Dislessia: Definizione, Tipi e Cause in psicologia

Si parla di dislessia quando la capacità di lettura è inferiore rispetto all’età, al livello di intelligenza e di istruzione ricevuta. Il disturbo riguarda:

  • velocità: lettura lenta o stentata;
  • correttezza: lettura con errori frequenti come omissioni, sostituzioni di lettere, ecc;
  • comprensione: difficoltà a capire il significato del testo letto dal momento che il principale problema del dislessico è una grave difficoltà nel passaggio dalla percezione del simbolo grafico alla comprensione del suo significato.

La difficoltà interferisce significativamente con l’apprendimento e le attività che richiedono la lettura, con problemi di rendimento scolastico.

L’anomalia non è spiegata da problemi medici: non c’è un deficit sensoriale come la sordità che spiegherebbe la difficoltà di lettura.

Fra le cause sono state invocati:

  • fattori genetici: ipotesi sostenibile sia in base a studi su gemelli omozigoti, che in base ad altre osservazioni: casi di familiarità del disturbo, la sua prevalenza nel sesso maschile;
  • sofferenza cerebrale;
  • alterazione della percezione;
  • problemi di lateralizzazione: ipotesti suggerita dal fatto che si riscontrano, con una certa frequenza nei dislessici sia mancinismo che ritardo della lateralizzazione; analogamente, con una certa frequenza si risconterebbero problemi della mobilità oculare, in particolare sembra che un mancato equilibrio tra le funzioni dell’emisfero cerebrale destro e di quello sinistro possa essere il responsabile del disturbo.

Le strategie terapeutiche, attuate dal logopedista, possono migliorare o risolvere la situazione.

Contatta uno psicologo per saperne di più

consulenzapsicologica

Scrivi a Igor Vitale