Memoria emotiva: come immagazziniamo le emozioni nel nostro cervello

Nel quadro delle ricerche sull’organizzazione fisiologica del cervello, alcuni studiosi hanno affrontato il problema del rapporto tra memoria ed emozione.

 LeDoux (1994) ha dato un’interpretazione sperimentale al processo con il quale il cervello modella i ricordi, basando i suoi studi su una dimensione emotiva (la paura). Egli ha dato a questo processo il nome di “memoria emotiva”, ovvero una memoria basata sull’emozione creata da una paura, che si collocherebbe nell’amigdala, contrapponendola ad una memoria dichiarativa mediata dall’ippocampo e da aree della corteccia cerebrale.

Il condizionamento alla paura è un paradigma comportamentale di condizionamento classico usato per studiare le basi neurali della memoria emozionale.

Esplicativa è l’esperienza del ratto sottoposto al test di “condizionamento alla paura” (LeDoux 1994). In una prima fase il ratto, messo in una gabbia a fondo metallico, viene addestrato a udire un suono (stimolo condizionato): questo stimolo ha poco effetto sulla pressione sanguigna, sul battito cardiaco e sui movimenti dell’animale. Nella seconda fase, il ratto sente prima il solito suono e dopo un «preciso intervallo di tempo», riceve una debole scarica elettrica (stimolo incondizionato o sensibilizzante): dopo varie ripetizioni, cresce la pressione sanguigna, aumenta il battito cardiaco e il ratto si immobilizza a lungo, come se fosse spaventato, nell’udire il suono (freezing). Nella terza fase, il ratto sente solo il suono e questo stimolo scatena ora le stesse alterazioni comportamentali e fisiologiche dell’animale.

Secondo LeDoux la  struttura cruciale per il manifestarsi del condizionamento alla paura è l’amigdala ed in particolare il nucleo basolaterale dell’amigdala. Una lesione bilaterale dell’amigdala elimina infatti la risposta negativa del ratto (risposta emotiva condizionata) acquisita durante la seconda fase del condizionamento.

La reazione di paura, una volta stabilita diventa uno stato relativamente dipendente; se poi il ratto viene sottoposto a ripetute stimolazioni sonore non accompagnate da scarica elettrica, la sua reazione di paura diminuisce e questo cambiamento viene definito con il termine di “estinzione”. Ma l’estinzione alla paura è solo apparente in quanto essa si verifica attraverso le  vie discendenti della neocorteccia che giungono all’amigdala effettuando un controllo della reazione di paura ma non la sua eliminazione dalla memoria emotiva.

 Trattamenti farmacologici mirati al nucleo basolaterale dell’amigdala durante la fase di  acquisizione del condizionamento bloccano sia l’induzione di LTP nell’amigdala che la formazione di una traccia di memoria duratura. Sia l’induzione di LTP nell’amigdala che la formazione della traccia di memoria sono sensibili più al grado di contingenza fra gli stimoli, ovvero all’ abilità dello stimolo condizionato di predire il verificarsi dello stimolo incondizionato piuttosto che alla contiguità (sovrapposizione temporale) fra i due stimoli (Bauer EP, LeDoux JE, Nader K., 2001). Infine, la formazione di una traccia di memoria in seguito a condizionamento da paura determina un cospicuo potenziamento della risposta alla frequenza acustica dello stimolo condizionato lungo le vie acustiche e nell’amigdala (Armony JL, Servan-Schreiber D, Cohen JD, LeDoux JE.,1995).

L’insieme dei dati ottenuti sulla plasticità (LTP) nell’amigdala e la memoria emotiva sono fortemente a favore di un ruolo causale della plasticità nell’amigdala nella formazione della memoria emozionale.

Dal punto di vista fisiologico, negli esseri umani esisterebbe un vero e proprio circuito cerebrale della paura. Secondo LeDoux uno stimolo puè essere codificato in due modi: attraverso una strada “alta”, corticale (più lenta e che implica consapevolezza) ed una strada “bassa”, sottocorticale (più veloce ed inconsapevole). La strada alta porta dal talamo sensoriale alla corteccia sensoriale (qui lo stimolo viene elaborato) e poi all’amigdala. La strada bassa invece porta direttamente le informazioni dal talamo sensoriale all’amigdala. La strada bassa, essendo più veloce, prevale su quella alta: questo implica che la paura può non passare per la corteccia e quindi per l’elaborazione cosciente. LeDoux (2005) sostiene che per i ricordi di esperienze emotive il cervello utilizza due sistemi differenti di apprendimento e due tipi di memoria: uno è implicato nella formazione di ricordi coscienti di esperienze emotive e costituisce la memoria dichiarativa o esplicita; l’altro sistema di apprendimento e di memoria è implicato nella formazione di memorie  emotive implicite e costituisce la memoria implicita. I ricordi creati in questi modo governano la condotta senza una consapevolezza esplicita dell’apprendimento passato.

 Una  lesione dell’amigdala interferisce con le memorie emozionali implicite, ma non con i ricordo espliciti sulle emozioni. Invece, la lesione del sistema di memoria che coinvolge il lobo temporale mediale, incluso l’ippocampo, interferisce con le memorie esplicite sulle emozioni ma non con le memorie emozionali implicite (Bechara et al.1995;LaBar at al.,1995).

I due processi agiscono in parallelo ma in particolari condizioni può verificarsi una dissociazione tra il ricordo implicito e esplicito. Essi possono subire un differente destino anche in relazione all’assetto ormonale, in quanto il cortisolo svolge un’azione di rinforzo sulle sinapsi dell’amigdala e di inibizione su quelle dell’ippocampo (LeDoux,1998).

Le osservazioni di J. LeDoux (1990) e le recenti scoperte delle neuroscienze hanno messo in luce l’importanza che assumono le emozioni nella vita quotidiana, non separate dal pensiero e dal ragionamento, come si è sempre creduto, ma indispensabili agli stessi processi decisionali della mente razionale. Si instaura una collaborazione  tra processi cognitivi ed emotivi e nel processo della memoria le emozioni assumono una grande importanza.

Scrivi a Igor Vitale