La funzione dell’orgasmo in bioenergetica (Wilhelm Reich)

Requisito fondamentale per una buona salute psicofisica è la potenza orgastica.

Con questo termine Reich intende la capacità di sapersi abbandonare alle convulsioni muscolari involontarie per scaricare l’energia sessuale. Giunge a questa conclusione della sua teoria sessuo-economica tra il 1919 e il 1923, nel 1928 si staccherà definitivamente dalla scuola psicoanalitica, poiché quest’ultima vedeva come ultimo fine della genitalità la sopravvivenza della specie, che non viene esclusa dal nostro, ma viene integrata all’interno di un disegno più ampio.

Già alle prime pagine del libro (Reich W., 1942) Reich dichiara come le sue esposizioni inerenti la sessualità dell’uomo viaggino su un percorso parallelo alla questione sociale. Scrive infatti: “Il comportamento antisociale nasce da pulsioni secondarie”, le pulsioni in questione sono la conseguenza della corazza caratteriale, che, deformando l’espressione emotiva la perverte, e infatti continua dicendo: “sorte in seguito alla repressione della vita naturale, che contraddicono la sessualità naturale” (Reich W., 1942). L’importanza da lui data alla sessualità è rintracciabile in queste parole:

“la salute psichica dipende dalla potenza orgastica, cioè dalla capacità di abbandono (…). Essa si basa sull’atteggiamento caratteriale non nevrotico della capacità di amare. Le malattie mentali sono una conseguenza di un disturbo della naturale capacità di amare. Nel caso di impotenza orgastica, di cui soffre la stragrande maggioranza degli esseri umani, si verificano ingorghi di energia biologica che divengono fonte di azioni irrazionali. La guarigione dei disturbi psichici esige in primo luogo che venga ristabilita la naturale capacità di amare (Reich W., 1942).

L’uomo viene quindi preso in considerazione da ambedue le sfaccettature: quella sociale e quella biologica; quello che qui viene descritto è un essere umano meschino, timoroso, che ha messo in palio la propria essenza in cambio di agi materiali.

“Ti comprendevo: giudichi sempre secondo te stesso. Tu sei in grado soltanto di prendere e non di dare. Cosi, ti riesce impossibile immaginare che qualcuno trovi nel donare la gioia della sua vita; ti sembra inimmaginabile che si possa stare in compagnia di una persona di sesso opposto, senza subito…” (Reich W., 1932).

Reich è dell’ opinione che l’uomo abbia in realtà un significato molto più profondo, ma che l’abbia perduto nei millenni attraverso i quali ha perpetrato uno stile vita derivante da una società patriarcale, nonché la causa dell’incomprensione che si ha nei confronti della sessualità, la quale diviene il centro del disagio individuale, quindi collettivo. “La nevrosi è una malattia di massa, un’epidemia di tipo endemico” (Reich W., 1942).

Si potrebbe dire che la potenza orgastica sta alla teorizzazione reichiana come il complesso di Edipo sta alla psicoanalisi; un’ulteriore differenza con l’apparato psicoanalitico si trova nel fatto che Freud ha preso in considerazione le masse solo marginalmente, dopo aver individuato il complesso edipico non si è chiesto se la sua esistenza dovesse poi essere cosi scontata, Reich fa invece dell’individuo sano una rara eccezione, una mosca bianca. In questo senso è rintracciabile in lui un pessimismo cosmico che però va a braccetto con un ottimismo sconfinato, le sue scoperte stanno aprendo la via all’uomo ad un’opportunità di ‘redenzione’ incredibile.

L’uomo viene perciò analizzato da entrambe le angolature: quella sociale e quella biologica.

Reich è ovviamente convinto che originariamente l’essenza dell’uomo non sia tale, ma che crescendo in un contesto sociale come quello che lui conosceva bene, dopo l’esperienza fatta nei consultori, fosse pressoché impossibile avere una vita genitalmente libera. E’ da Freud che Reich prese lo spunto, in particolare dai casi di isteria. Reich osservando che l’attenzione di Freud venne attirata dall’eziologia sessuale dell’isteria e della relazione tra nevrosi e insoddisfazione genitale, evidenziò il fatto che tale connessione non fu approfondita a sufficienza; se ciò fosse stato fatto anche Freud sarebbe giunto alla conclusione che: “al malato manca solo una cosa: la ripetuta piena soddisfazione sessuale” (Reich W., 1942).

Dice questo proprio perché per lui la gravità della malattia è direttamente proporzionale alla qualità della vita sessuale (Reich W., 1942). Per un decennio lavorò al concetto di impotenza orgastica  e alle sue modalità di soluzione.

Se è vero che i problemi della sessualità sono collegati al modello sociale e che anche i bambini hanno una loro sessualità, è possibile ipotizzare che questo genere di problema sia presente fin dall’infanzia.

Secondo Reich se ai bambini non fosse imposta con tanto zelo quella che dagli adulti viene considerata “la buona educazione”, essi sarebbero in grado comunque di trovare le risposte che il contesto sociale chiede loro, o, eventualmente di cambiare il contesto sociale attraverso delle nuove domande (Reich W., 1933 a). Quindi è ormai assodato nel pensiero reichiano che l’uomo si è quasi irrimediabilmente distaccato da uno stato naturale di contatto con se stesso che ai nostri occhi appare estremamente ideale.

Esso dice che la vita può essere percepita come qualcosa di incomprensibile o sconosciuta solo da colui che non è in grado di viverla pienamente. L’uomo corazzato ha bisogno di credere che la vita sia particolarmente complessa, incomprensibile, ha quindi bisogno di trasformare ogni avvenimento in qualcosa di mistico, legato a un volere superiore che a lui non è concesso capire (Reich W., 1933 a). Questo accade al meccanicista, che non è in grado di  comprende l’espressione della materia vivente. Esso complica quindi le risposte che trova  tanto da farle sfociare nella mistica. Per questo Reich scrive che solo il meccanicista che non comprende l’espressione della materia vivente deve cercare riparo nella mistica (Reich W., 1951). Come mistico secondo lui è l’atteggiamento idolatrante verso il cervello considerato come capo rispetto agli altri organi, questa scala di rapporto gerarchica può essere fatta anche con Dio, il Fine Ultimo o il destino.

In questo stato di cose il rapporto con la natura rimane sconnesso, sospeso, non chiaro. Anche se ormai apparirà ovvio, è opportuno ricordare che il processo di rimozione non è di natura psicologica o biologica, bensì socio- economica. La causa è rintracciabile nella civiltà patriarcale autoritaria che è quella vigente in quasi tutti i paesi del mondo. Da uno studio del dott. De Meo pubblicato nel libro: “Saharasia: The 4000 BCE Origins of Child Abuse, Sex-Repression, Warfare and Social Violence, In the Deserts of the Old World” viene evidenziato come i comportamenti patriarcali, corazzati e violenti  ostacolino il rapporto madre -bambino e maschio- femmina.

Gli schemi geografici globali di comportamenti patriarcali, sono stati correlati attraverso un analisi sistematica di dati antropologici che hanno rivelato la loro origine nel nord Africa, nel vicino Oriente e nell’Asia centrale. In questa zona è rintracciabile la presenza di comportamenti e istituzioni sociali fortemente caratterizzate da un accento patriarcale. I luoghi geografici più lontani rispetto le zone appena citate sono infatti quelli con prevalente cultura matriarcale che esprime comportamenti che incoraggiano e proteggono i legami madre-neonato e maschio-femmina.

Reich si domanda cosi cosa ne sarà dell’energia sessuale sbloccata dopo la terapia, cioè cerca di trovare un collegamento delle sue teorie nella pratica clinica.

Il suo ragionamento sulla sessualità e sulla funzione che ha, abbisogna di un ampliamento e di una connessione a tutto il corpo, la necessità di una visione olistica di tutto il corpo si fa sempre più necessaria. Comincia cosi a ragionare in termini di espansione-contrazione, l’equilibrio interno inteso come fluidità è quindi correlato alla situazione psichica di benessere o malattia.

La sessualità è la modalità attraverso cui il vivente si espande dal centro verso la periferia del corpo, cosi come l’angoscia rappresenta l’esatto opposto, cioè un movimento dall’esterno verso l’interno.

Perciò la repressione sessuale avvenuta durante i primi anni di vita provoca una stagnazione di questa energia che porterà ad un irrigidimento muscolare che per Reich rappresenta la controparte somatica del processo di rimozione. Reich fa notare come non sia mai solo un muscolo coinvolto in questo processo, ma potremmo dire che i muscoli coinvolti rappresentano l’unità funzionale a quell’azione.

Per esempio nell’inibizione al pianto l’unità funzionale coinvolta comprende il collo e la muscolatura mascellare. Durante le terapie si era accorto che assumendo le stesse posture e gli stessi atteggiamenti corporei del paziente, in particolare riproducendo la sua respirazione era in grado di avere un quadro molto più preciso della situazione problematica che gli veniva chiesto di risolvere.

Nell’attività clinica Reich ebbe modo di rilevale che molti pazienti ricordavano che da bambini si erano esercitati a frenare o reprimere le sensazioni addominali nello stato di rabbia o paura, e questo veniva agito tramite la ritrazione dell’addome e trattenendo il respiro, da adulti avrebbero poi praticato un attività sessuale rigida e non spontanea. Anche un bisogno quasi ossessivo di parlare e la presenza di fantasie nevrotiche sono messe in relazione all’inibizione parziale della respirazione. (Reich W., 1942).

Anche se, quando le complicanze emotive che si riscontrano negli atteggiamenti muscolari danno la possibilità di evitare, se è possibile, il complicato percorso attraverso le strutture psichiche, come già detto, il lavoro e l’osservazione del e sul corpo non esclude la parte verbale della terapia caratteriale, si tratta infatti dello stesso lavoro svolto su livelli differenti (Reich W., 1942).

Quindi l’obiettivo della terapia è quello di rendere omogenei due piani diversi: il corpo e la parole, in una stessa unità: la persona. E’ impossibile privilegiare una pratica sfavorendo l’altra.

L’obiettivo finale sulla corazza caratteriale è quello di riportare nel paziente il corretto funzionamento del riflesso dell’orgasmo, promotore della salute psichica. Il riflesso dell’orgasmo è rappresentato da un movimento di eccitazione corporea che scorre tra le estremità dell’organismo, se questo movimento incontra degli ostacoli rappresentati dai blocchi nei vari segmenti si spezza.

Ovviamente l’apporto reichiano delle pressioni manuali sul corpo introduce nell’ambito delle terapie psichiche una novità molto importante che apre una nuova strada alle psicoterapie. Per Reich il blocco del bacino che impossibilita il riflesso dell’orgasmo favorisce anche, a livello teorico, lo sviluppo di malattie quali la stitichezza cronica o le affezioni emorroidali. E avverte anche che il suo scioglimento può essere preceduto da sensazioni negative determinate da vertigini o crampi, la via della guarigione come già è stato accennato è ardua, il paziente in cura sarà il primo ad opporvisi, questo perché nello scioglimento ci sarà anche una profonda angoscia rimossa. Nella struttura fisica di una persona bloccata a livello del bacino Reich riscontra caratteristiche peculiari: la schiena è arcuata, l’ano contratto, le spalle tese e il petto spinto in fuori. Ciò che il corpo malato, corazzato esprime non è la tensione verso il piacere bensì la paura del piacere.

Cosi con il tempo si genera dispiacere anziché piacere, paura non solo del soddisfacimento finale ma anche della precedente eccitazione. Un vero e proprio crampo fisiologico si genera nei genitali, simbolo della vittoria del dispiacere sul piacere.

“Il rifiuto dell’attività sessuale da parte di bambini e di adolescenti si spiega con la fissazione di un crampo fisiologico nei genitali che trasforma ogni eccitazione piacevole nel suo opposto (…). Questo è collegato all’incapacità di sopportare la benché minima eccitazione”. (Reich W., 1942).

di Mattia Manoni

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