Facial Action Coding System di Ekman: i Segreti del Manuale

paul_ekman_facs“La teoria di Ekman, definita neuro-culturale, sottolinea l’importanza dei fattori riguardanti aspetti universali e differenze culturali. Il termine “neuro” si riferisce al rapporto tra particolari emozioni e l’attivazione di determinati muscoli facciali. È su questa base innata che si strutturerebbe il programma facciale delle emozioni, in forza del quale l’insieme delle istruzioni codificate nel sistema nervoso centrale modula le risposte comportamentali. Il collegamento di un’emozione ad una particolare configurazione di impulsi nervosi determina l’invariabilità delle espressioni facciali associate ad una specifica emozione”.

Abbiamo visto come il volto costituisca l’elemento specifico più importante per l’analisi delle espressioni emozionali. La classificazione dei movimenti muscolari del volto umano nasce dallo studio dell’anatomista svedese Carl-Herman Hjortsjo.

Questi sono stati poi ricodificati da Paul Ekman e Wallace V. Friesen nel 1978, con aggiornamento degli stessi e Joseph C. Hager successivamente nel 2002, e proposti, così come li leggiamo, nel Facial Action Coding System (FACS).

L’analisi delle microespressioni facciali con il FACS

Il FACS consiste in un sistema descrittivo, quindi di codifica facciale, con il quale vengono attribuiti dei significati alle contrazioni del volto.
L'”obiettivo di tale strumento è quello di identificare e codificare ogni movimento che il volto umano può effettuare”a partire dalla contrazione che ogni muscolo facciale, singolarmente o in combinazione con altri muscoli, mette in atto.
Per ottenere questo risultato, il volto viene suddiviso in 44 “unità di azione”: zone, queste, distinte su base anatomica e accomunate da movimenti tra loro coerenti. A loro volta, queste unità vengono suddivise in due aree: una superiore, che comprende fronte, sopracciglia e occhi, e una inferiore, che comprende guance, naso, bocca e mento. In tal modo, ogni movimento mimico complesso può essere analizzato attraverso le unità d’azione che lo compongono.

Nella nuova versione del 2002, le Action Unit (AU) “vengono inoltre contraddistinte in base al grado della loro intensità, misurata su una scala di tipo Likert a 5 punti e identificati con le lettere dalla A alle E, dove A corrisponde al solo accenno del movimento, ed E alla
sua massima intensità.

Intensità delle espressioni facciali secondo il FACS

Poiché questi due estremi sono difficilissimi da riscontrare, l’intensità viene identificata come facente parte del tipo B, C o D. Un analista FACS […] disseziona l’espressione osservata, decomponendola in specifiche AU che hanno prodotto il movimento. I punteggi per la rilevazione di specifiche espressioni facciali (EF) consistono nel determinare la lista di AU che sono coinvolte in quell’espressione. È determinata anche la precisa durata di ogni azione, l’intensità di ogni azione muscolare e ogni asimmetria bilaterale. Nell’uso più esperto della metodologia FACS, l’analista riesce a determinare dai primi indizi l’unità di azione coinvolta in un movimento rapido, quando l’azione raggiunge l’apice, la fine del periodo apicale, quando inizia a declinare e quando scompare definitivamente dal volto”.

Action Unit ed Action Descriptors nel FACS

Oltre alla codifica delle Action Unit (AU), ve n’è una anche degli Action Descriptors (AD), ovvero movimenti più complessi che però si presentano in maniera coordinata.

Il Manuale FACS comprende una descrizione di tutte le Action Unit (AU), suddivisa in tre sezioni: nella prima si descrivono i criteri che definiscono il verificarsi del movimenti, i muscoli coinvolti e il tipo di movimento; nella seconda si definisce come fare a produrre su
se stessi il movimento; infine, nella terza si definiscono i criteri per verificare l’intensità del movimento effettuato. Il processo di codifica consiste nell’attribuzione di un codice ad un determinato movimento muscolare. Il codice comprende una parte numerica, che indica
il tipo di AU, e una parte costituita da lettere, le quali indicano l’eventuale asimmetria del movimento e precedono il codice numerico.
La classificazione avviene nel seguente modo:

  • T indica un movimento che riguarda la parte superiore dell’AU completa (ad es., si muove solo il labbro superiore);
  • B indica un movimento che riguarda la parte inferiore dell’AU completa (ad es., si muove solo il labbro inferiore);
  • R indica un movimento che riguarda la parte destra dell’AU;
  • L indica un movimento che riguarda la parte sinistra AU.

L’intensità dell’azione, invece, è indicata dalla lettera che segue il codice numerico. I punteggi ottenuti applicando il FACS sono da considerarsi unicamente descrittivi, cioè non forniscono il significato di una determinata mimica facciale. Per ottenere dei dati che
abbiano un significato a livello clinico, i punteggi grezzi ricavati vanno tradotti, o decodificati, attraverso l’utilizzo dell’Emotional Facial Action Coding System (EMFACS), una sorta di dizionario di interpretazione e predizione dei dati ottenuti. “Mentre il FACS
comprende le misure di tutti i movimenti facciali, l’EMFACS utilizza le AU distintive per ricostruire il significato emotivo di un’espressione. Include quindi un numero più ristretto di AU: quelle singole e le combinazioni di AU più ampiamente supportate dagli studi che
hanno ne testato la validità predittiva per segnalare la presenza di emozioni fondamentali.

Gli eventi facciali misurati sono quindi interpretati comeespressioni delle emozioni di base di felicità, rabbia, disprezzo, disgusto, paura, tristezza, sorpresa e sorriso sociale. Le valutazioni EMFACS di una EF, ad esempio, possono indicare che il labbro superiore di un soggetto si solleva simmetricamente nello stesso momento in cui c’è un arricciamento del naso, mostrando che la persona sta esibendo l’EF di disgusto”.

Alcuni eventi facciali non possono essere decodificati come emozioni primarie, ma possono comunque essere interpretati. L’EMFACS, infatti, interpreta anche le “emozioni miste”, cioè due o più emozioni base emesse simultaneamente, e le “maschere”, ossia
pattern in cui l’esibizione di un’emozione è mascherata da un’altra. “In caso di codifica di unità di azione simultanee si frappone il simbolo “+” tra le diverse codifiche.

Quest’ultime sono disposte in maniera crescente in base al codice numerico identificativo. Ad esempio, è corretto codificare 1B+2C+5E, mentre è scorretto codificare 5E+1B+2C”89.
Infine, sia il FACS che l’EMFACS permettono di distinguere tra espressioni facciali involontarie o spontanee e espressioni facciali volontarie o posate, tra sorriso “vero” e “sorriso finto”.

Ekman suddivide la mimica facciale in tre categorie:

  • macroespressioni: sono tutte quelle espressioni che durano un tempo sufficiente per essere viste e interpretate senza difficoltà;
  • microespressioni, ovvero espressioni facciali brevissime, da 1/2 a 1/25 di secondo. Queste espressioni brevissime possono presentarsi per due ragioni: per uno sforzo consapevole di dissimulazione oppure come prodotto di una rimozione qualora il soggetto non è consapevole dell’emozione che sta vivendo.Spesso la microespressione è intensa e coinvolge tutto il viso;
  • espressioni sottili: sono espressioni minime che si manifestano solo in parte del viso, oppure lo coinvolgono tutto ma in maniera molto attenuata. I motivi per cui si manifestano possono essere diversi: l’emozione che si sta provando è poco intensa, o sta scaturendo in quel momento, oppure si tratta di un’emozione intensa che viene attivamente repressa lasciando sfuggire solo qualche gesto rivelatore.

Cerchiamo di capire ora come le microespressioni possano essere d’aiuto nello smascherare un bugiardo passando in rassegna quelle più significative. Saranno inseriti anche i microgesti, in quanto va ricordato che il metodo prevede una valutazione della persona nella sua globalità.

  • Microgesti: si tratta frammenti di gesti completi, come ad esempio un frammento di scrollata di spalle o un piccolo movimento rotatorio delle mani, quasi impercettibili;
  • espressioni soffocate: brusche interruzioni messe in atto dal soggetto che si accorge dell’emozione che sta per trapelare dal suo viso. Spesso sono coperte con emozioni diverse, solitamente con il sorriso. Durano più a lungo, ma sono meno complete delle microespressioni. Anche se il messaggio emotivo non trapela, è l’atto stesso di interruzione a costituire un indizio significativo;
  • asimmetria: un’espressione facciale è asimmetrica quando le stesse azioni compaiono nelle due metà del viso, ma sono più intense in una che nell’altra, probabilmente per le “regole di ostentazione” sopraccitate. L’asimmetria diventa pertanto un importante indicatore perché, a differenza delle espressioni spontanee, quelle false si manifestano in modo asimmetrico;
  • sorriso: ci permette di distinguere tra espressioni vere ed espressioni false in quanto è spesso utilizzato per mascherare un’emozione negativa. Se ci troviamo in presenza di un sorriso spontaneo (sorriso Duchenne), esso sarà coerente col resto del viso e sarà associato ad una esperienza soggettiva di felicità. In questo caso corrisponderà ad una classificazione EMFACS AU 12+6. Un sorriso falso,
    al contrario, risulta essere asimmetrico, non associato ad alcun sentimento di felicità, prevede solo la contrazione della parte inferiore del viso – ossia delmuscolo gran zigomatico, mentre non è accompagnato dall’azione dei muscoli attorno agli occhi – dove copre i segni dell’emozione che vorrebbe dissimulare, e può scomparire bruscamente. Si possono distinguere diversi tipi di sorrisi: di paura, di disprezzo, sorriso smorzato, ecc., ognuno dei quali caratterizzati da funzioni e configurazioni facciali diverse
  • tracce del viso difficili da inibire: coinvolgono quelle aree del volto in cui c’è meno controllo volontario e che quindi diventano più facilmente indicatrici di emozioni reali. Una di queste è la fronte, oppure lo stringere le labbra quando si prova rabbia;
  • errori nella durata di un’emozione e nella scelta del momento di attacco e stacco di un’emozione. Dato che, generalmente, le espressioni emotive durano appena alcuni secondi, se il nostro interlocutore mostra un’espressione continuata che dura tra i 5 e i 10 secondi è probabile che si tratti di un’emozione falsa. Anche la collocazione di un’espressione rispetto al flusso del discorso, alle
    alterazioni della voce, ai movimenti del corpo sono indizi utili.

Secondo una ricerca di Vrij et al., in un contesto criminologico l’utilizzo simultaneo di indicatori sia verbali, come ad esempio il Criteria Based Content Analysis (CBCA), che non verbali, come, appunto, il Facial Action Coding System (FACS), possono facilitare il
riconoscimento della menzogna. Sotto quest’ottica, possiamo assumere il criterio della triangolazione di Denzin, secondo il quale utilizzando contemporaneamente diversi metodi i limiti dell’uno vengono colmati dai vantaggi dell’altro, incrementando così l’attendibilità dei dati tratti dall’analisi.

di Francesca Baratto

Corso Comunicazione Non Verbale

Scrivi a Igor Vitale