Disturbo post traumatico da stress: decorso
Questo articolo di Greta Manoni spiega il decorso del disturbo post traumatico da stress. Scopri le differenze tra disturbo post traumatico da stress classico e con esordio ritardato. Impara gli effetti di questo disturbo sul cervello
Quanto dura il disturbo post traumatico da stress?
Per molti anni si è creduto che il PTSD seguisse un decorso lineare dopo l’esposizione al trauma, con una tendenza per i sintomi ad essere molto prevalenti nei giorni e nelle settimane dopo l’esposizione; e ad attenuarsi per la maggior parte delle persone nei mesi seguenti. Questa opinione è stata supportata da molte prove dimostranti che i tassi di PTSD diminuivano 6 mesi dopo il trauma, rispetto ai tassi delle settimane immediatamente successive all’evento.
Cosa significa disturbo post traumatico da stress ad esordio ritardato
L’eccezione a questa tendenza è stata rappresentata dall’inclusione nel DSM del cosiddetto “PTSD a esordio ritardato”, tradizionalmente definito come PTSD che nasce almeno 6 mesi dopo l’esposizione al trauma. Questo costrutto è stato descritto per molti anni attraverso i casi di PTSD che iniziavano a decorrere decenni dopo l’insorgenza del trauma. Le revisioni sistematiche indicano che, tra tutti i casi di PTSD, circa il 25% di essi può essere ad insorgenza ritardata. Quest’ultimo scenario si nota nelle coorti militari, dove il PTSD ad esordio ritardato è notevolmente più comune rispetto ad altre situazioni.
Sembra che molte truppe ritornino dallo schieramento con scarsa indicazione della risposta allo stress, mentre al follow-up mostrino sintomi di PTSD completi. Esistono inoltre delle prove che dimostrano come la sindrome PTSD si possa sviluppare nel tempo. Nella fase acuta dopo il trauma, i sintomi del disturbo appaiono più vagamente interconnessi; mentre diventano più strettamente correlati ai fattori noti (ad es. ri-esperienza, evitamento attivo) con il passare del tempo. La convinzione del fatto che il PTSD segua un corso lineare è contestata negli ultimi anni anche da ulteriori prove dimostranti che la gravità del disturbo fluttua nel tempo; esso può peggiorare o migliorare e questo modello può continuare a ripetersi, con il risultato che il disturbo non appare statico.
Il trauma può durare anche molti anni, scomparire apparentemente ed essere rievocato da uno stimolo.
Le tracce del trauma rimangono a lungo. Talvolta sembra che l’evento non ne abbia lasciate: la persona va avanti nella sua vita, anche per molti anni; poi un piccolo evento di intensità e significato assai inferiori a quello precedente anche se con esso coerente, un dettaglio apparentemente insignificante, richiama il trauma ed ecco che, di colpo, esplode il quadro psicopatologico completo correlato allo shock subito anni prima. (Stress, trauma e neuroplasticità; 2014)
Esistono diverse teorie per spiegare l’insorgenza ritardata di PTSD. È possibile che, nella fase iniziale, la negazione degli eventi e l’intorpidimento inibiscano le risposte PTSD e che, con il passare del tempo e l’abbassamento delle difese psichiche, i sintomi emergano; tuttavia non sono disponibili prove concrete a sostegno di questa ipotesi. Una seconda possibilità è che, immediatamente dopo l’evento traumatico, le persone siano più preoccupate per i bisogni immediati (come il dolore, i procedimenti legali, le attività post-dispiegamento o dislocazione) che distraggano la loro attenzione dalle reazioni allo stress; ma di nuovo c’è una scarsità di prove a favore di questa spiegazione.
Dipende dalla gravità del trauma
L’osservazione per cui molti casi ritardati di PTSD mostrano significative risposte acute allo stress che successivamente peggiorano, ha spinto la proposta per cui il ritardo del PTSD potrebbe essere causato da ulteriori fattori di stress nella fase post-trauma; questi stress, aggravati da risorse diminuite per far fronte ad essi, favorirebbero l’insorgenza ritardata del disturbo. In effetti, c’è l’evidenza che il PTSD ad esordio ritardato sia predetto dalla gravità dei fattori di stress post-trauma.
Un’ulteriore possibilità è che il sollievo dall’immediata minaccia di pericolo possa fornire alle persone un temporaneo senso di sicurezza, che successivamente lascia il posto alle percezioni della minaccia corsa, portando a PTSD. Questa interpretazione può essere particolarmente applicabile alle coorti militari; i soldati potrebbero infatti provare un senso di immediato sollievo abbandonando la zona di combattimento, ma mostrare difficoltà in seguito nel riadattarsi alla vita normale.
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