Psicologia del Carisma Personale

 

Per quanto scritto finora, sembrerebbe che parlare di leader carismatico significhi parlare di “movimento carismatico”, poiché sono due fenomeni che agiscono in concomitanza.

Weber (1958) definisce il carisma come la qualità speciale di cui è portatore un leader come autorità suprema: egli riesce a catturare mente e cuore dei seguaci, e questa capacità deriverebbe sia dalla fiducia in se stesso e nelle sue capacità di guidare il gruppo, sia dalla fede che gli affiliati ripongono in lui. Mentre la “risposta carismatica” di coloro a cui il leader rivolge il suo messaggio di speranza e salvezza, dipenderebbe fortemente dalla linea temporale in cui si svolgono i fatti e dalla coerenza del messaggio con i bisogni dei soggetti.

Freud (1921) fu il primo ad indagare la psicologia di gruppo, evidenziando la connessione tra il carisma e i movimenti di massa. Suggerì un parallelismo tra lo stato psicologico che si instaura tra il leader e il gruppo e la condizione esistente tra l’ipnotista e il suo paziente. In accordo con questa visione è possibile ipotizzare che  il leader carismatico rilasci metaforicamente una sorta di “incantesimo ipnotico” sulla massa, così che i membri del movimento seguano ciecamente i suoi ordini come in uno stato dissociativo simile alla trance o al sogno ad occhi aperti. Che si tratti di ordinare loro atti eroici o estremamente violenti e barbarici, grazie a questa condizione di “ipnosi di massa”, i soggetti agiranno in qualunque circostanza senza apparenti rimorsi di coscienza, obiezioni, vergogna o sensi di colpa. Jung (1946), rimarcando lo stesso concetto del suo mentore, porta l’esempio di Adolf Hitler come di un leader patologico che diviene un “possessore” (Ergreifer) e i nazisti dei “posseduti” (Ergriffener), sottolineando con questo parallelismo il carattere malvagio dell’influenza del carisma sugli altri.

In base all’interazione leader-seguaci, il carisma può slittare dalla trascendenza alla pazzia, dall’eroico al demoniaco. Abse (1983) sottolinea che il leader carismatico è portatore di virtù e qualità inaccessibili agli altri e incompatibili con le regole di pensiero e azione che governano la vita quotidiana. I seguaci rinunciano a darsi delle norme individuali e si sottomettono al nuovo capo, riorganizzano i loro punti di vista ed esperienza di vita in base al leader.

Il principale strumento del leader carismatico è lo charme, inteso non solo come un magico e convincente potere, ma anche come esca per attirare amore e protezione, intimi bisogni infantili del leader stesso. I carismatici trasformano la relazione con gli altri in attività, incoraggiandoli oppure intimidendoli pur di giungere all’obiettivo preposto. Sostenere gli altri è molto rassicurante ed indicativo del trattamento che il leader vorrebbe ricevere per se stesso; allo stesso modo il successo nella sopraffazione degli altri incrementa la self-confidence del capo poiché è una chiara indicazione di potere. La scelta tra i due estremi dipende da un’inconscia identificazione con un potente aggressore o un onnipotente sostenitore, a seconda di come il leader ha percepito nell’infanzia le figure genitoriali. Il leader carismatico si pone come incoraggiante o minaccioso, oppure alterna rapidamente le due polarità. Dunque il suo fascino si divide tra amore e soggezione. Per i seguaci rappresenta una figura paterna per quanto riguarda l’autorità, mentre ricopre il ruolo di una figura materna nel momento in cui promette salvezza e placa le paure arcaiche irrisolte di questi ultimi (Abse e Ulman, 1983).

La Goldberg (2012), nell’analisi della psicoterapia con una ex adepta di un culto, riporta la convinzione di Kernberg (2003) secondo cui le ideologie paranoiche promuoverebbero uno spirito di gruppo rivolto al sacrificio dell’autonomia individuale dei membri, dei loro interessi e una restrittiva attività sessuale in nome del servizio reso a una estesa comunità e un futuro illusorio. Secondo l’autore, i leader nei culti sopprimerebbero il senso di solitudine, dolore, ansia e incertezza con visioni grandiose di sé e di ineccepibile moralità e giustizia. Il narcisismo evidente dimostrato da questo tipo di leader non sarebbe altro che la risultante di precoci traumi ed ingiustizie; la fusione del proprio ego con un sé grandioso compenserebbe la precoce frustrazione causata dai bisogni narcisistici e il represso senso di inferiorità (Goldberg, 2012).

Solitamente il leader carismatico emerge nell’arena politica e religiosa della sua epoca protestando per le ingiustizie della società e proponendo un’etica ideale, come Jim Jones fece affermando di essere parte di quel gruppo di persone contro cui lo stato cospirava, riuscendo a riunire sotto di sé seguaci proveniente dalle classi sociali più umili del tempo. In campo politico e sociale, il leader può soddisfare la sua necessità di esercitare il proprio potere accompagnandolo al bisogno delle persone di un salvatore. A differenza dei pazienti psicotici che sono considerati un fallimento della società, il leader carismatico trova un pubblico cui rivolgersi per salvarsi e rendere parzialmente reali le sue fantasie di grandiosità. Tuttavia capita, a volte, che dopo una prolungata dimostrazione di forza o fanatismo in condizioni avverse, si palesi la vulnerabilità del leader portandolo a una disintegrazione della personalità. Altre volte, è lui stesso a necessitare di simulare delle crisi sia per preservarsi l’attenzione dei fedeli sia per rassicurarsi sull’abilità del gruppo di superare le difficoltà, come fanno molti individui seriamente traumatizzati, periodicamente ha bisogno di una situazione traumatica da sopportare e superare (Abse e Ulman, 1983).

Articolo di Valentina Sofia Conte

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