Disturbo Borderline di Personalità e Teorie Cognitivo-Comportamentali

di Anna del Torto

Disturbo Borderline di Personalità e Teorie cognitivo-comportamentali

Nell’ambito delle teorie cognitivo-comportamentali sono due le teorie di maggiore rilevanza  sull’ipotesi dell’esistenza di un nucleo unitario alla base del Disturbo Borderline di Personalità: il modello di Beck e il modello di Marsha Linehan (Liotti, 1999b, 2001).

Secondo la teoria cognitiva di Beck, il nucleo della patologia borderline è rappresentato dalla presenza di schemi mentali, dei postulati dati per veri e che vanno ad influenzare la vita intrapsichica e interpersonale. Questi postulati, attraverso i quali appunto il paziente percepisce la realtà e se stesso, sono tre: la convinzione che il mondo è pericoloso e malevolo, la convinzione di essere impotente e vulnerabile, e la convinzione di essere intrinsecamente inaccettabile e quindi destinato all’abbandono (Beck, 2005).

Dalla prima convinzione discendono paure e fobie ma anche disposizioni alla collera immotivata e intensa.

Dalla seconda, incapacità di impegnarsi in progetti coerenti di vita nonché intense reazioni emotive all’abbandono nelle relazioni interpersonali.

Dalla terza convinzione discendono emozioni di vuoto e comportamenti autolesivi (Beck, 2005).

Il modello di Marsha Linehan del Disturbo Borderline di Personalità afferma, invece, che il nucleo del disturbo consiste in un grave deficit del sistema di regolazione delle emozioni dovuto dalla presenza di fattori biologici e temperamentali che si combinano con un ambiente familiare disfunzionale.

A causa di tale deficit tutte le emozioni tendono a manifestarsi con eccessiva intensità, sia nell’esperienza soggettiva che nel comportamento e nella comunicazione.

Si spiegano così, secondo il modello di Linehan, la rabbia immotivata ed intensa, le oscillazioni rapide dell’umore, l’intensità caotica delle relazioni affettive, la paura esagerata di fronte alla possibilità di essere abbandonati, e l’incapacità di controllare gli impulsi emotivi che può arrivare fino ai comportamenti autolesivi (Linehan, 1993, cit. in Liotti, 2001).

Ed è proprio per cercare di diminuire questa forza devastante delle emozioni -sia positive che negative- che il paziente borderline può fare ricorso alle droghe, all’alcool o alle abbuffate di cibo, che rappresentano proprio dei criteri del DSM-IV-TR necessari per la diagnosi del disturbo borderline.

Tutti questi modelli proposti sulla spiegazione dell’esistenza di un nucleo centrale alla base del Disturbo Borderline di Personalità, anche se con linguaggi diversi e a prima vista del tutto opposti, si concentrano fondamentalmente su tre problemi fondamentali: [1] la risposta emotiva abnorme ad eventi reali o immaginati di abbandono, separazione e solitudine; [2] un deficit nella regolazione delle emozioni a causa di un deficit dei processi mentali superiori deputati a tale funzione; [3] la rappresentazione molteplice, contraddittoria e non integrata che il paziente ha di sé e degli altri (Liotti, 1999b).

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