Come riconoscere la psicopatia
La psicopatia è descritta come una forma di disturbo di personalità con un pattern caratteristico di sintomi, affettivo interpersonale, e comportamentale, che è in relazione, ma non identico a quello del Disturbo Antisociale di Personalità (APD)[1]. Le caratteristiche affettive includono un affetto debole, mancanza di rimorso, e mancanza di empatia; le caratteristiche interpersonali includono superficialità, fascino superficiale, grandiosità, e influenzare e manipolare gli altri; le caratteristiche comportamentali includono impulsività, irresponsabilità, e comportamenti antisociali. Questi tratti appaiono precocemente nello sviluppo e sono relativamente stabili durante l’arco della vita[2],[3].
Gli psicopatici sono aggressivamente narcisisti e questo aspetto della loro patologia del carattere è spesso espressa dalla ripetitiva svalutazione degli altri, non prevalentemente nella fantasia come osserviamo nel disturbo di personalità narcisistica, ma nella realtà. Gli psicopatici generalmente fanno questo per due ragioni: primo, per mantenere una grandiosità, o il loro senso di essere grandi della vita, e secondo, per rimediare agli insulti ricevuti o alle ferite emotive vendicandosi contro coloro che sono stati ritenuti responsabili. Inoltre hanno un distacco emotivo cronico dagli altri poiché per loro le relazioni sono definite da gradienti di forza, non da legami affettivi. Questo deficit su basi biologiche nella capacità di formare legami, il quale può essere acquisito o ereditato o entrambi, è stato notato per prima da Bowlby nel suo studio sugli adolescenti delinquenti, alcuni dei quali ha etichettato “senza-affetto”. Invece di cercare la prossimità degli altri come un modo di sentire affetto e vicinanza e allontanare la solitudine, gli psicopatici appaiono più preoccupati di dominare il proprio oggetto per controllarlo. In aggiunta, gli psicopatici sono dei bugiardi cronici e lo fanno per varie ragioni, la più comune è quella di provare il sentimento sprezzante di piacere quando una menzogna è stata messa in pratica con successo. Infine, senza coscienza non c’è rimorso. Senza rimorso, il sentimento positivo stimolato dalla menzogna alimenta la credenza di grandiosità degli psicopatici[4].
La psicopatia è tradizionalmente misurata attraverso la Psychopathy Checklist-Revised (PCL-R)[5], il quale combina un’intervista semi-strutturata e una revisione dettagliata della registrazione per valutare i tratti di personalità e i comportamenti principali del costrutto. Nel Nord America, punteggi di 30 o superiori sono considerati indicativi di psicopatia[6]. La PCL-R è composta da due fattori distinti, ma moderatamente correlati. Il Fattore 1 descrive le caratteristiche affettive e interpersonali della psicopatia, che sono considerate il nucleo del disturbo[7], mentre il Fattore 2 riflette uno stile di vita instabile e antisociale, e include caratteristiche che sono considerate quasi esclusivamente comportamentali[8].
[1] Hare, R.D., Cooke, D.J., & Hart, S.D. (1999). Psychopathy and sadistic personality disorder. In T. Millon & P.H. Blaney (Eds.), Psychopathy: Theory research and implications for society (105-137). The Netherlands: Kluwer Academic.
[2] E.g., Frick, P.J., Kimonis, E.R., Dandreaux, D.M., & Farell, J.M. (2003). The 4 year stability of psychopathic traits in non-referred youth. In Behavioral Sciences & the Law, 21, 713-736.
[3] Kirsch, L.G., Becker J.V. (2007). Emotional deficits in psychopathy and sexual sadism: Implications for violent and sadistic behavior. Clinical Psychology Review (Tucson), 27, 904-922.
[4] Meloy, J.R. (1997). The Psychology of Wickedness: Psychopathy and Sadism. Psychiatric Annals (San Diego), 27, 9.
[5] Hare, R.D. (1991). The Hare psychopathy checklist-revised. Multi-Health Systems; Toronto.
[6] Hare, R.D. (1991). The Hare psychopathy checklist-revised. Multi-Health Systems; Toronto.
[7] E.g., Cleckley, H. (1976). The mask of sanity. 6th ed., Mosby; St. Louis.
[8] Kirsch, L.G., Becker J.V. (2007). Emotional deficits in psychopathy and sexual sadism: Implications for violent and sadistic behavior. Clinical Psychology Review (Tucson), 27, 904-922.
di Ilaria Ulgharaita
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