psicologia del tempo

Procrastinazione: definizione in psicologia

Negli ultimi quattro decenni il concetto di procrastinazione ha intensamente attratto l’interesse dei ricercatori tanto che non esiste una definizione univoca del termine.
La procrastinazione può essere definita in vari modi in relazione agli aspetti del comportamento sottolineato, per esempio, il distress (“procrastinazione è il ritardo associato al disagio soggettivo”); il rinvio (“procrastinazione è quando si ritarda l’inizio o il completamento di un’azione”); l’irrazionalità (“procrastinazione è il ritardo illogico di un comportamento”).

Alcuni tra gli autori che hanno fornito contributi significativi sulla procrastinazione hanno dichiarato che ”una delle più grandi difficoltà nello studio, la comprensione ed il trattamento della procrastinazione può comportare variazioni nelle sue definizioni soggettive”9.

Due decenni più tardi, una definizione comunemente condivisa di procrastinazione ancora non esiste; invece, esiste una varietà di differenti definizioni che vengono diversamente connotate.
Il termine procrastinazione è usato per diversi “fenomeni di ritardo”: alcuni autori usano il termine esclusivamente per designare forme disfunzionali di ritardo, altri lo considerano in una accezione positiva.

 

Secondo Giusti, “procrastinare” significa mettere da parte, cioè posticipare a un momento successivo, ciò che è nel proprio interesse iniziare o portare a termine oggi. Può riguardare non solo un’attività, un compito o un impegno, ma anche l’attuazione di un comportamento o di una decisione importante; oppure l’affrontare comportamenti e situazioni che hanno conseguenze negative per se stessi o per gli altri. Ci si può deliberatamente distogliere da qualcosa che è necessario iniziare o portare a compimento per dedicarsi ad altro, ad attività o comportamenti che in quel momento appaiono caratterizzati da maggiore piacevolezza o rilevanza.

Klingsieck (2013) ha fornito una distinzione tra la procrastinazione e le forme funzionali di ritardo (ad esempio, ritardo strategico). Sulla base di questa distinzione, l’Autrice ha suggerito una definizione di procrastinazione che può essere condivisa, analizzando le citate definizioni di procrastinazione e individuando sette aspetti che le accomunano:

  • un atto palese o nascosto è ritardato;
  • l’avvio o il completamento di questo atto è rimandato;
  • l’atto è necessario o di importanza personale;
  • il ritardo è volontario e non imposto su di sé da questioni esterne16;
  • il ritardo non è necessario o irrazionale;
  • il ritardo si verifica, pur essendo consapevoli delle potenziali conseguenze negative;
  • il ritardo è accompagnato da disagio soggettivo o da altre conseguenze negative.

I primi quattro punti caratterizzano entrambe le forme di ritardo, invece, gli ultimi tre punti sono tipici della procrastinazione.
Tuttavia, affinché il semplice ritardo diventi procrastinazione o ritardo strategico, l’atto previsto deve essere necessario o di importanza personale, e il ritardo deve essere volontario. Il ritardo che non è necessario, irrazionale, o addirittura dannoso, è ciò che distingue la procrastinazione dal “ritardo strategico”. Naturalmente, in caso di ritardo strategico, si potrebbe essere consapevoli delle potenziali conseguenze negative del ritardo. Tuttavia, contrariamente alla procrastinazione, con il ritardo strategico si è sicuri che queste conseguenze negative dovrebbero essere compensate dalle conseguenze positive del ritardo nel lungo periodo. Nel caso della procrastinazione, il ritardo, infatti, comporta spesso conseguenze negative o almeno è accompagnato dal disagio personale.

La maggior parte delle definizioni concettualizza la procrastinazione come qualcosa di negativo, “il comportamento riprovevole di rimandare qualcosa che dovrebbe essere fatto” (Webster New Collegiate Dictionary, 1992). Secondo questa definizione, la procrastinazione denota un comportamento indesiderato e una scelta o sequenza di attività che implica anche una dimensione morale; questa può essere rintracciata soprattutto negli scritti della Bibbia cristiana, nella quale il termine non viene mai utilizzato, ma vi si fa spesso riferimento attraverso le parabole. La procrastinazione, quindi, rappresenta un comportamento controproducente per la sua stessa natura.

Analogamente alla varietà di definizioni, la maggior parte della ricerca sulla procrastinazione non è azionata da una teoria comunemente condivisa. Vi sono, fondamentalmente, due prospettive all’interno delle quali è possibile inquadrare il fenomeno: la prospettiva psicologica individuale e quella situazionale contestuale.

Articolo di Nicoletta Caruso

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