L’embodiment in psicologia dello sviluppo

L’EMBODIMENT E LA PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO

All’interno della psicologia dello sviluppo, la corrente comportamentista della prima decade del ‘900 si concentrava sulla visione del bambino come passivo immagazzinatore dell’informazione proveniente dall’ambiente. Tuttavia in tutti i successivi approcci della psicologia dello sviluppo, incluso il comportamentismo stesso, si è sempre accettato il ruolo dell’ambiente e dell’esperienza nel plasmare lo sviluppo cognitivo dell’uomo, altresì nella moderna visione Embodiment l’organismo trasforma l’ambiente e ne viene contemporaneamente trasformato (Macchi Cassia, Valenza, & Simion, 2012).

Negli anni ’90 i contributi della Psicologia dello Sviluppo e delle scienze biologiche suggeriscono che il cambiamento cognitivo è sempre dipendente dal contesto all’interno del quale il sistema, ovvero l’uomo, è immerso e inoltre lo sviluppo cognitivo è il risultato dell’interazione fra molteplici fattori sia interni sia esterni al sistema. Viene utilizzato il termine Embodiment per sottolineare come la mente e il cervello siano parte di un corpo che a sua volta è immerso in un ambiente fisico e sociale (Macchi Cassia et al., 2012). Questa visione, che enfatizza la dimensione fisica e corporea della cognizione, dà vita alla Embodied Cognition, un approccio dinamico (Cfr., Beer, 2000; Thelen et al., 1994) basato sulla teoria dei sistemi dinamici di Thelen et al. (1994). Tale teoria supera alcuni principi innatisti, propone una reciproca interdipendenza tra fattori biologici e ambientali grazie ai quali emergono nel corso dello sviluppo strutture, processi e abilità che non facevano parte del patrimonio genetico innato dell’individuo; inoltre la teoria riconosce il soggetto come diretto agente che fa esperienza con il suo corpo (sistema motorio) e il suo cervello (sistema nervoso) dell’ambiente che lo circonda e che grazie all’interazione con quest’ultimo sia in grado di produrre un significativo comportamento adattivo (Macchi Cassia et al., 2012).

Il cognitivismo (Neisser, 1967, cit. Macchi et al., 2012) è distante dal concetto di Embodiment, in quanto concepisce la metafora della “mente come computer” in cui l’uomo è considerato come un sistema manipolatore di simboli, un’intelligenza artificiale (Newell & Simon, 1972, cit. Macchi Cassia et al., 2012) la cui cognizione è vista come autonoma, logica e disembodied, le cui connessioni con il mondo esterno sono di poca importanza teorica, cioè i sistemi percettivi e motori non sono considerati per capire i processi cognitivi centrali (Wilson, 2002).

Il connessionismo degli anni ’90 supera i limiti del cognitivismo: il computer è usato unicamente come strumento per simulare l’attività della mente e non come metafora del funzionamento del sistema cognitivo (Parisi, 1997, cit. Macchi Cassia et al., 2012). L’approccio connessionista individua e descrive i meccanismi neurali sottostanti ai fenomeni psicologici attraverso la simulazione mediante le reti neurali e dimostra empiricamente che nel corso del tempo non solo il software (es. i processi mentali), ma anche l’hardware (cioè il cervello stesso) subisce un profondo cambiamento, ovvero ciò che si modifica è la struttura stessa della rete neurale (Rumelhart & McClelland 1986, cit. Macchi Cassia et al., 2012).

Il modello R-R di Karmiloff-Smith (1992) della “Ridescrizione Rappresentazionale” (che verrà descritto nel dettaglio nel paragrafo 7.2) esemplifica bene l’idea che lo sviluppo implichi un cambiamento nella struttura cognitiva (hardware) grazie al collegamento mente-corpo nell’esperire l’ambiente che a sua volta rimanda feedback al soggetto che ne fa esperienza.

Il collegamento fra mente e corpo proposto dall’approccio Embodiment accompagna dunque il superamento del dualismo cartesiano che dai tempi della Grecia antica considerava la mente e il corpo come entità separate e, precisamente, la mente come privata, razionale e pensante e il corpo come pubblico, irrazionale, fonte di distrazione per l’intelletto e corrotto (Gibbs, 2006).

Articolo di Valentina Blue Magris

 

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