Psicologia del Tradimento: Differenze tra uomini e donne

Psicologia del Tradimento

Il tradimento ancora oggi rappresenta uno degli aspetti più inquietanti della relazione umana. La parola tradire proviene dal latino tradere che vuol dire consegnare. Tradisco deriva da trans e do (= dare) ed il prefisso trans implica  un “passaggio”, una “transizione” verso l’altro. Si abbandona al vecchio e ci si “consegna” al nuovo.

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Perchè si tradisce?

Il tradimento, nelle vicende relazionali viene rappresentato non solo non necessario ma assolutamente da evitare. Se si pensa alla coppia , luogo per eccellenza del rapporto d’amore, le dinamiche che si svolgono non sono solo di luce, poiché l’ombra che la coppia porta con sé è il rapporto di dipendenza e di esclusività. I due, con tacito accordo, stipulano un contratto basato sulla fiducia e costituito, oltre che da una dichiarazione di impegno consapevole ed esplicita ( che nel rito religioso e civile del matrimonio si esprime con la formula di promessa di fedeltà nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia) anche da una sorta di contratto segreto che tende ad essere esaustivo di tutti i bisogni e di tutte le aspettative che ciascuno ripone nell’altro. I bisogni disattesi incastrano la coppia facendo venir meno il vincolo. Il rapporto diventa un luogo di prigione in cui i due protagonisti non esprimono se stessi, ma la sofferenza , il disagio della propria esistenza,  interpretando dei ruoli . Esprimere o dire all’altro che ha fallito nel compito di renderci felici equivale a contravvenire a quel patto iniziale che i due hanno stipulato e ciò significa esplicitare il fallimento del progetto  di vita insieme.

I desideri, le fantasie, che si presentano nell’incontro con una donna sono la prigione psichica per eccellenza, che trova il suo antenato nell’essere fantasticati, pensati, desiderati o no, ancor prima di nascere. “E’ una pena cocente e intollerabile quella che si infligge a una creatura umana chiedendole di adeguarsi al nostro sogno…La si costringe a recitare un copione di cui non è l’autore”(A. Carotenuto). In questo sembra consumarsi il primo tradimento che diventa una chiave di lettura della nostra esistenza.

Accade così di essere e restare intrappolati nella dialettica, fiducia – tradimento per causa di un genitore che deve dimostrare la capacità di procreare, di riempire un vuoto nello spazio della coppia, di risanare un matrimonio già fallito. “La vita in sé è un tradimento, sin dalla nascita”. Quello che noi possiamo fare è crescere attraverso questo tradimento trovando uno spazio interiore ed autentico attraverso il quale ognuno possa divenire ciò che “è” ossia un essere singolare ed un individuo irripetibile. Tale processo di individuazione comporta un cammino di solitudine e dolore per pervenire alla consapevolezza  della propria individualità scegliendosi e riconoscendosi orfano e dandosi la possibilità di uscire dal gorgo familiare. Una figlia che non è stata investita da un onere affettivo adeguato da parte del padre, divenuta donna rischia di restare intrappolata  con dei partner irraggiungibili, sfuggenti poiché proprio con questi partner rivive il tradimento del padre connesso alle esperienze del vuoto e dell’angoscia. Un figlio “consegnato” dalla madre, proverà nel corso della sua vita il senso della perdita e sarà spinto a vivere nell’incertezza di perdere l’oggetto d’amore. E’ proprio su questo terreno che si attecchisce il sentimento della gelosia. La gelosia rappresenta la minaccia affettiva che proviene dall’esterno e si fonde col desiderio di possesso per l’oggetto d’amore. “Si tratta di una reazione carica di sofferenza per la perdita, di rancore per chi l’ha procurata, di rabbia per l’affetto destinato ad altri anziché a sé, di desiderio di vendetta contro chi lo ha depauperato. ( Widmann 1991, 57).

La sensazione di perdere l’oggetto d’amore riattiva nell’individuo meccanismi che affondano nei meandri oscuri della sua vita psichica e  attraverso la gelosia riscatta l’attaccamento originario, l’esperienza dei rapporti primari col primo oggetto d’amore e l’illusione di stabilire una relazione affettiva caratterizzata dal possesso.  Si può affermare che la gelosia  risponde alla vicenda esperienziale, appartenente alla prima modalità di relazione dove il fantasma del passato incastra il soggetto dentro una prigione lottando contro quegli spettri rivelatori dell’antica mancanza affettiva, dove la cornice edipica ha delineato la specificità del quadro affettivo infantile.

Controllare l’altro, salvaguardare la relazione da possibili intromissioni esterne significa scongiurare la perdita dell’oggetto d’amore. Tuttavia, dietro tali atteggiamenti si cela una personalità  fragile, debole, vulnerabile, non in grado di colmare la ferita narcisistica attraverso la quale sviluppa un esagerato amore verso se stesso e un sentimento di delirio di onnipotenza determinando gravi difficoltà relazionali e un forte rifiuto nei confronti della più profonda dimensione amorosa.  Il vissuto doloroso dell’abbandono che non trova luce rispetto al passato con cui bisogna confrontarsi e “fare i conti”, porta il traditore a sostituire un volto con un altro, un oggetto d’amore con un altro e forse  passerà la vita a tradire,  mettendo in atto la “coazione a ripetere”. In tal modo torna a ripetere l’antico copione per una mancata rielaborazione sui propri vissuti interiori e per non essere stato in grado di perdonare ciò che la vita gli ha consegnato.

Ed è proprio nel tradire l’altro che si possono riconoscere i nostri più profondi vissuti.

La ferita che lascia il tradimento è difficile che si rimargini definitivamente poichè resta una sorta di delusione, che nulla potrà essere come prima, un gusto amaro e la fiducia che c’era viene definitivamente compromessa. Al traditore spetta il compito di rimettere in gioco il rapporto con il suo partner, dando vita ad una nuova visione della relazione che a volte ha perso la ragione di esistere. Molti possono essere i motivi che inducono al tradimento: dal bisogno di sperimentare la trasgressione, al bisogno di conferme affettive, dalla mancanza di attenzione del partner, al “ristagno” della coppia. Due persone che non hanno da dirsi più nulla non comunicano e non riescono a relazionarsi. Tradire diventa l’azione migliore da compiere per un rapporto che non nutre più.

Il traditore non è solo colui che inganna, ma al contrario è colui che affronta la realtà nei suoi aspetti più dolorosi.

Una relazione non finisce mai per volontà univoca di uno solo dei due partner, ma per la partecipazione di entrambi. Le relazioni che non si nutrono più, vengono segnate dall’apatia, dall’incomprensione, dal logoramento del tran-tran, dalla non autenticità del sentimento e sono destinate a rompere gli argini del matrimonio oppure scegliere di continuare a vivere al fianco di qualcuno che non si ama. Quando si costruisce un tradimento i sentimenti dei protagonisti sono caratterizzati da forti emozioni e pulsioni che tendono a ripetere l’amore adolescenziale ,molto passionale ed affettivo. Col tempo può divenire fonte di ansia per conciliare tempi e luoghi da dedicare all’amante con quelli della vita di coppia col coniuge. Molti dei tradimenti durano da pochi mesi ad un anno o due, forse un’intera vita ponendosi senza spazio e senza tempo come una monade leibniziana.. Oltre il tempo o il matrimonio finisce o la relazione si pone in parallelo al matrimonio.

Differenze tra uomini e donne

Ci sono delle differenze tra uomini e donne nello svolgersi della relazione extraconiugale. La donna che tradisce lega il tradimento ad un coinvolgimento emotivo ed amoroso, lo lega ad un’insoddisfazione nel matrimonio che non offre più alcun tipo di nutrimento. L’uomo, al contrario, lo lega più al piacere sessuale e spesso non comincia una relazione adulterina per motivi di insoddisfazione rispetto la coniuge, non ha difficoltà a vivere il tradimento clandestinamente, anzi ciò aumenta il piacere della relazione con la propria coniuge. Mentre il maschile con superficialità, può far finta di niente continuando a condurre la vita di sempre, una donna quando si rende conto di essere in rotta col proprio coniuge e che il rapporto non le dona l’energia e il sostentamento di un tempo, non può tollerare il disagio e l’insoddisfazione che il matrimonio le arreca.

Chi subisce il tradimento prova le più diverse emozioni: rabbia, tristezza, umiliazione, malinconia, depressione,  smette di mangiare,  rifiuta il contatto con gli altri e con il mondo esterno, oltre a rendersi conto, quanto si era sicuri dell’altro, dell’inconoscibilità dell’animo umano. Il traditore diventa uno sconosciuto.  La psicologa Betsy Stone è del parere che non esistono “vittime innocenti” e “vili traditori”, ma il tradimento avviene tra due persone che sono entrambe coinvolte nella genesi della situazione extraconiugale, l’esistenza di quest’ultima è segno di un disequilibrio emozionale della coppia.

Ciò che più fa soffrire il tradito non è la presenza di un’altra persona, ma l’essere stato escluso dalla coppia. Sapere di essere traditi significa vivere momenti devastanti dove il rischio maggiore è quello di indurre a compiere gesti estremi: dall’impulso suicida all’assunzione di droghe o al cercare conforto nell’ alcool. Risulta impossibile mantenere la calma: grida, minacce, comportamenti e parole che possano far male all’altro lasciandogli segni e solchi profondi. In realtà il “tradito” dovrebbe leggere il proprio comportamento e interrogarsi sui valori della propria vita, amore compreso. Spesso solo  con l’aiuto di un “traghettatore” si può elaborare il dolore del tradimento e cogliere il significato  della vicenda per ritrovare se stessi ed interrogarsi sul modo di amare, esaminare il modo di concepire la propria vita, rivedendo quei principi ritenuti incrollabili.

Un tradimento all’interno della coppia diventa un momento di crescita e il frutto di un nuovo modo di amare quando l’uno riconosce l’altro per ciò che è, nella sua autenticità e dove ognuno dei due partner possa dire “non sono come tu mi vuoi”.

Ma per far questo occorre che sia recuperato in sé quella parte mancante che è stata proiettata sul compagno (l’anima per il maschile e l’animus per il femminile) affinché si possa sperimentare una relazione autentica , l’unione di due solitudini che non nascondono il continuo mutamento della vita, accettando il rischio della solitudine e della delusione.

Mi piace pensare che il volto vero dell’amore venga sempre restituito. A volte è raro. Ma accade.

L’Amore vive attraverso di noi e una storia d’amore non si chiude se non nella nostra volontà di rimuovere. Quando i frammenti e i cocci dell’Io  mettono insieme la nostra soggettività e individualità , sentiremo che il tradimento non è un attacco personalistico e solo allora l’Amore potrà universalizzarsi.

Termino con un sogno:

Un giorno, lei incontrò il suo primo e significativo grande amore. Lui le disse: “sei un grande fiore dell’esistenza”. La donna lo guardò , si specchiò nei suoi occhi e rispose:”So che non posso riconquistare le terre un tempo abitate, prendi la luce che non ha mai spento il mio falò.”

di Rita Amata

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