) che tenta di sopravvivere in una situazione nella quale dovrebbe essere un’altra personalità a farvi fronte. Un fobico avrà quindi una personalità infantile che si manifesta tramite l’evitamento e la richiesta di aiuto (tentate soluzioni infantili coatte). Stessa cosa vale per un ossessivo, per un tossicodipendente, per i disturbi alimentari, per il gioco compulsivo e così via. Le psicopatologie sono i modi (e quindi i comportamenti) con cui le personalità infantili tentano di sopravvivere in un mondo che per loro è difficile ed ostile. La cura avviene attraverso lo sblocco all’età psicologica adulta.

Per chiunque voglia avere informazioni sulla psicologia e psicoterapia evolutiva delle personalità, su serate o giornate formative è possibile contattarmi all’indirizzo mail monica.bonsangue@fastwebnet.it  , pagina fb Monica Bonsangue.

Bibliografia

 

Giacobbe G. C, 2004, Alla ricerca delle coccole perdute, ed. Ponte alle Grazie, Firenze.

Giacobbe G.Cesare, 2010, La paura è una sega mentale, Oscar Mondadori, Milano.

Caprara, Cervone,  2003, Personalità, determinanti, dinamiche, potenzialità, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Assagioli R.,1973,  Principii e metodi della psicosintesi terapeutic­a, Astro­labio.

Bandler, Grinder, 1980,  La metamor­fosi terapeutica, Astrolabio.

James William, Principles of Psychology, 1890.

[1] Sottolineo come, da recenti studi che ho condotto in ambito del maltrattamento fra le mura domestiche, la mancata evoluzione a personalità genitoriale è la base da cui si generano tragedie legate a comportamenti criminali di maltrattamento fisico e psicologico, femminicidio, figlicidio.

[2] La confusione fra psicologia evolutiva e psicologia transazionale, a causa dello stesso riferimento ai tre modelli del bambino, dell’adulto e del genitore, è spesso perpetrata non soltanto da non psicologi ma anche da psicologi non aggiornati. Così la meno grave confusione fra psicologia evolutiva e psicologia dell’età evolutiva.

[3] Vedi Principles of Psychology.

[4] Vedi Psychosynthesis. A manual of Principles and Techniques, 1965; trad.it. Principii e metodi della psicosintesi terapeutic­a, Astro­labio, 1973.

[5] Vedi Frogs into Princes. Neuro Linguistic Programming, 1979; trad.it. La metamor­fosi terapeutica, Astrolabio, 1980, pag. 173.

di Monica Bonsangue

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