11 Tecniche di Lavaggio del Cervello nella Sindrome di Alienazione Parentale
Negli anni ’80, uno psichiatra forense di New York, Richard Gardner, individuò per la prima volta la Sindrome da Alienazione Parentale o PAS (Parental Alienation Syndrome).
Anche non facendo parte dei disturbi elencati all’interno del DSM (Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders), questa sindrome viene riscontrata spesso all’interno dell’ambito giuridico. In particolare tale disturbo emerge nel contesto della separazione, più precisamente nelle dispute per la custodia dei figli e sono proprio quest’ultimi ad esserne i protagonisti.
Questa sindrome prevede l’attivarsi da parte di un genitore (alienatore), solitamente la madre poiché vive con i figli, di una campagna denigratoria contro l’altro genitore (alienato). Tale campagna può essere definita “immotivata” in quanto l’alienato è accusato di comportamenti trascuranti e spesso abusi più gravi verso il figlio, che in realtà non sono mai avvenuti. Ciò concerne la particolare situazione in cui si manifesta un contributo di denigrazione da parte del minore stesso, ed è proprio la combinazione di questi fattori che consente la diagnosi di PAS.
Affinché quest’ultimo prenda parte attiva nella campagna, l’alienatore opera sulle sue insicurezze originate dalla situazione della separazione coniugale e sul fatto che vivendo con il figlio, rappresenta l’unico punto di riferimento sicuro.
Questa sindrome, in quanto tale, comporta una mescolanza di sintomi che, secondo Gardner (1998), rappresentano una “programmazione” avente lo scopo di estromettere totalmente l’altro genitore dalla vita del minore. L’esclusione del genitore alienato è associata a un particolare stato psicologico del minore, contrassegnato da un alterato esame di realtà, narcisismo e incapacità di sperimentare simpatia, empatia e rispetto per le autorità (Gardner, 1998).
La campagna denigratoria messa in atto dal genitore alienante si esplica in cinque fasi in cui è possibile riscontrare le tecniche usate per infondere il programma nel minore, (Buzzi,1997):
Tecniche di lavaggio del cervello per inculcare il programma:
- Negazione dell’esistenza dell’altro;
- Costanti attacchi indiretti contro l’altro genitore;
- Far giudicare al figlio gli atteggiamenti inadeguati dell’alienato;
- Costante disapprovazione dell’altro, a volte insinuando una presunta“malattia”;
- Ripetuti tentativi di alleare il minore con la propria linea di pensiero;
- Creare una “tragedia della moralità” ingigantendo i fatti;
- Minacciare il minore di perdere il proprio affetto in caso di avvicinamento all’altro;
- Ricordare continuamente di essere migliore dell’altro genitore;
- Sottolineare l’importanza della propria buona condotta e dei propri atti d’amore;
- Rimarcare l’inaffidabilità dell’altro nel prendersi cura dei figli;
- Ricostruzione degli eventi a proprio favore, al fine di creare dubbi sul legame con l’altro.
5 fasi della programmazione:
- Guadagnare accondiscendenza;
- Testare come funziona la programmazione (anche attraverso domande dirette);
- Misurazione della lealtà;
- Generalizzazione ed espansione del programma (su chi si è alleato con l’altro genitore);
- Mantenere il programma.
Scrivi a Igor Vitale