Tipo 3 dell’Enneagramma: la vanità
di Serena Giovannini
La passione dominante del carattere tre è la vanità, il soggetto vive per costruire un’ immagine ideale di sé da esibire nel mondo e si trova a scambiare questa immagine con la sua essenza. La vanità è comune ai tre caratteri isteroidi dell’Enneagramma: il carattere due punta sul sostegno da parte del mondo esterno dell’immagine di sé dilatata, nel tre avviene un identificazione con l’autoimmagine ideale, il quattro invece si riconosce nell’immagine di sé svalutata. Un’altra caratteristica dominante di questo carattere è l’inautenticità dei sentimenti, il tre è molto controllato ed esprime solo i sentimenti “permessi”. (Naranjo, 1996).
3.3.1 Richiami nella letteratura scientifica precedente
Naranjo (1996) paragona i caratteri “ipertimici” di Schneider (1923) agli enneatipi tre nei seguenti tratti: ottimismo, allegria, attività, sicurezza di sé, superficialità. In Fromm (1971) la “personalità mercantile” calza perfettamente al carattere tre, il soggetto crea un immagine di sé scegliendo tra il tipo di personalità più popolare, più richiesta al momento, più “vendibile”, ad esempio aderendo ai modelli proposti dal cinema, televisione, giornali. (Naranjo, 1996) In Jung (1979) si rivedono le caratteristiche del tre nel tipo sensazione estroversa, con il pensiero e la percezione più sviluppati del sentimento e del giudizio: sono soggetti che amano prendere la scena, cordiali, intraprendenti, brillanti, intrattenitori divertenti, abili venditori, cercano nelle relazioni un loro guadagno. Nella bioenergetica di Lowen (1972) corrisponde all’individuo “rigido”: ciò che più conta per lui è il successo, l’indipendenza, l’autoaffermazione, non riesce ad ottenere l’amore vero e spera di comprarlo col successo; ha problemi affettivi, sessuali ma inizia una terapia solo in età avanzata quando entrano in crisi le sue relazioni. (Naranjo, 1996) Il carattere tre può essere paragonato alla personalità di tipo A, iperattiva, competitiva, votata ad ottenere successo, soggetta a malattie cardiache. La personalità isterica descritta da Kernberg (1976), in cui predomina la labilità emotiva, rispecchia pienamente questo enneatipo, soggetto frequentemente a crisi emotive solo in circostanze specifiche e dotato della capacità di ricomporsi prontamente; è capace inoltre di affidarsi al partner e di instaurare relazioni durature omettendo l’aspetto sessuale. In omeopatia Phosphorus è la tipologia del tre, carattere brillante e attivo che per essere felice e sentirsi pieno, vivo, ha bisogno dell’attenzione altrui, infatti essendo un bravo attore sa come affascinare gli altri, sa essere sensibile, empatico, affettuoso si può dire che la lucentezza che lo contraddistingue non è data solo dall’amore per la vita e per gli altri ma soprattutto dall’amore per se stesso. (Naranjo, 1996)
3.3.2 Tratti caratteriali
Bisogno di attenzione e vanità
Questo carattere desidera essere visto, per compensare una mancanza di attenzioni del passato, ragione per cui si gratifica prendendosi cura del suo aspetto. Il bisogno dell’apprezzamento altrui va di pari passo a un senso di solitudine dato dalla frustrazione di vivere per soddisfare i bisogni altrui e dall’attribuire il merito di ogni successo a un falso Sé e a strategie (nella sua fantasia catastrofica sarà rifiutato dal mondo se si mostra per quello che è in realtà). La vanità lo porta oltre a porre tanta attenzione all’aspetto esteriore, ad aderire a valori, criteri esterni, dettati dalla cultura.
Orientamento al successo
Il loro scopo è ottenere successo e ricchezza attraverso la capacità di eseguire le cose con abilità e precisione, pensiero razionale, ritmi serrati, competenza, disposti a diventare freddi e spietati per ottenere risultati, sono molto competitivi e dei rigidi controllori, soffrono di ansia e tensioni.
Raffinatezza e talento sociale
Sono brillanti, intelligenti, piacevoli, amano attorniarsi di gente e conversare.
Cura delle attrattive sessuali
La cura frenetica dell’aspetto esteriore non esclude in genere la frigidità che rende questo tipo di bellezza fredda, senza emozioni.
Falsità e manipolazione dell’immagine di sé
La falsità è il difetto cognitivo di questo carattere che tende a identificarsi con una maschera, con una immagine che non corrisponde alla sua essenza per cui inganna se stesso ma non gli altri, che percepiscono la sua identificazione con un ruolo. Dato che sono ottimi venditori di se stessi, diventano pubblicitari e abili manipolatori di immagini. Falsa emotività.
Eterodirezione
I valori guida dell’Ideale dell’Io sono esterni e mutevoli in base alle mode e tendenze.
Pragmatismo
Efficienti, abili, capaci, hanno una mente razionale e calcolatrice.
Vigilanza attiva
Ipervigile e iperattivo vuole avere tutto sotto controllo in quanto ha una mancanza di fiducia nei confronti degli altri celata sotto un apparente ottimismo, di conseguenza è incline all’ansia.
Superficialità
Dall’esterno si percepisce un senso di superficialità in quanto questo soggetto non è in contatto con ciò che desidera e con ciò che sente, perché sovrappone i suoi bisogni a quelli degli altri.
3.3.3 Il punto di vista eziologico e psicodinamico
Freud (1905) riconduce l’isteria al conflitto infantile nello stadio fallico–edipico, anche altri psicanalisti hanno sottolineato l’importanza dell’ansia di castrazione e l’invidia del pene. Questo carattere durante l’infanzia può aver fatto propri, ideali e valori dei genitori, inoltre, la necessità di brillare per farsi notare può derivare dal non avere avuto in tenera età le dovute attenzioni. Capita spesso che donne tre hanno avuto un padre di carattere cinque o almeno uno dei due genitori con lo stesso carattere; hanno dovuto prendersi cura di loro stesse per le carenze genitoriali; sono cresciute in un clima rigido di disciplina; hanno imparato che conveniva mentire piuttosto che essere sincere. La ricerca continua del fare, l’efficienza, l’assumere i valori altrui, l’apparire brillante non permette a questo carattere di entrare in contatto con un vuoto interiore e di diventare consapevole della mancanza di interiorità e di autentica spiritualità. Nel momento in cui il tre smette d’identificarsi coi ruoli della vita, ha la sensazione di non sapere più chi è, e inizia a contattare un sé nascosto o potenziale, è fondamentale per lui capire il circolo vizioso in cui l’efficienza alimenta la perdita dell’essere, che a sua volta alimenta il recitare, il vivere per gli altri, per evolversi dovrebbe iniziare a fermarsi e a guardarsi in faccia, sopportando di perdere la faccia. (Naranjo, 1996)
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