Memoria: una definizione

In questo articolo ci occuperemo della definizione di memoria. Siamo tutti abituati a pensare alla memoria come un semplice magazzino nel quale riponiamo gli eventi significativi della nostra vita e li recuperiamo quando necessario. Le recenti ricerche sulla memoria invece ci insegnano che è tutto molto più complesso.

La memoria è il codice segreto che tiene insieme gli infiniti frammenti delle esperienze di vita e dei ricordi che hanno partecipato alla costituzione della nostra identità personale (Rose 1994; Laroche 2002; Ghirardi e Casadio 2002). Il termine unico “memoria” potrebbe suggerire che essa sia un sistema unitario, proprio come un gigantesco magazzino di dati; in realtà quello che chiamiamo memoria è il risultato della cooperazione tra diversi tipi di memoria, che possiedono caratteristiche psicologiche e correlati anatomo-fisiologici  distinti e possono quindi essere dissociati sia in termini neurologici, sia in termini di funzioni ed attività.

Un sistema di memoria, quindi, non è una scatola piena di dati, un enorme schedario, ma è un insieme di processi che avvengono in aree cerebrali specifiche e permettono di immagazzinare o richiamare uno specifico tipo di informazione.

Oggi, la scienza ha dimostrato che la memoria ha tante componenti a seguito di queste osservazioni:

specifiche lesioni cerebrali possono danneggiare un tipo specifico di memoria ma non altri;

– se viene sovraccaricato un sistema di memoria, gli altri rimangono intatti;

– alcuni fattori hanno effetto sul funzionamento di un sistema ma non  in altri.

La memoria può essere definita come un insieme di processi attraverso i quali diviene possibile conservare nel tempo le informazioni apprese in passato e di recuperarle in modo pertinente nel presente.

Memorizzare un’informazione è un’operazione complessa che può essere scomposta in tre fasi.

La prima fase fondamentale del processo di memoria è la codifica o registrazione di un evento sotto forma di schema, immagine o concetto: esso riguarda quindi la modalità con cui un’informazione è immagazzinata o rappresentata in un sistema di memoria.

La seconda fase è la ritenzione, che concerne la capacità di mantenere immagazzinata l’informazione nel tempo.

La terza fase, infine, è il recupero, o rievocazione, che corrisponde alla capacità di riconoscere e ricordare un’informazione precedentemente codificata e immagazzinata. Per riassumere l’importanza congiunta di tali operazioni, Tulving e Thomson (1973) hanno enunciato il principio della specificità di codifica, secondo cui “soltanto ciò che è stato immagazzinato può essere recuperato e il modo in cui qualcosa può essere recuperato dipende dal modo in cui è stato immagazzinato”. Le molteplici stimolazioni che arrivano ai sistemi sensoriali sono infatti diversamente memorizzate: alcune vengono completamente dimenticate, di altre può rimanere un ricordo limitato, altre ancora permangono in maniera indelebile nella mente.

Tali differenze nel ricordare le informazioni dipendono dalle modalità con cui sono attivati i diversi sistemi mnestici di cui la mente dispone.

Ad un primo livello si colloca il sistema del registro dell’informazione sensoriale, il quale recepisce  e mantiene l’informazione proveniente dall’esterno per un periodo di tempo molto limitato.

Ad un secondo livello troviamo il sistema della memoria a breve termine (MBT), che a differenza del primo non registra passivamente gli stimoli ma immagazzina ed elabora le informazioni se pure per un breve tempo e con una capacità limitata.

Un terzo sistema di memorizzazione è quello della memoria a lungo termine (MLT), con una capacità virtualmente illimitata e una conservazione stabile delle informazioni immagazzinate, che possono permanere per parecchi anni, a volte anche tutta la vita.

A fronte della complessità dei processi mnesici e della pluralità di sistemi interessati, si può dunque escludere che la memoria sia un deposito nel quale i ricordi cristallizzati rappresentano copie fedeli dell’esperienza. Si tratta piuttosto di processi dinamici di rielaborazione degli eventi passati (Bartlett, 1932; Piaget, 1936; Neisser, 1967).

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