L’abuso e il maltrattamento infantile portano danni al cervello
Abuso e trattamento
Fattori genetici e condotte genitoriali inadeguate sono elementi che violano la condizione di un ambiente mediamente prevedibile, il quale garantirebbe e promuoverebbe traiettorie di sviluppo normale nel bambino.
Condizioni psicopatologiche genitoriali non portano necessariamente ad abusi e maltrattamenti infantili. Fino agli anni ’70 veniva data notevole enfasi al fattore “basso status socio-economico”, ma successivamente ricerche epidemiologiche dimostrarono come l’abuso sessuale intra-famigliare (dentro la famiglia) fosse un fenomeno che attraversava diverse classi sociali.
Presenza di un patrigno, separazione temporanea dalla madre, scarsa vicinanza con la madre, aspetti punitivi materni circa la sessualità, assenza di affetto paterno, erano fattori di rischio significativo per abusi sessuali intra-famigliari (Finkehor 1979).
A partire dagli anni ’80 la ricerca ha rivolto l’attenzione all’interazione di aspetti familiari con caratteristiche disposizionali dell’abusato, mediati da natura e da specificità dell’evento.
L’eziologia dell’abuso e del maltrattamento infantile è sempre multi-determinata a diversi livelli: individuale, familiare, sociale. Quindi la psicopatologia genitoriale non ha un ruolo esclusivo.
Le conseguenze dell’abuso e del maltrattamento
L’abuso infantile ha conseguenze negative su traiettorie evolutive, salute mentale a medio e lungo termine, con impatto negativo anche in età adulta.
Si verificano modificazioni sostanziali sul piano neurobiologico, ritardi cognitivi, comportamenti disfunzionali (aggressività, disturbo di condotta, abuso di sostanze).
Studi longitudinali dimostrano che l’abuso infantile costituisce un serio fattore di rischio per lo sviluppo di psicopatologia in età adulta.
Una specifica tipologia di abuso ha impatti su variabili sintomatologiche e/o psicopatologiche, su elementi più complessi del comportamento e del funzionamento psicologico globale delle vittime. Abuso sessuale infantile ha conseguenze su comportamento genitoriale una volta divenuti adulti. Gli abusi intrafamiliari sono caratterizzati dalla presenza di dinamiche relazionali traumatiche entro le quali si concretizzano specifici episodi di abuso.
La ricerca è impossibilitata nel rilevare effetti e conseguenze specifiche dell’abuso per la idiosincratica compresenza di diverse forme di maltrattamento. Effetti generali e non specifici riflettono l’effetto cumulativo di molteplici tipologie di trattamento non identificate o diagnosticate inizialmente.
Diverse esperienze di abuso rivestono diversi significati in funzione della loro natura e della fase di sviluppo in cui si verificano. Anche molti anni dopo abusi infantili nei quali il soggetto ha mostrato un buon livello complessivo di adattamento ed assenza di sintomatologia, possono manifestarsi improvvisamente ricordi circa l’esperienza traumatica vissuta. In assenza di memorie specifiche, il soggetto può sperimentare uno stato di sofferenza psicologica sovrapponibile a quella del PTSD.
Lo studio di Finkelhor (1990) dimostra come un terzo dei bambini abusati sessualmente sia asintomatico. Soggetti adulti con storie accertate di abuso e trascuratezza infantili possono non manifestare sintomi (22%) grazie alla resilienza. Ma resilienza non significa per forza mancanza di sintomatologia, bensì presenza di difese psicologiche immature, sintomi psichiatrici di ansia e depressione, da lievi a moderati, difficoltà nel funzionamento di personalità, modelli operativi interni di sicurezza emotiva problematici, pur riuscendo ad avere una vita regolare e soddisfacente. Presenza di sintomatologia, difficoltà psicologiche possono convivere con un buon adattamento. La resilienza è un processo attivo di bilanciamento adattivo tra fattori di protezione e di rischio presenti nel soggetto ed intorno al soggetto e perciò essa può variare nel tempo. Essa può non essere raggiunta ed acquisita una volta per tutte. Essa deve essere presente in diverse aree del funzionamento psicologico. Se ciò non si verifica, la resilienza può finire per coincidere col fisiologico dispiegarsi di meccanismi di difesa, con l’irrigidirsi di strutture di personalità coartate, ma ben funzionanti da punto di vista lavorativo per esempio.
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