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Stress definizione di Selye

Questo articolo contiene la definizione di Selye di stress, il primo ricercatore che ha parlato di stress. Giulia Fenili è l’esperta che ha scritto questo articolo.

Definizione di Stress secondo la psicologia moderna

“Per stress si intende la risposta dell’organismo umano ad uno o più eventi (stressor) che ne alterano l’equilibrio omeostatico; ogni tipo di sollecitazione si presenta come una richiesta di modifica dall’omeostasi che, indipendentemente dalla fonte, sia essa caratterizzata da stimoli fisici, chimici o psico-sociali, è sempre associata e mediata da reazioni emozionali” (Pruneti, 1996).

Lo stress è un fenomeno complesso che coinvolge la dimensione biologica, psicologica e comportamentale: prevede una mobilitazione generale del nostro organismo. Spesso viene attribuita allo stress una connotazione negativa ma di per sé il termine non ha un significato patologico o negativo. Lo stress è uno sforzo necessario compiuto dall’organismo per affrontare oppure per evitare una situazione minacciosa, permette inoltre alla persona di sviluppare capacità di adattamento rapido alle varie situazioni ambientali.

Definizione di stress secondo Cannon

Lo stress prevede quindi una mobilitazione generale del nostro organismo.

Il primo a trattare questo argomento fu il fisiologo Walter Cannon nel 1914, introdusse il concetto di “omeostasi” per definire tutte quelle risposte automatiche necessarie a mantenere la stabilità del nostro organismo. I suoi studi mettono in relazione stress ed emozioni. Di fronte ad una situazione molto pericolosa il nostro organismo si attiva in modo tale da permetterci di agire, innesca l’attività del sistema simpatico mentre blocca quella del sistema parasimpatico (Cannon, 1927). La persona di fronte ad uno stress è soggetta a questa serie di eventi e può decidere se scappare oppure se affrontare la situazione minacciosa. Tutto ciò viene riassunto da Cannon come “risposta di attacco o fuga”.

La definizione di stress secondo Selye

Il termine “stress” fu impiegato per la prima volta da Hans Selye che nel 1936 lo definì come “risposta aspecifica dell’organismo ad ogni richiesta effettuata su di esso”. Selye diede allo stress una nuova designazione: la sindrome generale di adattamento (SGA). Secondo questo studioso, lo stress è una risposta relativamente aspecifica dell’organismo a uno stimolo che ne minaccia la sopravvivenza e l’integrità fisica, inoltre destabilizza l’omeostasi (Selye, 1936).

Le fasi dello stress

Davanti ad uno stress, endogeno o esogeno, l’uomo mette in atto una serie di reazioni a catena, precisamente tre, che vanno a contraddistinguere la risposta ad esso:

  1. prima fase, “reazione di allarme” → consiste nell’attivazione del sistema simpatico e dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA). Si ha la liberazione di adrenalina e noradrenalina e la secrezione di glucocorticoidi. Ciò aiuta la persona a fronteggiare lo stressor
  2. seconda fase, “resistenza” → si incrementano le varie strategie a causa dell’esposizione continua a stimoli stressanti. È costituita da una serie di reazioni non specifiche
  3. terza fase, “esaurimento” → quando iniziano a manifestarsi le conseguenze negative dello stress che possono condurre l’individuo fino alla malattia, l’organismo non è più capace ad adattarsi allo stress. Si instaura quando la resistenza risulta inadeguata

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Figura 1. Sindrome generale di adattamento (fonte Selye, 1936)

 

Confronta lo stress positivo con quello negativo

Selye (1975) descrisse due diversi modelli di stress sulla base degli effetti opposti che produceva: con il termine “eustress” indicò l’effetto positivo e adattivo dello stress, mentre con il termine “distress” l’effetto negativo, dannoso e disadattivo. Per primo diede una spiegazione fisiologica dello stress, come fenomeno che viene innescato da un’attivazione della corteccia e della midollare del surrene: quest’ultima è responsabile del rilascio di ormoni, tra i quali è presente il cortisolo, cui Selye diede la denominazione di “ormone dello stress”. Le risposte fisiologiche innescate da questo fenomeno sono quindi essenziali per ristabilire l’equilibrio omeostatico.

Che cos’è uno stress test. Tutto può essere stressante

Successivamente, Brod (1959) ha sottolineato che una situazione stressante come il calcolo mentale aritmetico produce un aumento della pressione arteriosa sistemica: tale attività viene utilizzata ancora oggi come stress test.

Questa risposta ipertensiva è stata verificata anche da Budzynski (1980) durante l’esposizione di un soggetto a stimoli emotivi. L’iperattività del sistema simpatico interessa muscoli, cute e aumento della frequenza cardiaca.

Successivamente, Lazarus (2006) formulò il suo concetto di stress, descritto come una reazione determinata dai fattori di personalità e dalla valutazione cognitiva dello stimolo stressante compiuta dal soggetto. Quando la persona ripone un certo grado di interesse verso uno stimolo si produce un’attivazione che porta a risposte viscerali, somatiche e psichiche.

Anche McEwen (1998) ha dato il suo contributo allo studio dello stress in quanto lo ha riformulato mediante un nuovo concetto, quello di allostasi. Per allostasi si intende la capacità del nostro organismo di mantenere i sistemi fisiologici stabili di fronte al cambiamento: tale meccanismo dipende dal funzionamento del nostro sistema nervoso (McEwen, 1998). Questa regolazione è una risposta adattiva che ci permette di far fronte alle richieste dell’ambiente. Tuttavia, se essa viene ripetuta troppo spesso sfocia in una fase di logoramento definita come carico allostatico: la causa risiede nei cicli ripetuti di allostasi, ovvero un eccesso di fasi di attivazione/disattivazione inefficaci (McEwen, 1998). Il sovraccarico conduce l’individuo alla sovraesposizione agli ormoni dello stress, le cui conseguenze sono assolutamente negative. McEwen denota ben quattro scenari di carico allostatico:

Come puoi distinguere lo stress acuto da quello cronico

lo stress cronico → stress ripetuto e frequente, causato dell’incremento di ormoni dello stress. Può condurre a diversi problemi clinici come la psicopatologia, l’invecchiamento precoce e l’aumento della produzione di ormoni dello stress. Un esempio può essere considerato lo stress quotidiano

Fig.2 Scenario 1 (fonte: McEwen, 1998)

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il fallimento dei meccanismi di adattamento allo stesso stressor → l’organismo non è in grado di mettere in moto i meccanismi di regolazione della risposta ormonale. Un esempio può essere considerato parlare frequentemente in pubblico

Fig.3 Scenario 2 (fonte: McEwen, 1998)

la mancanza della fase di recupero → dopo l’attivazione della risposta allo stress la persona non riesce a riportare i valori alla normalità in quanto non innesca la fase di recupero. Un esempio può essere rappresentato dagli ipertesi sottoposti a stress sul lavoro

Fig.4 Scenario 3 (fonte: McEwen, 1998)

Quando lo stress diventa prolungato è difficile fermarlo

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la risposta inadeguata del sistema ormonale ai bisogni → è il caso di alcune patologie dovute a bassi livelli di cortisolo. Alcuni esempi possono essere considerati la fibromialgia e la fatica cronica

Fig.5 Scenario 4 (fonte: McEwen, 1995)

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