Non c’è mai una seconda volta per fare una buona prima impressione

L’importanza della prima impressione nel lavoro

Il ruolo della prima impressione nel colloquio di lavoro

 

Valeria Bafera

 

Un’ area d’indagine relativa alla dinamica dell’intervista riguarda i processi d’influenzamento, in particolare il cosiddetto impression management (Kacmar e Carlos, 1999) che fa riferimento alle diverse strategie adottate dall’intervistato per influenzare le impressioni dell’intervistatore, cercando di apparire il miglior candidato per la posizioni in oggetto; l’intervistato è, quindi, visto come un soggetto attivo che tende ad orientare la relazione a seconda dei propri fini. In particolare due sono le strategie che risultano particolarmente importanti (Anderson, 1993). Abbiamo l’ingratiation, che designa l’insieme di comportamenti verbali e non verbali che vengono messi in atto dal candidato per “ingraziarsi” artificialmente l’intervistatore e ottenere un giudizio positivo al termine del colloquio. Per esempio, modalità verbali tipiche di questo atteggiamento sono quelle di acconsentire alle affermazioni del selezionatore; mentre sul piano non verbale abbiamo il sorridere spesso o mantenere un contatto visivo prolungato (si parla di immediacy behaviours (Andersen, 1985), ovvero modificare il comportamento per renderlo più diretto e immediato).

La deception, invece, è il comportamento finalizzato a celare alcuni aspetti della propria personalità o del curriculum ritenuti negativi: un candidato consapevole di un proprio limite cercherà, infatti, di non farlo emergere durante l’interazione con l’intervistatore, così da non compromettere l’esito della valutazione. D’altra parte, però, il selezionatore deve essere abile nel riconoscere le manifestazioni comportamentali di queste strategie e, ancora una volta, una buona conoscenza della comunicazione non verbale può risultare utile. Come accennavamo nel capitolo due, infatti, l’intenzione di dissimulare un qualsiasi aspetto è spesso accompagnata dall’incapacità di sostenere lo sguardo fisso negli occhi dell’interlocutore oppure, dal punto di vista vocale, da un discorso che fluisce in modo più lento o con un tono di voce più alto del normale (Ekman, Friesen e Schere, 1976).

Tutti questi meccanismi, possono venire messi in atto da entrambe le parti che interagiscono, ma considerando l’importanza di un colloquio di selezione per i candidati, è chiaro che si possono trovare con maggior frequenza nei loro comportamenti.

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