Come riconoscere la dipendenza affettiva

La dipendenza affettiva affonda la propria origine nel nostro passato affettivo e relazionale, in particolare nel rapporto instaurato durante l’infanzia con i genitori. Genitori che hanno lasciato insoddisfatti i bisogni infantili dei propri figli e che li portano ad adattarsi, imparando a limitare i loro bisogni. Una volta  diventati adulti questi bambini non amati dipenderanno dagli altri per quanto concerne il proprio benessere psico-fisico e la soluzione dei loro problemi.

Vivranno nella paura di essere rifiutati, non avranno fiducia nelle loro capacità e si giudicheranno persone non degne d’amore.

Nell’infanzia il bambino fa riferimento a  due modelli relazionali: il modello relazionale della coppia genitoriale e il modello relazionale padre/figlio, madre/figlio (Poudat , 2005). Il bambino osserva come i genitori parlano tra loro, come si relazionano e come esprimono i loro sentimenti: queste interazioni  gli serviranno per costruire la sua rappresentazione mentale di quello che sono gli scambi relazionali e costruire un modello di attaccamento.

Inoltre il bambino si relaziona direttamente con le sue figure di attaccamento: in base alla discrepanza originata da ciò che il bambino desidera e ciò che che realmente ottiene da loro, creerà un modello che lo porterà in seguito a ricercare quelle relazioni affettive che si avvicinano meglio alle sue esperienze passate, positive o negative che siano.

Ricerche condotte sul rapporto tra attaccamento infantile/adulto/dipendenza rilevano la provenienza dei soggetti dipendenti da famiglie con figure parentali iperprotettive o autoritarie il cui clima interno, carico di ansie, trasmette un messaggio di pericolosità e di perdita affettiva al bambino riguardo l’autostima e l’esplorazione del mondo (Guerreschi, 2011). E’ stato riscontrato che le ragazze che hanno un rapporto conflittuale con il padre e non compiono esperienza di sostegno da parte sua, hanno maggiori probabilità di coinvolgersi in relazioni affettive patologiche. Un’insana relazione uomo-donna vissuta all’interno della famiglia sembrerebbe influenzare lo sviluppo delle scelte affettive femminili inducendo le donne che hanno vissuto quest’esperienza negativa con il proprio padre alla scelta di partner devianti (Werner, Silbereisen, 2003).

Il pensiero psicanalista invece fa risalire la maggiore dipendenza delle donne dai loro oggetti d’amore a un più stretto legame con la madre e soprattutto all’ambivalenza che la bambina nutre durante la fase edipica. Mentre il bambino, accorgendosi di una sua conformazione fisica differente dalla madre, riesce più facilmente a disidentificarsi da lei e ad allentare la dipendenza, la bambina ha più difficoltà a separarsi. Inoltre quando durante il periodo edipico  si rivolge al padre come oggetto d’amore, sperimenta intensi sentimenti di ostilità verso la madre, che nonostante questo continua a restare il suo più importante punto di riferimento. Questo fa si che debba tollerare un livello alto di ambivalenza , che  scatena violenti sensi di colpa e angosce di persecuzione. E proprio per lenire questi sensi di colpa che la bambina, più del maschio, ha bisogno di oggetti esterni che si rivolgano a lei con amore ( Klein,1980).

Inoltre la bambina verrebbe meno incoraggiata a manifestare i propri bisogni di autonomia, a dire di no alle eccessive richieste di affetto e di disponibilità e quindi ad effettuare il distacco necessario da una relazione  simbiotica onde evitare di rimanere invischiata in una dinamica di identificazioni reciproche senza riuscire a sperimentare la propria differenza e a costruire un’identità separata.

Interpretazioni     psicoanalitiche  che  attribuiscono  la  maggiore dipendenza affettiva al proprio rapporto con la madre, ma non prendono in considerazione una causa altrettanto determinante, ovvero che le donne hanno vissuto fino ad oggi in una condizione di dipendenza economica, che si aggiunge se non addirittura precede quella psicologica (Guerreschi, 2011).

Secondo lo psicanalista Baldaro ( 1992 ), ognuno di noi riproduce nella sua esistenza una mappa affettiva in cui ripercorre il modello di amore primario vissuto con i genitori. Se abbiamo avuto una madre fredda e rigida quindi tenderemo a cercare un partner con le stesse caratteristiche; se siamo vissuti con un padre lontano ed emotivamente assente tenderemo a reiterare questo modello cercando persone distanti.

Una teoria che però non tiene conto del versante opposto e molto probabile, che chi abbia avuto un genitore soffocante, ricerchi, ad esempio, un partner che dia spazio ad una reale autonomia e viceversa. Alcuni studiosi americani avallano l’ipotesi secondo cui la dipendenza affettiva affonda le sue radici in abilità di sopravvivenza adottate per far fronte alle negligenze, agli abusi e ai tradimenti vissuti nell’infanzia, che lasciano di fatto insoddisfatti i bisogni primari di sentirsi amato, rassicurato e protetto. Queste mancanze causano al bambino un vuoto interno e la brama di amore e di sicurezza che proverà, diventerà in età adulta la forza guida che sottende la dipendenza affettiva (Bass, Davis, 1988).

di Silvia Diolaiuti

 

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