Omicidio rituale seriale nelle sette

Omicidio rituale seriale nelle sette

L’omicidio rituale seriale è una forma di omicidio seriale studiata poco perché riguarda principalmente la cultura africana, lontana dalla nostra cultura occidentale.

In diverse etnie del continente africano persiste l’abitudine dell’assassinio rituale, messo in atto principalmente durante l’apprendistato per diventare “stregone”. Inoltre in diverse popolazioni del corno d’africa è in uso un particolare tipo di omicidio seriale rituale denominato “multi munder” che può essere tradotto in italiano come “omicidio seriale per guarigione”.

Esso indica l’azione di estrarre, da individui vivi, organi da utilizzare e mescolare ad altri ingredienti, per ottenere una pozione a scopi “medici” che guarisca una qualsiasi malattia appartenente ad altri individui come l’impotenza, malfunzionamento del sistema circolatorio o nervoso o generalmente per ottenere più fortuna.

Solitamente attorno al “multi murder” sono coinvolte quattro persone:

  • Il cliente, che si rivolge al guaritore o stregone per un malessere fisico da guarire;
  • Il guaritore, il cui compito sarà quello di preparare la pozione magica;
  • L’assassino, che dovrà prelevare gli organi necessari alla pozione stando molto attento a farlo con la vittima ancora in vita, pena il mancato effetto della medicina;
  • La vittima, generalmente giovane e in buona salute.

Le parti del corpo che vengono prelevate per la medicina di solito sono:

  • I seni, utili per chi vuole attrarre seducenti donne;
  • I genitali di entrambi i sessi sono utilizzati per coloro che soffrono di problemi di impotenza;
  • Taglio della gola, per ottenere il sangue utile per ogni tipo di pozione;
  • Le mani, per colui che vuole ottenere benefici negli affari;
  • Gli occhi, per risolvere vari problemi legati alla vista.[1]

Oltre al “multi murder” esistono altri omicidi rituali seriali come i Voodoo, i Macumba e il palo Mayombe.

Il primo è molto diffuso ad Haiti; i sacerdoti di tale rito (gli stregoni) provocano nella popolazione un elevato numero di casi di “morti apparenti”, cioè diversi stati di comi letargici più o meno prolungati, indotti tramite particolari sostanze misteriose, che però si rivelano successivamente letali poiché il loro effetto è devastante sul corpo della vittima, conducendola alla morte. Tali rituali fanno uso di bambole aventi la funzione di rappresentare la persona o la Divinità su cui si concentra il rituale; possono essere quindi impiegate per “attaccare” un nemico, guarire o far innamorare le persone amate o invocare la presenza della Divinità. Queste ultime sono costruite da una croce composta da due rami e per creare il corpo viene usata dell’erba magica adatta al rito e oggetti appartenenti alla persona bersaglio. Dopo aver avvolto il tutto con della stoffa colorata, si procede alla decorazione e al rituale che prevede spilloni da infilzare con rabbia o amore, in base agli usi che se ne vogliono fare.

Il Macumba invece, originario del Brasile, è quel rituale rivolto alla divinità Exù, che corrisponde al diavolo. In questo culto è ammesso il sacrificio di bambini per propiziarsi i favori del demonio: le cerimonie iniziano tramite l’offerta di cibi, per ringraziarsi l’entità malvagia e propiziare l’offerta più importante della cerimonia, la vita del bambino. Prima di questa tenera vita, sono sacrificati anche alcuni animali come capretti, galline nere e conigli.

Infine c’è il rito definito Palo mayombe originario del Congo. Per ottenere ed assicurarsi la protezione degli spiriti, un mayombero  (stregone nero) deve preparare un ganga (pozione), il cui modo di preparazione è rigorosamente tenuto nascosto e segreto. Ai vari ingredienti si deve aggiungere sangue, testa, dita dei piedi, costole e tibie di un cadavere. Il suo corpo deve essere più fresco possibile mentre lo si amputa, perché si crede che in questo modo il cervello e il fisico della vittima possano pensare ed agire meglio al cospetto degli spiriti. I cadaveri dei bianchi sono molto graditi, perché la tradizione vuole che il cervello dei bianchi sia molto più facile da domare rispetto a quello dei neri. Per l’esecuzione di tale rito, la tortura è un elemento essenziale, in quanto l’anima della vittima ancora in vita deve essere abituata e domata prima di essere servita alla divinità.

In generale, indipendentemente dai particolari tipi di rituali, si possono, attraverso studi di molti casi di omicidi di questo genere, trarre le seguenti conclusioni, utili tra l’altro in termini di prevenzione criminologica:

  • Il tipo di omicidio rituale più comune è quello individuale ed è praticato in tutte le regioni di ogni paese;
  • Le vittime sono prevalentemente di sesso femminile, perché le parti anatomiche più richieste come “ingredienti” sono i seni e l’organo genitale;
  • L’età delle vittime va dai 2 a 53 anni, ma la preferenza va per la carne tenera dei bambini e degli adolescenti;
  • In tutti i casi la vittima viene prelevata dalla comunità di cui fa parte anche l’assassino, che spesso uccide per conto di un cliente che non partecipa direttamente all’omicidio e che gli pagherà un compenso per ottenere la pozione magica;
  • L’uccisione delle vittime viene effettuata solitamente in segreto e di notte;
  • Ogni omicidio è invariabilmente seguito dalla rimozione di parti anatomiche del cadavere;
  • Nella forma individuale sono quasi sempre implicati soggetti che si autodefiniscono medici o guaritori, senza avere alcun titolo accademico che giustifichi la loro qualifica, e che sostengano di essere in contatto con forze occulte e poteri superiori;
  • Non si verificano pratiche di cannibalismo[2]

[1] Vincenzo Maria Mastronardi , “I serial killer”, Newton Compton, Roma, 2013

[2] Vincenzo Maria Mastronardi , “I serial killer”, Newton Compton, Roma, 2013

di Angelo Alabiso

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