La relazione tra fratelli anziani

Come tutte le altre relazioni, anche quella fraterna attraversa tre fasi: dopo le fasi dell’intimità (infanzia, adolescenza e giovinezza) e quella della distanza (età intermedia), l’ultima è quella del riavvicinamento, favorito da esperienze come la morte dei propri genitori, il distacco dai figli e la fine dell’attività lavorativa (Petri, 1994).

I fratelli vengono scelti «come oggetti d’amore sostituivi quando viene meno l’amore genitoriale» (Petri, 1994 p. 95), perché essi soli possono colmare quel bisogno regressivo di affetto indotto dalla perdita. Anche a fronte della fine dell’attività lavorativa e del congedo dai valori ad essa connessi, come il senso di responsabilità e di pienezza, la libertà economica
e così via, l’appoggio di un fratello può giocare un ruolo fondamentale (Petri, 1994). La risoluzione di alcune contraddizioni legate all’esistenza, quali l’essere figlio-essere adulto, intimità-distanza, essere senza figli-essere centrato sui figli, favoriscono la riconciliazione: «si riducono i sentimenti negativi di rivalità distruttiva e di invidia, e si affermano di nuovo con maggiore forza i sentimenti più teneri.

La riscoperta dell’amore fraterno significa, in pratica, un aiuto concreto ed un appoggio emotivo nelle difficoltà
che in questa età si moltiplicano; significa però anche uno scambio sulle comuni radici dell’infanzia e una rielaborazione dei conflitti irrisolti. Tutti questi passi hanno anche una funzione di riparazione» (Petri, 1994 p. 97).

La relazione fra fratelli è la più lunga di tutta la vita e termina con l’ultima vera separazione, che coincide con la morte di uno dei due: il grado di ambivalenza emotiva,  unilaterale o reciproca, vissuto nel corso degli anni, determinerà il futuro di questo legame nel senso di una sua eventuale precoce interruzione o piuttosto di una sua continuità oltre la morte, in un dialogo interno con il fratello interiorizzato.

di Valentina Donnari

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