Come riconoscere un partner narcisista patologico
NARCISISMO: tonalità di un sentimento di sé, orgoglio di sé. Sentimento della propria importanza; e ancora quel sentirsi stimabili e stimati, apprezzabili e apprezzati, quel vedersi notati e considerati. Si tratta di una storta di sensazione o percezione di sé che propriamente fa da sfondo alla nostra capacità di percezione degli avvenimenti, degli altri, delle cose; che modula i nostri gesti e ogni nostra attività; che determina i nostri atteggiamenti più comuni. È una sensazione di sé che a tutti ciò che accade in noi e nell’ambiente che ci circonda attribuisce un valore proprio a partire dal senso che noi abbiamo del nostro valore.
Ognuno cerca di imporre il senso della sua importanza (ferito), ma nel farlo sminuisce il sentimento dell’importanza dell’altro, originando un circolo vizioso di rabbia e ritorsioni rabbiose.
Quando ci sentiamo colpiti nel sentimento della nostra identità, del nostro valore, in qualcosa come il senso della nostra presenza personale, anche per una minuta faccenda proviamo la sensazione di una ferita e sentiamo che non possiamo transigere: è un bisogno istintivo di reagire, fatto di rabbia e di momentanea incapacità di ascolto dell’altro.
Le caratteristiche umane, le caratteristiche che ci costituiscono, sono spesso tanto più in evidenza davanti agli altri quanto meno sono organizzate nel tessuto della nostra personalità.
Siamo portati a percepire l’uomo e la donna “che non devono chiedere,mai”, che subito reagiscono e che non telefonano mai per primi dopo che si è litigato, come “molto orgogliosi”, oppure come “molto forti”. Spesso in questi casi ci troviamo di fronte a persone con un sentimento di orgoglio, un sentimento dell’autostima, molto fragile. Tanto fragile che ha bisogno di essere difeso continuamente. Tanto debole che così spesso, e di fronte a stimoli relativamente tenui, viene sentito minacciato e ostinatamente deve essere mantenuto intatto di fronte all’interlocutore. In esse cioè, in pratica, il senso dell’autostima deve essere rifornito dall’esterno, tramite l’impressione che pensano di poter fare sull’interlocutore.
Il proprio narcisismo è saldo, più è probabile che ci si occupi effettivamente di ciò che si sente realmente importante per la propria esistenza. Più salso cioè è il proprio narcisismo, più l’attenzione e le energie saranno tese ad innervare la spontanea espressione di sé nella realtà e dunque verso bisogni, persone, mete, ideali al di fuori di sé. L’insicurezza del proprio esserci invece è un senso fondamentale di inadeguatezza, una scontentezza di sé mai detta. È un malumore di fondo, silenzioso, persistente, spesso contagioso. Di prova vergogna per ogni cosa che possa svelare il proprio bisogno vero: cioè se stessi. Ogni piacere autentico è accompagnato da una vergogna indicibile e, in casi più gravi di scissione da se stessi, il piacere viene condannato o considerato riprovevole, in sé e negli altri. Lamentarsi può essere un espressione spontanea di ciò che si prova in quel momento; ma può essere un modo sottilmente perverso di condizionare l’altro senza rischiare di esporre il proprio bisogno.
Il piano del narcisismo: un piano parallelo, più intimo e nascosto rispetto a quello che la nostra attenzione abita di solito, e anche rispetto a quello di ascolto e di ricerca abituale della psicoterapia. Un piano paradossale spesso speculare in cui molte cose sono rovesciate di senso rispetto al mondo che consideriamo abituale dei desideri e delle pulsioni. In esso infatti il dare arricchisce (di importanza) chi dà, mentre invece impoverisce (di autostima) chi riceve: la sensazione della propria potenza reale nel fare qualcosa corrisponde ad una lacerante percezione del limite del proprio potere. Si tratta di un piano dell’esistere dove la rabbia sta al posto dell’aggressività, dove le sensazioni di onnipotenza stanno al posto di quelle della propria potenza e dove la vergogna prevale sul sentimento di colpa. Su questo piano la sessualità è minaccia, pericolo, è il male, a meno che essa non assuma il significato di strumento per la conferma di sé, ad esempio per farsi accettare o per controllare o possedere l’altro
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