Il ruolo della postura e della comunicazione non verbale nella selezione del personale
La giusta postura migliora il tuo successo nella selezione del personale
Cosa vedono i selezionatori nella postura
Valeria Bafera
Se la ricerca empirica sugli aspetti sopra analizzati risulta carente, un maggior contributo sull’analisi della comunicazione non verbale come variabile determinante sulle valutazioni dei soggetti da selezionare, arriva dai diversi studi che hanno analizzato gli aspetti relativi alla gestualità, alla postura e al contatto visivo.
I movimenti delle mani, del volto, lo sguardo, rappresentano la parte più importante della comunicazione non verbale; precisano, sottolineano o rafforzano ciò che andiamo esprimendo con le parole. I gesti, i movimenti del volto che risultano sincroni rispetto ai contenuti verbali espressi nello stesso momento, esternano un senso di sicurezza in quanto supportano le affermazioni comunicate correlandosi, pertanto, ad una valutazione positiva.
Così come, un prolungato contatto visivo nei confronti del selezionatore fa percepire sicurezza di sé e condiziona favorevolmente le valutazioni di quest’ultimo, inducendolo a riporre maggiore fiducia nel potenziale del candidato; per contro, uno sguardo sfuggente o tendenzialmente rivolto verso il basso, favorisce la formazione di impressioni di insicurezza o scarsa preparazione, conducendo probabilmente a valutazioni di non compatibilità rispetto alla posizione professionale per la quale viene realizzata la selezione (Anderson, 1991).
Anche la postura è un fattore molto significativo in quanto comunica diverse informazioni sull’ atteggiamento di base del soggetto da esaminare, sul suo stato d’animo, sull’immagine di sé. Una postura eretta, rilassata, leggermente inclinata in avanti, proietta un’immagine di sicurezza, nonché di interesse verso l’argomento in questione (McCroskey, Payne e Richmond, 1987). Guardando il corpo in posizione eretta possiamo annotare tre tipologie di posizione descritte da Giusti e Pizzo (2003). Abbiamo la posizione bisognosa, in cui il corpo si curva verso il basso con la testa piegata in avanti, le ginocchia serrate e il petto incavato come a indicare profonda tristezza. La posizione oppressa caratterizzata da un corpo schiacciato verso il basso e curvato in avanti con il collo corto, indicante paura di rischiare.
Infine, esiste la posizione rigida, in cui la tensione dei muscoli estensori curva il corpo all’indietro, collo e spalle sono sostenute rigidamente trattenendo rabbia e mantenendo la determinazione che il successo sembra richiedere. Oltre a questa, anche il modo di sedersi assume un significato legato a sensazioni di sicurezza o insicurezza che si possono provare all’interno di un determinato contesto. Per esempio, sedersi sull’estremità anteriore della sedia, spostando il peso del corpo in avanti, indicherebbe un certo disagio (posizione fuga).
Sedersi appoggiandosi sullo schienale della sedia potrebbe indicare un semplice desiderio di stare comodi, ma anche presunzione, specie se si tiene il mento in su. Mentre un modo ottimale per stare seduti sarebbe quello di trovare un appoggio ben centrato, con i piedi appoggiati per terra e le spalle ben poggiate alla spalliera. Postura e portamento possono essere considerati un vero e proprio modo di esprimersi, in quanto trasmettono una determinata immagine della persona, il suo stile, la sua vitalità e vengono immediatamente notati dall’interlocutore. Con il corpo si può manifestare sicurezza, gradimento, accettazione di quanto di dice, contraddizione, partecipazione.
Chiaramente non esiste una postura modello ma essa varia in base alla situazione, alle persone e al tipo di dialogo; ciò nondimeno, viene ben vista una postura assertiva, piuttosto che sottomessa o aggressiva. La posizione assunta durante un colloquio trasmette una certa impressione a chi ascolta, per cui è importante porre particolare attenzione (Foglio, 2007).
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