Il contatto fisico nella comunicazione non verbale

L’aptica, probabilmente la forma di comunicazione meno studiata, riguarda il contatto fisico nei confronti di altre persone e rappresenta la forma più primitiva di comunicazione sociale per tutti gli esseri viventi. Il contatto fisico a scopi comunicativi, può essere codificato in modo formale (per esempio la stretta di mano che conclude un accordo) oppure, come più spesso accade nella comunicazione non verbale, può essere lasciato alla spontaneità degli interlocutori senza per questo perdere importanza (Paccagnella, 2010).

Attraverso il contatto corporeo è possibile comunicare alcuni atteggiamenti interpersonali o emozioni in modi e forme differenti, a seconda del grado di intimità, delle circostanze e delle differenti culture. Per esempio, nelle interazioni possono esserci contatti di tipo reciproco (come stringersi la mano) costituite da una serie di azioni reciproche in un rapporto fra pari; oppure contatti di tipo individuale che denotano un rapporto asimmetrico, che va da un soggetto verso l’altro, in cui alla persona dominante è consentito toccare l’altra con maggiore frequenza (Toni, 2011).

Il contatto fisico tra l’altro può generare diversi effetti, in genere la persona che tocca è ritenuta cordiale, disponibile, estroversa e suscita simpatia: alcuni studi hanno verificato questa condizione con i camerieri e hanno visto che quelli che toccano brevemente i clienti ottengono più mance. In altre situazioni, viceversa, esso suscita reazioni negative di fastidio o irritazione, talvolta fino a giungere a situazioni di collera (Argyle, 1992). Così come osservato nella prossemica, anche per l’aptica vi sono notevoli differenza interculturali: in alcune culture, infatti, il contatto corporeo è assai più raro che in altre (Anolli, 2004).

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