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Conte convoca gli psicologi contro il Covid-19 (fase 2): un commento tecnico

Finalmente Conte convoca gli psicologi per gestire la fase 2 contro il Covid-19.

Pochi giorni fa scrivevo sul mio blog che forse noi psicologi dovremmo ripensare la nostra posizione nei confronti dell’emergenza Covid-19.

Il classico supporto psicologico – offerto anche gratuitamente  – in effetti non aveva sortito grandi risposte dalla popolazione generale.

E questo apriva una contraddizione: da una parte gli psicologi che chiedono a gran voce di essere inclusi in risposta all’emergenza psicologica. Dall’altra famiglie e cittadini non sembravano sollevare questa stessa richiesta con la stessa forza.

Ma il colpo di scena arriva ieri (10 Aprile 2020) quando il premier Giuseppe Conte annuncia che la task force per organizzare la fase 2 del Covid-19 includerà anche “sociologi e psicologi”

Questo ha subito catturato la mia attenzione, in parte anche perché come scrivevo pochi giorni fa: il contributo degli psicologi può essere diverso dal classico sostegno psicologico a tutti. Il disagio psicologico e la crisi psicologica:

  • può verificarsi in caso di quarantena prolungatissima
  • può determinare situazioni subcliniche che non necessariamente portano a questa fortissima esigenza di consulenza individuale a grandi numeri

Riassumevo dunque nell’articolo precedente che gli psicologi dovrebbero:

  • contribuire a livello sistemico, come presumo si farà col gruppo di lavoro della fase 2 di cui si parlava nella dichiarazione del Premier di ieri
  • individuare esigenze più specifiche di un generico “consulenza per l’emergenza Covid-19” (ad es., supporto alla genitorialità durante la quarantena, supporto di psicologia dello sviluppo in caso di isolamento etc.)

Cosa faranno gli psicologi della Task Force per la fase 2 contro il Covid-19

Ed eccola la Task Force, direttamente dal sito del Governo Italiano

“Sociologi e psicologi” mi aveva entusiasmato parecchio, va però detto che c’è un solo nome direttamente riconducibile alla psicologia ed è la prof.ssa Elisabetta Camussi dell’Università di Milano Bicocca (leggi il suo profilo qui).

La scelta è molto interessante, la professoressa insegna Psicologia Sociale.

L’obiettivo è il seguente

ristrutturare l’attività lavorativa tenendo in considerazione anche la qualità della vita

Molto interessante, la prof.ssa Elisabetta Camussi ha scritto pubblicazioni interessantissime sul decent work, sugli stereotipi occupazionali, discriminazioni di genere e barriere occupazionali.

C’è poco da dire, sono curiosissimo delle strategie che verranno messe in atto. Finalmente gli psicologi contribuiranno in una Task Force molto determinante ed impegnativa.

Da psicologo del lavoro posso certamente dire che sarà una grande sfida. Ridisegnare l’attività lavorativa è qualcosa che in azienda (anche piccole) fanno fare poco.

Ci vuole molta fiducia da parte del committente.

E la responsabilità da parte dello psicologo è altissima. Ma la sfida in questo caso sarà molto maggiore perché la Task Force si occuperà della gestione della fase 2, che prevede scenari lavorativi diversissimi ed avrà un impatto trasversale.

Penso inoltre che questa sarà un’ottima opportunità anche per la valorizzazione dello psicologo. Troppo spesso calpestata e sottovalutata, la psicologia ha un’opportunità di contribuire grandissima.

 

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