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Le 5 emozioni che proverai durante il cambiamento psicologico

Articolo di Olga Pagano

Negli anni ’70, i ricercatori americani Don Kelley e Daryl Conner, notarono che molti degli individui che avevano affrontato un cambiamento volontario, si erano ritrovati ad attraversare 5 fasi, e in ognuna di queste fasi avevano vissuto un preciso stato emotivo.

Da qui nacque il nome Emotional Cycle of Change (“Ciclo Emotivo del Cambiamento”), denominazione utilizzata per la prima volta dai due ricercatori nell’Annual Handbook for Group Facilitators del 1979. Accademichese a parte, questo “strumento” può tornarci davvero utile perché ci permette di conoscere in anticipo gli ostacoli che incontreremo lungo il sentiero del cambiamento, ma soprattutto gli stati d’animo che proveremo.

Saperlo ci dà un vantaggio incredibile.

“Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura.” Sun Tzu.

Le 5 emozioni che proverai durante un cambiamento

Quando si parla di “alti e bassi” della vita, non molti si rendono conto che questi “picchi” e queste “valli” sono molto più reali di quanto possiamo immaginarci, ma soprattutto influenzano profondamente le nostre giornate e i nostri risultati.

Affrontando un cambiamento volontario, stiamo di fatto iniziando una corsa su un roller coasteremotivo: se non siamo pronti non riusciremo nel nostro intento!

Per immaginare un cambiamento volontario possiamo pensare di trovarci sulle montagne russe come l’inizio di una nuova avventura la decisione a voler instaurare una nuova abitudine o realizzare un nuovo progetto

E la maggior parte degli esseri umani resta bloccato nella “Valle della disperazione”

Ma andiamo per ordine.

E soprattutto vediamo qual è l’atteggiamento mentale da avere e le azioni concrete da portare avanti nelle singole fasi.

 

Fase 1: Ottimismo ingiustificato

Primo gennaio. Primo del mese. Primo giorno di un nuovo progetto. Tutti noi conosciamo l’entusiasmo di iniziare un nuovo percorso  rincorrere un nuovo obiettivo. Durante questi primi passi siamo pervasi da un senso di invincibilità (poco razionale e del tutto ingiustificato). Tutto ci appare possibile e la nostra motivazione è ai massimi livelli. Questa fase purtroppo non dura, ma in questi primi giorni abbiamo l’occasione, più unica che rara, per porre le fondamenta del nostro successo. Ecco nello specifico 2 azioni pratiche che ognuno di noi dovrebbe compiere nei primi giorni del proprio cambiamento:

  1. Mettere per iscritto una lista dei benefici che ci aspettiamo di ottenere da questo cambiamento. Non tralasciare nulla. Questa lista ci aiuterà a “cristallizzare” il nostro entusiasmo e sarà estremamente preziosa nei momenti di difficoltà.
  2. Tiriamo il freno a mano. Quando intraprendiamo un cambiamento tendiamo a strafare e ci ritroviamo così col fiato corto dopo pochi km. Partire invece in modo graduale, al di sotto di quelle che crediamo siano le nostre possibilità e focalizziamoci sull’essere costante.

Come detto, l’ottimismo ingiustificato non dura e presto ci troviamo a fare i conti con la seconda fase del ciclo emotivo del cambiamento…

Fase 2: Pessimismo giustificato

Dopo pochi giorni (o poche settimane) dall’inizio del nostro glorioso percorso di cambiamento andiamo inevitabilmente a sbattere contro quel muro chiamato realtà. Le difficoltà che incontriamo lungo il sentiero aumentano la nostra frustrazione e l’assenza di risultati tangibili ci porta a mettere in dubbio l’impegno che abbiamo preso con noi stessi. Come se una vocina negativa nel nostro cervello iniziasse a sussurrarci frasi come:
 “Stai sicuramente sbagliando qualcosa.”
 “Tutti questi sacrifici non servono a nulla.“
 “Magari c’è una soluzione più rapida.“
 “Che senso ha continuare?”
 “Ma sì, uno sgarro ogni tanto non è poi la fine del mondo“
 “Domani giuro che lo faccio!“

E con questi pensieri negativi in mente entriamo nella “Valle della disperazione”: la tomba del nostro cambiamento La valle della disperazione è il luogo immaginario dove muoiono i tentativi di cambiamento del 90% delle persone.

La motivazione degli inizi è ormai svanita. La forza di volontà è un lontano ricordo. L’entusiasmo della partenza non sappiamo neanche più cosa sia.

Davanti a noi vediamo solo un arido deserto in cui crescono solo frustrazioni e sconfitte.

Siamo pronti a mollare. E molti lo fanno: mollano.

Alcune persone di fatto trascorrono la propria vita oscillando come pendoli tra l’esaltazione provocata da un nuovo obiettivo luccicante e la depressione derivante dalle difficoltà di sporcarsi le mani per raggiungere seriamente questo obiettivo.

Ricordiamo che solo se siamo in grado di oltrepassare la Valle della disperazione potremo emergere ed arrivare in fondo al nostro obiettivo.

Non potendo più contare sulla sola disciplina personale, dobbiamo affidarci a quella che si definisce “forza di volontà estesa”. Questa ci aiuterà a superare il fondo della Valle, ma per risalire avremo bisogno anche di altro…

Fase 3: Realismo incoraggiante

Come dimostrato da Kelley e Conner, gli individui che superano la fase del pessimismo giustificato, oltre ad affidarsi alla forza di volontà estesa, instaurano dei meccanismi di realismo incoraggiante.

Proviamo a pensare perché, in passato, abbiamo mollato ogni volta che il gioco si faceva duro. Semplice: avevamo iniziato a percorrere una scala a chiocciola, senza intravederne la fine, ma solo gradini che si aggrovigliavano l’uno sull’altro. Più in alto guardavamo e più ci scoraggiavamo.

Il segreto è tutto in quest’ultima frase.

Per risalire la Valle della disperazione dobbiamo riportare il nostro sguardo sul prossimo gradino e solo su quello.

Ecco come farlo concretamente e approdare alla fase emotiva di realismo incoraggiante:

Ragioniamo in termini di output giornaliero e dimentichiamo (momentaneamente) l’outcome.

Diamoci una data di scadenza. Decidiamo a priori una data in cui valutare i progressi fatti. Tiriamo le somme del nostro percorso di cambiamento solo in quella data. Ignoriamo del tutto i risultati o i
fallimenti che stiamo ottenendo prima di quel giorno.

Concentriamoci sulle singole azioni giornaliere (l’output).

Analizzare e decidere. Arrivata la “data di scadenza” valutiamo i nostri progressi: se li abbiamo ottenuti, scaliamo ancora, ovvero facciamo di più di quello che si è dimostrato funzionare. Se invece i risultati sono stati al di sotto delle nostre aspettative, avremo comunque ottenuto informazioni preziose che ci saranno utili per tentare un nuovo approccio a cui assegnare una nuova data di scadenza.

Essere pragmatici, concentrarsi esclusivamente sul prossimo “gradino” ci aiuterà a mettere da parte il pessimismo e a sviluppare un atteggiamento di speranza per il nostro cambiamento.

Questa terza fase è la più importante in assoluto per il nostro percorso.

Man mano che inizieremo a macinare strada, rimanendo focalizzati sull’output, anche il nostro stato emotivo cambierà, entrando nella quarta fase…

Fase 4: Ottimismo giustificato

Rimanendo focalizzati sulle singole azioni quotidiane per un periodo sufficientemente lungo, generalmento novanta giorni, entreremo nella quarta fase del ciclo emotivo del cambiamento: l’ottimismo giustificato.

Finalmente vedremo le cose iniziare ad andare nel verso giusto. I nostri progressi saranno sempre più visibili e avremo piena fiducia nel percorso scelto. Il nostro cambiamento però non sarà ancora completo:
dovremo cementificare i risultati ottenuti, aiutando gli altri. Siamo “sopravvissuti” riuscendo a superare la Valle della disperazione: se vogliamo rafforzare ancor di più i nostri progressi, mettiamoci a disposizione di chi sta affrontando un cambiamento simile al nostro.

Guidiamo le persone, spronandole nei momenti di maggiore stallo e difficoltà, dimostriamo col nostro esempio che è possibile ottenere un cambiamento profondo e duraturo.

Di fatto noi rappresentiamo la forza di volontà estesa di questa persona, ma al contempo questa persona ci ricorderà quanto è importante rimanere focalizzato sul nostro obiettivo, per non perdere i progressi fatti.
E arriviamo così alla quinta e ultima fase del ciclo emotivo del cambiamento.

Fase 5: Conclusione

Celebra il tuo cambiamento.

Quando il cambiamento che ci eravamo ripromessi di fare sarà finalmente realtà, non commettiamo l’errore di darlo per scontato: dobbiamo premiarci, riconoscere i nostri meriti e celebrare il traguardo raggiunto.

Non è un caso che ogni cultura umana abbia i suoi riti di passaggio.

Dobbiamo comunicare al nostro cervello, in modo cristallino, che quello che siamo riusciti a fare è stato grandioso.

Solo così instaureremo quel circolo virtuoso che ci porterà a raggiungere mete sempre più ambiziose.

Ricordiamo sempre:

“Il cambiamento è duro all’inizio, incasinato nel mezzo e glorioso alla fine.” Robin Sharma.

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